Davì è un piccolo libro che molti dovrebbero leggere, dall’adolescenza in su per lo meno.

È lungimirante e coraggioso l’editore CameloZampa a metterlo in catalogo, a firma di una scrittrice che non nascondo di stimare molto, Barbara Garlaschelli. È un piccolo libro che meriterebbe visibilità e diffusione. I temi che affronta, con una profondità che ci pare “leggera”, sono trattati così da arrivare a chi legge in modo coinvolgente e diretto, senza respingere con il loro essere difficili. Anzi, tra il personaggio principale, Davide detto Davì, che si narra in prima persona, e gli individui cosiddetti “normali”, che lo incrociano per strada ma lo registrano spesso solo a margine della propria vicenda personale, c’è sempre un punto di contatto, un “logos” fuori da quelli comuni, in cui, da dietro l’apparenza, arriva l’essenza.

Il ragazzo dai capelli verdi che mimetizza se stesso e il proprio dolore tramite una “ferraglia” di orecchini e piercing, il ragazzo scappato da una delle nostre famiglie piene di tensioni e incomprensioni, il ragazzo che vive sotto una coperta e un telo di plastica e viene aiutato dalla bibliotecaria Beatrice, è solo uno, un po’ più fragile e impaurito, dei nostri figli.

Per questo anche se presi da noi stessi – nel vortice autoreferenziale della società, o in giro per i luoghi condivisi e nondimeno anonimi della città – quando ce lo troviamo davanti la diffidenza è vinta dalla percezione della tenerezza. Davì con il suo fiore giallo in mano spezza le nostre certezze. Quelle della casalinga e quelle del medico, del bambino vittima di una madre nevrotica e della donna innamorata, dell’anziano che ha perso gli occhiali,  della signora che scrive e insegna.

Siamo tutti noi coloro che lo incontrano ai giardinetti o in un negozio, in biblioteca o al semaforo. E per un momento, forse, recepiamo la sua presenza poco rassicurante non come una minaccia, ma come un monito.

Con una lingua che mai indulge a esagerazioni o sentimentalismi, è dell’amore nella sua forma più nuda che riesce a parlarci Barbara Garlaschelli, così che noi possiamo dimenticare i cliché e  gli appellativi schematici, e innamorarci di lui, Davì: uguale, diverso, puro.

Anna Bertini per Lovers

 

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