Dove sta la poesia? Dove si nasconde?

Le risposte sono molte ed alcune non così banali.

Certo, si può trovare fra gli scaffali di una buona libreria o biblioteca, ma a volte va scovata in altri modi.

Quello di cui vi parlo è un libro di poesie che non troverete, ad esempio, nella grande libreria di una stazione ma nemmeno in una piccola. È un libro del quale dovete andare voi alla ricerca. Perché questo libro – anzi, quella che potrebbe essere la vostra copia di questo libro – adesso si trova virtualmente on line ma, nella realtà reale, sulla scrivania di una sarta utopica, forse ancora smembrato in parti, pronto per essere cucito prima di essere spedito.

No, non ho preso un colpo di calore.

Quello che vi sto raccontando è il processo che porta alla creazione fisica di Poesie che non mi stavano da nessuna parte, una piccola e per me deliziosa raccolta di poesie di Manuela Dago, edita da Sartoria Utopia, una “capanna” editrice, specializzata in libri di poesia cuciti a mano.

Creata da Francesca Genti e dalla stessa Manuela Dago, poete e sarte utopiche, Sartoria Utopia è un progetto corsaro e poetico, una casa editrice che ruota attorno alla pratica artigianale della scrittura in versi e di un certo modo di creare l’oggetto libro. Un’idea che sarebbe solo una delle tante imprese carine di e-commerce se non unisse anche, all’idea artigianale e commerciale, una scelta attenta dei testi pubblicati. C’è poesia, fra le pagine di Sartoria Utopia.

Vi invito a fate un giro sul sito della casa editrice (www.sartoriautopia.it) per curiosare e vedere se anche voi, come me, la trovate.

E nonostante, in qualche modo, l’esistenza di questo libro sia legata al fenomeno dell’autopubblicazione, che spesso genera tante brutte cose e verso la quale nutro poca simpatia, questo libro, come tutti gli altri di Sartoria Utopia, è legato ad un progetto più articolato, fantasioso e altruistico e va nel mondo con tutta la dignità di una scrittura che ha il reale potere di comunicare e riguardare altri, che si stacca dalla sua autrice, che si serve di un linguaggio, quello della poesia, con consapevolezza e grazia.

C’è un mondo privato detto in pubblico in queste poesie, c’è un metaforico e giocoso sbudellarsi in forma di parole:

la poesia funziona più o meno così
ci sono due persone
una si tira fuori le budella
e le stende ben bene sul ripiano
l’altra ci infila in mezzo la mano

Ma c’è soprattutto quello che io cerco fra i versi altrui: la traccia di una relazione con il mondo, attraverso il linguaggio, un punto di vista peculiare, sghembo e inaspettato, capace di mostrami qualcosa di altro, oltre ciò che banalmente si vede, la possibilità che, attraverso la parola, l’immaginazione, il rivoltare continuo del verso, si compia una piccola trasformazione del reale.

Vi consiglio questo libro se avete voglia di avere fra le mani un oggetto fatto con cura, che funziona come un curioso binocolo sul mondo, quello di Manuela Dago, ma anche sul nostro, guardarci dentro per un attimo, trovare cose così:

oggi ho voglia di niente
fregare il presente
ritrarre le foglie

usare i colori in modo incosciente
aprirmi le mani
toccarmi la vita in modo indecente

Alessandra Racca