Anno 1 | Numero 5 | Gennaio-Febbraio 1998

Non gli si può certo attribuire la palma di novità del momento, eppure Guerra eterna premio Hugo e premio Nebula nel 1976 – che ha reso estremamente famoso Joe Haldeman merita indubbiamente di essere letta ancora oggi.

Il piacere che si ricava dalla lettura di Guerra Eterna non è quel particolare piacere che trovano gli estremi cultori del genere nell’effettuare una sorta di recupero filologico di un’opera che però pare aver perso molto dello smalto iniziale. Guerra Eterna è un libro che risulta ancora oggi avvincente e commovente, fortemente antimilitarista e che lascia raccontare la voglia di pace a un soldato professionista dall’animo intrinsecamente pacifista ma che combatte per tutta la durata di una guerra lunga 1200 anni.

È la storia dell’incontro con una razza aliena, i Taurani, e della lotta che nasce subito con questi esseri. La storia di uomini che “vengono arruolati” (espressione che usa anche Haldeman nella sua autobiografia a proposito della sua partecipazione alla guerra in Vietnam) e spediti in condizioni estreme in battaglie in cui le probabilità di sopravvivenza sono trascurabili.

Il romanzo è una chiara parafrasi dell’esperienza fatta dall’autore in Vietnam. Nell’arco di questi 1200 anni di guerra la vita sulla Terra subisce molteplici e profondi cambiamenti, ma la mentalità e le decisioni degli “alti papaveri” dell’esercito si ripetono cicliche e inossidabili mantenendo intatta e immutabile la loro imperscrutabile e cinica logica.

Gli anni e i secoli passano molto velocemente per questi uomini mandati a combattere su navi che si muovono a velocità relativistiche alla ricerca del nemico, mentre sulla terra il tempo continua a procedere lento introducendo sempre maggiore distacco tra gli uomini partiti per difendere la terra e quell’umanità che è rimasta ad aspettarli.

Haldeman approfitta di questa possibilità per farci balenare qualcosa dell’evoluzione dell’umanità nell’arco di un millennio e più. Ma mai in modo diretto e ossessivo, preferendo sempre che le novità vengano fuori attraverso l’interazione dei nuovi terrestri con vecchi personaggi come il Mandella di cui seguiamo le avventure per tutta la durata del libro.

In ogni caso lo spirito apertamente critico di Haldeman ha occasione di venir fuori diverse volte, e non rivolto solo contro quello stato maggiore che ha spedito il suo splendido protagonista incontro a una probabile morte. Haldeman si dimostra lontano da Heinlein e altri suoi pari nella fede militaristica quanto nella fiducia in un futuro radioso; Haldeman è molto lontano dal prevedere illimitate possibilità di energie, di materiale e di consumi; è molto lontano dal decantare un nuovo e più vivo sogno americano. La Terra di cui ci narra va incontro a ciclici periodi di depressione e condizioni di vita talora durissime, ci parla di nuovi tabù, di standardizzazioni insopportabili e di deprezzamenti della vita inimmaginabili, e non si può far a meno di pensare al nostro prossimo futuro quando Mandella si sente dire, da una donna con un sorriso gelidamente standardizzato, sulla nuova Terra che ha trovato: “Nessuna assistenza medica, esatto. Bravo, signore, siamo contenti per lei”.

Emiliano Farinella

 

Joe William Haldeman nacque nella città di Oklahoma City in Oklahoma. Conseguì un bachelor of science in astronomia dall’Università del Maryland nel 1967. Lo stesso anno fu chiamato alle armi nell’Esercito degli Stati Uniti con la qualifica di geniere e mandato a combattere nella guerra del Vietnam. Venne ferito in combattimento e questa sua esperienza gli fornì l’ispirazione per War Year, il suo primo romanzo. Nel 1975 conseguì un master in scrittura creativa presso l’Università dell’Iowa. Attualmente abita tra Gainesville in Florida e Cambridge nel Massachusetts e insegna al MIT. Il romanzo più celebre di Haldeman, Guerra eterna (The Forever War, 1977), ispirato anch’esso dalle sue esperienze in Vietnam, ha vinto sia il premio Hugo sia il premio Nebula. L’autore si è rifiutato per più di vent’anni di dare un seguito alla storia, malgrado le pressioni di editori ed appassionati, fino agli anni novanta, quando ha scritto Pace eterna (Forever Peace, 1997), Premio Hugo 1998, un romanzo legato al precedente per il tema ma con una diversa ambientazione, e quindi Missione eterna (Forever Free, 1999), la prosecuzione di Guerra eterna con gli stessi personaggi. Haldeman ha scritto inoltre due dei primi romanzi basato sulla serie classica di Star Trek, Il pianeta del giudizio (Planet of Judgment, agosto 1977) e Mondo senza fine (World Without End, febbraio 1979).
Joe Haldeman è il fratello di Jack C. Haldeman II (1941-2002), anch’egli scrittore di fantascienza le cui opere comprendono un romanzo originale basato sulla serie Star Trek (Perry’s Planet, febbraio 1980).

Il libro attualmente è fuori catalogo.

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