Anno 1 | Numero 2 | Ottobre 1997

Avevamo paura che il Palazzo Te cadesse in acqua. È una “palafitta” in un edificio a castello circondato dall’acqua. Mantova è una perla.

Ci siamo seduti e il pavimento/pedana sopraelevato ha iniziato a tremare a scossoni forti. Alcuni si sono alzati. Le poltroncine da cinema continuavano a schioccare ma nessuno è uscito dalla sala. Io me la sono svignata vicino alla porta così, pensavo, se proprio deve crollare, almeno ci provo a salvarmi la pelle. C’è l’acqua nel fossato del castello fuori, e tra poco si metterà a piovere. Non è un terremoto, è che ogni volta che la porta della sala si apre e poi di colpo si chiude la pedana inizia a tremare a scossoni: è entrata molta gente.

Seduti al tavolo ci sono Ewan Hunter e Laura Grimaldi. Ewan Hunter è Ed McBain, ma Laura Grimaldi preferisce chiamarlo con il suo secondo vero nome che è Hunter. Il primo vero nome è italiano. È felice McBain Hunter: si è sposato da poco e Mantova è stupenda, e tutta l’Italia è bellissima, dice.

D: Com’è cambiata la criminalità in America? Qual è il rapporto tra le tue storie e quelle che davvero si svolgono ogni giorno in America?

R: Ho iniziato con Il seme della violenza, che è stato il motore di tutto. Il seme della violenza si è trasformato in un film, io sono stato pagato per la sceneggiatura e così ho potuto iniziare a scrivere. Da allora a oggi le cose sono totalmente diverse. A dirti il vero, non ho mai pensato che i miei libri potessero avere un legame così stretto con la vita di tutti i giorni o meglio: non ci penso mentre sto scrivendo. Non pensavo di scrivere per de-scrivere il mondo che pulsa intorno, non è questo il motore che mi fa scrivere.

Riflettendoci, adesso, dal momento in cui per la prima volta ho iniziato a raccontare storie di crimine, le cose sono molto cambiate. Quando uscivo per strada con la mia fidanzata e magari ci fermavamo, passeggiando, per parlare o cosa, eravamo sempre all’erta, non sapevi mai che cosa poteva succederti. Io avevo davvero paura. Oggi il sindaco Giuliani ha fatto molto da questo punto di vista e uno può sentirsi più protetto e tranquillo.

Anche le armi sono cambiate, per non parlare delle droghe. All’inizio scrivevo di marijuana, ora i nomi delle droghe sono crack, cocaina, ci sono molti più cittadini corrotti, che si vendono pur di aver un po’ di droga.

D: Qual è il tuo concetto di Giustizia?

R: Abbiamo speso secoli di vita per raggiungere questo grado di civilizzazione. Conosciamo bene la natura dell’uomo: se non ci sono leggi che ci regolano, collassiamo.

Abbiamo innalzato muri e costruito barriere per proteggerei gli uni dagli altri, ma anche, e forse soprattutto, per proteggerei da noi, dalla nostra natura. Sottostiamo, insomma, a un contratto sociale: se non lo si rispetta, la civiltà crolla.

Ma, c’è un grosso MA in un discorso così razionale: le leggi restringono le emozioni.

Conosciamo bene la forza della politica. Questa, se non controllata e rispettata, può sfociare in forme estreme: sto pensando al fascismo, al nazismo. Insomma, ogni cittadino, forse, rispetta ma non ama le leggi e a rappresentanza di queste, la polizia. La polizia è garante di questa giustizia che ci costringe, ma senza la quale non riusciremmo a sopravvivere. Il problema è che la polizia è temuta. E per questo che è molto difficile scrivere storie di poliziotti, renderli “simpatici”, farli amare dalla gente come garanti di giustizia e basta. Anche perché, come ho detto prima, oggi la corruzione ha raggiunto dei livelli assurdi, si perde la fiducia nelle istituzioni, ed è nel potere che si annida la corruzione.

In un certo senso l’87emo distretto è una scommessa, una città fantascientifica, immaginaria.

D: Sei un autore culto, moltissimi riconoscimenti letterari, ma anche sceneggiatore. Forse non tutti sanno che hai scritto “Gli uccelli” insieme ad Alfred Hitchcock. Vorrei che ci parlassi un po’ di lui, del suo modo di lavorare. Ho letto che in America il ricordo di Hitchcock sta svanendo, perché secondo te?

R: Non saprei dire il perché. È una nuova generazione. Vi racconto un aneddoto e forse capirete. Ho scritto un libro che si intitola Io e Hitch. Quando l’ho finito sono andato dal mio editore e lui ha preso il manoscritto e appena ha letto il titolo mi ha guardato e mi ha sorriso in modo strano. Io non capivo. Ha appoggiato il manoscritto sul tavolo e, sempre sorridendo mi ha detto: “Forse se cambi il titolo in Io e Quentin qualche copia la vendiamo”. Dovete pensare che questo dialogo tra me e il mio editore non è un dialogo del duemila e quaranta, è successo qualche mese fa e proprio mentre in America si stava rigirando La donna che visse due volte!

Non so, davvero. Perché lui era, è, una persona incredibile, un maestro. Lavorare con lui è stata una gioia immensa, sapeva tutto, ma proprio tutto del cinema. Banale a dirsi, ma io non ho mai più conosciuto uno che ne sapesse così tanto.

Quando lavoravamo insieme ogni giorno ci incontravamo e lui ogni santissimo giorno mi diceva: “Allora, ripeti fino a dove siamo arrivati”, e io ripetevo la storia dall’inizio, ogni santissimo giorno, fino al punto in cui eravamo arrivati a scriverla. E mi fermava per dirmi: “Ma perché? Perché lei, la protagonista, dovrebbe fare questa cosa?”. Era incredibile. Voleva entrare nel dettaglio di ogni personaggio. Era molto pignolo e preciso. Sosteneva che un film doveva essere chiaro e lento perché se lo spettatore aveva un qualche dubbio e si domandava “Che cosa succede? Cosa sta succedendo? Mi sono perso”, allora il film non funzionava.

Laura Grimaldi ringrazia Ewan Hunter. Sono molto amici e si vede, non c’è nessuna ombra strana di competizione tra le due voci, è davvero una chiacchierata piacevole. Non lo assilla con molte domande, lascia che il discorso vada avanti da solo. Sono armoniosi, non si scambiano complimenti inutili e adulatori. Sono due grandi, che non hanno bisogno di affermarsi ancora per esistere, non hanno la foga di chi ha bisogno di dire. Raccontano e basta. (Finalmente).

Intervista raccolta da Sara Beltrame

 

Laura Grimaldi è stata una scrittrice e traduttrice italiana. I suoi libri principali sono:

Ed McBain è un eteronimo dello scrittore Evan Hunter, nato a New York il 15 ottobre 1926 con il nome di Salvatore Albert Lombino. Oltre alla serie dell’87° distretto, ha scritto centinaia di romanzi e racconti e ha firmato, tra le altre, la sceneggiatura originale di Gli uccelli di Hitchcock. È morto a Weston, nel Connecticut, all’età di settantotto anni. (© einaudi.it)