Ho acquistato questo libro – che resta sempre sul podio delle mie letture – per caso qualche anno fa; è stata tutta colpa di una copertina che si faceva notare in mezzo ai tanti libri esposti in modo ordinato sul tavolo della libreria Waterstone di Edimburgo; mi hanno incuriosito da subito l’immagine di quella matita usata, morsicata, consumata e quelle tre parole a comporre un titolo troppo semplice, indecifrabile Thinking, fast and slow e che niente, o quasi, poteva anticipare del contenuto di questo tomo di quasi 450 pagine.

Mai avrei immaginato di trovarvi la spiegazione del perché siamo tutti bravi nel rispondere immediatamente –fast– alla domanda “quanto fa 3×1?” oppure, all’opposto, del perché ci vengono letteralmente “due pupille grandi così” quando prendiamo tutto il tempo che ci serve (che a volte non è nemmeno sufficiente) per rispondere lentamente –slow– alla domanda “quanto fa 23×47?”
È tutta colpa di due sistemi, A e B, i protagonisti del libro che, a quanto pare, abitano in ognuno di noi ci spiega Daniel Kahneman, psicologo, uno dei pochissimi ad aver ricevuto un premio Nobel al di fuori del proprio filone di specializzazione: Nobel per l’economia nel 2002.

In un inglese facilmente leggibile anche da chi non ha una padronanza perfetta della lingua, Kahneman ci descrive A e B attraverso la raccolta di una moltitudine di esperimenti personali, diretti e di altri suoi colleghi iniziata ufficialmente nel 1969, l’anno dell’incontro con Amos Tversky, collega e amico di una vita, mancato nel 1996 e a cui questo libro è dedicato.

Cominciamo dalle differenze tra questi due sistemi.

A è in grado di identificare relazioni semplici e non ha la capacità di gestire contemporaneamente più cose distinte né è in grado di utilizzare informazioni statistiche in modo neutro, incondizionato.
B è l’unico capace di seguire delle regole, di fare comparazioni tra oggetti su più livelli arrivando a compiere scelte consapevoli tra le diverse opzioni.
A e B sembrano essere quello che spesso identifichiamo con intuito/istinto contrapposti a ragione e calcolo; emisfero destro ed emisfero sinistro del cervello per capirci con un’associazione più conosciuta.

Il libro però fa capire che il tema è più complesso di queste veloci semplificazioni, e lo fa attraverso esercizi semplici ed esempi diretti riconducibili ai nostri comportamenti quotidiani che ti fanno conoscere i meccanismi che regolano l’azione dei due sistemi A e B.

Un primo esercizio veloce:

il kit racchetta + pallina da ping pong costa 1,10 euro
la racchetta costa 1 euro in più della pallina
Quanto costa la pallina? Veloce però, non pensarci troppo
Ora memorizza, senza mentire a te stesso, la risposta che il tuo sistema A, quello fast, intuitivo ti ha suggerito immediatamente dopo la lettura del quesito (e quando dico immediatamente parlo di una frazione di secondo). Questa risposta ci servirà dopo.

Nel libro leggerete che la formulazione di una domanda è importante in ogni percorso decisionale, perché formulando la stessa domanda in modi diversi possiamo indirizzare le persone nel dare una risposta piuttosto di un’altra.

Troverete anche la spiegazione dell’origine di alcuni modi di dire che siamo ormai abituati ad utilizzare nella quotidianità come ad esempio “saltare alle conclusioni” o “credo solo a ciò che vedo” quello che Kahneman chiama WYSIATI – What You See Is All There Is. Vi farà ragionare sul perché si siano generate e consolidate alcune convinzioni false.
Un esempio su tutti: il tema della “the regression to the mean”. Kahneman scrive dell’esperimento fatto in un’accademia aeronautica riportando il comportamento del comandante istruttore nei confronti della valutazione delle prestazioni dei propri allievi. Il comandante non si capacitava del fatto che ogni volta che si complimentava con un allievo dopo la sua buona prestazione in volo, questo nel volo successivo peggiorava; viceversa ogni volta che rimproverava il suo allievo dopo una cattiva prestazione in volo, poi nel volo successivo migliorava.
La conclusione facile (e sbagliata) porta a dire che spesso si ha paura di fare complimenti sul lavoro ai propri collaboratori perché ogni volta che si fanno sembra poi che questi peggiorino, mentre quando i collaboratori vengono rimproverati questi poi pare migliorino.
Kahneman spiega perché non è così: i complimenti vengono fatti generalmente solo in occasione di una prestazione eccezionale, una prestazione “sopra la media”; dopo una prestazione sopra la media è altamente probabile che la prestazione successiva torni nella media e quindi sia peggiore (indipendentemente dall’aver ricevuto o non ricevuto dei complimenti).
Quando riprendiamo i nostri collaboratori spesso è perché questi hanno avuto una prestazione “sotto la media”; dopo una prestazione sotto la media è altamente probabile che la successiva prestazione torni nella media e quindi sia migliore (indipendentemente dall’aver ricevuto o non ricevuto un rimprovero).

Per concludere, controllate se la vostra risposta di istinto è stata:

la racchetta costa 1 euro
la pallina costa 0,10 euro

È la stessa che ho pensato subito anch’io, molti altri amici a cui ho ripetuto l’enigma e moltissimi di quelli che hanno partecipato agli esperimenti di Kahneman. Sapevo (e lo sapevate anche voi) che non era corretta, ma istintivamente quella era l’unica risposta veloce che saltava alla mente (sistema A in azione). Quando però trovate il tempo e la forza per accendere e mettere a regime il vostro lento e pigro sistema B, arrivate alla risposta corretta:

la pallina costa 0,05 euro
la racchetta 1,05 euro

Quante volte ci succederà ogni giorno di prendere decisioni “sbagliate” in modo simile? Difficile saperlo, ma almeno avere la consapevolezza che possa succedere è di certo una buona partenza.

Alessio Cuccu