Anno 1 | Numero 5 | Gennaio-Febbraio 1998

DE PROFUNDIS

Oh why is heaven built so far,

oh why is earth set so remote?

I cannot reach the nearest star

that hangs afloat.

 

I would not care to reach the

moon

one round monotonous of

change;

yet even she repeats her tune

beyond my range.

 

I never watch the scattered fire

of stars or sun’s far trailing

train,

but all my heart is one desire,

and all in vain:

 

For I am bound with fleshly

bands,

joy, beauty, lie beyond my scope;

I strain my heart, I stretch my

hands,

and catch at hope.

 

DE PROFUNDIS

Perché il cielo è così lontano

e la terra è così remota?

Non raggiungo neanche

la stella più vicina

sospesa nell’aria.

 

Non ci tengo a raggiunger la luna,

cerchio di monotoni mutamenti,

ma persino lei ripete fuori portata

le sue armonie.

 

Non guardo mai i fuochi sparsi

delle stelle, né il lungo strascico

del sole,

ma il cuore è tutto un anelito,

ed è invano.

 

Sono costretta in vincoli mortali,

gioia e bellezza non sono per me:

sforzo il mio cuore, tendo le mani

e mi aggrappo alla speranza.

 

trad. Giuliana Scudder

 

Christina e Dante Gabriele Rossetti – poetessa l’una, poeta-pittore l’altro, fratelli amorosi, fondatori animatori della cosiddetta confraternita preraffaellita, nata nella Londra severa del 1847 e scioltasi nel 1851 – un gruppo disomogeneo di artisti animato da un unico saldo principio estetico: tensione alla semplicità ed alla naturalezza più pure contro la rigidità accademica inglese, sguardo rivolto alla natura (quindi spontaneità ed autonomia nella scelta di temi e soggetti, la stessa autonomia che si presume avesse caratterizzato gli artisti prima dell’ingombrante esempio di Raffaello). Una ricerca di semplicità che spinse i preraffaelliti a rincantucciarsi fin nel lontano mondo medievale, bello nella sua essenzialità primitiva ed autentica, tempo di unione e rispondenza fra Simbolo e realtà e quindi di una più agevole lettura del misterioso libro. Mondo (dove tutto è profondamente naturale e ridondante insieme, di significati altri – un fiore è fiore ed insieme cuore sanguinante di Dio), tempo di pacificazione e conciliazione dei contrasti, primo fra tutti il dissidio perpetuo fra amore dei sensi ed amore spirituale, teso alle infinite altezze mentre contempla il corpo amato. E così le tele di Dante Gabriele, in cui spesso possiamo ammirare Christina: pure madonne dell’amor sacro e profano, sensuali e caste vergini misteriose – tutto denso d’amore preraffaellita, melanconico ed antico, segnato da un’inesorabile lontananza nel tempo e nello spazio, lontano come dama medievale cinta di capelli, amore per una donna inesistente e purificata, pura come Dio stesso. Fu proprio la ricerca di purezza a costruire intorno ai “fratelli” un giardino splendido ma limitante, non reale immersione nel mondo naturale ricco di irrisolte contraddizioni, ma fuga, chiusura e limitazione culminanti in un anelito d’arte, per l’arte, puro ed esclusivo gesto estetico privo di squarci e risonanze: ‘l’atemporalità’, la staticità del bello. Questo il pesante fardello per un artista in fuga nel mondo, il prezzo della pura ed inattaccata bellezza; una tale concezione artistica sfocerà difatti nell’estetismo e nel decadentismo.

Il mondo poetico di Christina è invece profondamente diverso: la Natura è L’Altro da sé, un testo impervio da decifrare, “luogo consacrato che potrebbe divenire paradiso se solo sapessimo vedere”, misterioso specchio di Dio e costellazione ardua di simboli (la rosa, il ruscello, muschio, papavero e giglio, il rivo ombroso del fiume) in cui l’uomo si muove solitario e impotente. Un mondo così ricco non richiede la fuga ma l’auscultazione più attenta. L’amore è destinato al fallimento e non vi è contemplazione estatica che lo salvi (“L’amore, forte come la morte, è morto”), brocca di solitudine e di rinuncia, cammino verso la propria personalissima ascesi. L’unica destinazione certa rimane la Morte che, placando ogni vanità ed effimero giudizio, può ricucire lo strappo, l’arco teso fra i due spazi. Dio ed il mondo che è di Dio l’oscura manifestazione: Morte pallida, bianco riposo e sollievo per un cuore bramoso di pace. Unico rapporto possibile rimane dunque il rapporto con Dio padre fedele, rapporto non semplice se, nella visione di Christina, anche il cielo infine si rivela lontano. A nulla serve l’ascolto del vento e del mare, dal momento che “è vano tutto ciò che sorge e tramonta”:

Assediato da ciò che pare ad un orecchio impotente il profondo silenzio universale, il corpo, divenuto prigione a se stesso, dotato di ben scarse possibilità di comprensione, attonito di fronte al canto degli uccelli, ricco di fronte al mutare delle stagioni, si affida all’abbraccio della speranza, del Dio non veduto che vede. E dopo la lunga strenua agonia del passaggio terreno, dopo il pellegrinaggio dell’insipiente corpo sulle strade del mondo naturale, contraddittorio e spesso indecifrabile, l’abbraccio della luce ignota ed attesa: il riposo.

Elena Varvello

“There is a garden in her face

Where roses and white lilies grow

A heavenly paradise is that place

Wherein all pleasant fruits do flow”

Thomas Champion

Christina Georgina Rossetti (Londra, 5 dicembre 1830 – Londra, 29 dicembre 1894) è stata una poetessa britannica, sorella di Dante Gabriel, William Michael e Maria Francesca. Il padre, Gabriele Rossetti, era un poeta italiano. La madre, Frances Polidori, era la sorella del medico di Lord Byron, John William Polidori. Nacque a Londra e fu educata in casa dalla madre. Intorno al 1840 la famiglia aveva grosse difficoltà economiche dovute al peggioramento della salute fisica e mentale di suo padre. A 14 anni Christina soffrì di una crisi nervosa che fu seguita dalla depressione. In questo periodo lei, la madre e la sorella si interessarono al movimento anglo-cattolico, che era parte della Chiesa anglicana. La devozione religiosa ebbe un ruolo importante nella vita di Christina: appena diciottenne si impegnò sentimentalmente con il pittore James Collinson, ma la relazione finì perché quest’ultimo tornò ad essere cattolico. In seguito si legò al linguista Charles Cayley ma non lo sposò, nuovamente per motivi religiosi.
Morì di cancro nel 1894 e venne seppellita nell’Highgate Cemetery. All’inizio del Novecento, con il modernismo, la sua popolarità venne offuscata, come anche quella di molti altri scrittori dell’epoca vittoriana. Christina Rossetti rimase a lungo dimenticata fino a quando negli anni settanta venne riscoperta da studiose femministe.
Fonte: Wikipedia

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