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Anno 0 | Numero 3 | Novembre 1996

“Accade, a volte, che alcune fanciulle comprese tra i nove e i quattordici anni rivelino, a certi ammaliati viaggiatori, fa propria vera natura che non è umana, ma di ninfa.” E chi è la ninfa se non una perfetta, preziosa e introvabile opera d’arte. Un’eletta e sublime creatura dalla grazia arcana, dal fascino allusivo, mutevole, insidioso e straziante.

La ninfa è Lolita.

Lolita ha dodici anni ed è così diversa dalle sue scialbe coetanee. È la Venere di Botticelli, il canto di Virgilio e la sirena nata dalla schiuma del mare. Lolita è una poesia, un intreccio di malizia e innocenza, una fonte continua di eccitazione. O meglio, così appare, all’improvviso, allo sconosciuto viaggiatore francese Humbert Humbert. Lui, Humbert, trova Lolita seminuda sdraiata su un’azzurrognola stuoia intenta a prendere il sole in una calda mattina di luglio, ed è subito pervaso dall’irrefrenabile desiderio di possedere quella fresca nudità. Anzi gli sembra che la natura con Lolita gli abbia finalmente restituito la sua piccola Annabel. Annabel era il suo grande amore innocente, conosciuto venticinque anni prima in una lunga estate da brivido. Humbert aveva quasi dodici anni e anche lei. Ma in loro lo spirito e la carne si erano fusi con una perfezione certo incomprensibile ai rozzi, prosaici giovani di oggi con i loro cervelli fatti tutti in serie. Questo amore sarebbe certamente continuato se Annabel non fosse morta pochi mesi dopo a Corfù di tifo. Quell’improvvisa morta è decisamente fatale per Humbert che trasforma gradualmente la sua malinconica sofferenza nella continua e disperata ricerca di quella sua piccola ninfa di infinita bellezza.

Da adulto Humbert odia le donne mature. Il suo unico piacere è il godimento sessuale di un giovane corpo di bambina di età inferiore ai quindici anni. Humbert ama perdersi tra quei nuovi vestiti bianchi o fiorati, nella dolce fragranza della pelle vellutata, tra quei lunghi capelli lavati di fresco. Humbert è un pedofilo, un criminale bramoso di rapporti palpitanti, dolci, gementi e coitali con quelle innocenti, timide e passive fanciulle. Cerca di correggere la sua maniacale depravazione. Più volte si ricovera in cliniche psichiatriche, ma poi si sposa con una brutta e stagionata russa, Valeria, che presto va via a cercare altrove la sua felicità. È allora che decide di ricominciare la sua vita. Lascia la vecchia Parigi e cerca fortuna in America. E qui Humbert può realizzare il suo proibito e illecito sogno d’amore: vivere con una ninfa. Per caso incontra Charlotte (la mamma di Lolita) che, colpita dal fascino del giovane francese, gli offre a poco prezzo ospitalità nel suo grazioso villino vicino al mare. E da quando vede Lolita, la sua ninfa tanto cercata, Humbert non può fare a meno di vivere nella più assoluta disperazione. Di notte fantastica depravati sogni d’amore e di giorno si tormenta a ricercare il modo per poter strappare quella splendida creatura di Lolita dal controllo vigile e premuroso della madre. Decide, allora, di sposare Charlotte, poi di assassinarla per poter così abusare da padre di Lolita. Ma il caso vuole che Charlotte muoia prima di essere assassinata dal folle Humbert che può così liberamente e lecitamente approfittare della sua bimba trasformandola in un’esperta e scandalosa amante. Divide con lei due anni di smodata passione e di incontrollato sesso consumato senza regole e vergognosamente negli squallidi letti di anonimi motel. Ma mentre lui invecchia, Lolita abbandona la sua spensierata fanciullezza. E perde l’entusiasmo per quel perverso gioco voluto da Humbert. Lolita non è più la facile, sorridente e volubile ragazzina che, in cambio di un vestito nuovo o di un gelato, si presta alle più accattivanti richieste del suo amante. Lolita vuole uscire da quella prigione di sesso, reclama la sua libertà, vuole una sua vita “normale”. Humbert perde così la sua illusa speranza di poter sottrarre la bellezza sfumante e classica di Lolita all’inevitabile maturità portatale dal tempo. Si accorge che non può arrestare, come succede nell’arte, l’attimo migliore dello splendore di Lolita, isolandolo in una cornice di immutabilità. Crolla la sua perfetta e immorale isola scandita da un tempo stregato e, alla fine, crolla anche Humbert sotto l’insostenibile peso della sua grande follia.

Lolita, scritto dal russo Vladimir Nabokov, non è un romanzo d’amore, né un libro erotico, né una volgare oscenità. È un diario che raccoglie le confessioni dirette e segrete di un diverso giovane artista terribilmente ammalato di nostalgia e forse troppo colto e raffinato per poter accettare la vita nella sua semplicità e vivere da disincantato viaggiatore.

Daniela Ciampi

 

“Il senso morale è nei mortali il prezzo da pagare a mortal senso di bellezza.”

In libreria

lolitaVladimir Nabokov
Lolita
Adelphi, 1996 (Collana Gli Adelphi)
395 p.
Traduzione di G. Arborio Mella
€ 11,00 Disponibile in e-book a € 4,99

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