Anno 1 | Numero 8 | Maggio 1998

Parafrasando un Priest un po’ critico del ’76 ci si può chiedere se non è forse invalsa l’opinione che la fantascienza sia qualcosa di diverso proprio a causa del contenuto. Dopotutto si parla della natura speculativa della fantascienza, del fatto che stimoli l’immaginazione, che abbia a che fare con probabilità e possibilità. E, talvolta, che essa abbia a che fare con probabilità e possibilità grandiose.

È questo indubbiamente il caso del romanzo di Stephen Baxter. A leggere Infinito (Nord Editrice, L. 22.000, nel 1998 ndr) ci si deve confrontare con speculazioni e costruzioni talmente ardite che di fronte a queste i singoli personaggi spariscono e le loro sorti finiscono per assumere un valore insignificante.

La storia, ambientata in un contesto estremamente appagante e stimolante di hard SF, si svolge ai due estremi di un tunnel nello spazio tempo lungo 1500 anni. La narrazione procede contrapponendo diversi gradi di alienità: si vive il confronto di due umanità diverse, separate da quindici secoli; il confronto dell’umanità con una razza aliena dominatrice, i Qax; si vive il confronto personale tra i protagonisti, tra esseri viventi e virtuali; e in ultimo il confronto che pare annullare tutte le precedenti diversità, quello con gli Xeelee, una razza così estremamente progredita da accomunare tutti gli altri abitanti dell’universo nella loro inferiorità, una razza che si permette di fare esperimenti cosmici buttando al macero entro un enorme buco nero intere galassie con tutti i loro abitanti.

Ma per quanto grande possa essere la diversità riscontrata esisterà sempre qualcosa al cui confronto queste invalicabili diversità finiscono per apparire ridicole. E alla fine è vero che molte contrapposizioni si compongono. Il protagonista finisce per accettare il suo compagno virtuale, un umano riesce a comprendere i Qax, e le due diverse umanità riescono a vedersi uguali. Guardando all’universo con gli occhi degli Amici di Wigner (il gruppo che si sottrae al dominio dei Qax e riesce a scappare nel passato per realizzare un grandioso progetto per liberarsi dei Qax e oltre…) tutto appare comunque futile e privo di senso. L’unica cosa che conta è essere ripescati dall’Ultimo Osservatore dell’universo per poter uscire dal limbo e rientrare nella realtà.

Okay, è un po’ dura da digerire in poche parole, ma buona parte del fascino del libro deriva dalla grandiosità delle idee che propone, e questa è senz’altro una di quelle. Baxter è abbastanza chiaro, e già alla pagina 35 del libro afferma che attraverso l’osservazione si invoca all’esistenza. Da qui nasce lo spirito dei ribelli, di quegli Amici di Wigner che si preoccupano di fornire un’assicurazione sulla vita all’umanità portando avanti un progetto che parte da speculazioni scientifico-filosofiche e sfocia in una visione mistica da accettare per fede.

Queste tematiche vengono narrate in un universo in cui le leggi naturali sono sottoposte a uno stretto dominio da parte di esseri intelligenti, prima di tutto gli Xeelee che rimangono sempre presenti nello sfondo grazie alla tecnologia che disseminano per il cosmo. Baxter si è forse fatto prendere un po’ la mano, e tra singolarità artificiali, iperpropulsori, speculazioni quantistiche e whormhole, commette spesso degli errori logici e si trovano alcune sbavature se non addirittura alcuni bachi strutturali. Nulla che un buon editor non possa ravvisare e che non si possa facilmente eliminare.

Infinito, provando a dare per chiarezza un giudizio globale, si è dimostrato un’ottima lettura, un libro stimolante, ricco di idee e inventiva, votato alla riflessione (anche se leggera) su alcuni grandi temi della realtà e – su una scala molto più piccola – dei rapporti umani.

Emiliano Farinella

“Non è possibile separare l’osservatore dall’osservato… anzi si potrebbe perfino dire che osservando l’elettrone io l’ho chiamato all’esistenza.”

http://www.stephen-baxter.com/

Infinito attualmente è fuori catalogo