Anno 1 | Numero 7 | Aprile 1998

Pubblicato nel 1490 a Valencia circa trenta anni dopo la stesura, questo romanzo, attribuito da Martí de Riquer al cavaliere Joanot Martorell, costituisce il frutto più goloso e il capolavoro indiscusso della letteratura catalana antica. Martorell, uomo di spirito avventuroso, gran viaggiatore e gran divoratore di uomini e libri, si rese celebre con cartelli di sfida e combattimenti ad oltranza per dirimere pendenze giudiziarie, ma anche per capeggiare una banda di moriscos dediti al banditismo di strada. Come scrittore la critica sì è potuta agilmente impegnare nel dimostrare che gran parte del libro non è suo. Dapprima si disse che glielo aveva messo in ordine Joan de Galba, poi si è scoperto che si tratta di un collage di testi di diversa provenienza, finalmente uno ha pensato di attribuirlo al quasi contemporaneo Rois de Corella, un vero homme de lettre. Cervantes, che forse non seppe mai di lui, ma lesse il romanzo, fa dire, sornione, al curato dello scrutinio della biblioteca di Don Chisciotte che si tratta del «miglior libro al mondo». Certamente il suo autore fu uomo di mondo, come dimostrò, tra l’altro, raccontando per primo le origini del celebre ordine cavalleresco della Giarrettiera.

 

Tirant I, dal cap. LXXXV

Era già passato un anno e un giorno, e i festeggiamenti si erano svolti solennemente, quando sua maestà il re mandò a dire a tutte le classi dì attendere ancora qualche giorno, in quanto egli intendeva presentare una confraternita or ora istituita, composta da ventisei cavalieri, senza macchia e senza paura; naturalmente tutti furono lieti di trattenersi. L’origine e il motivo vero per cui fu creata è il seguente e-noi stessi abbiamo udito dalla viva voce del re che ce l’ha raccontato: in un giorno di svago, in cui si danzava molto, il re -si era formato ad un capo del salone, per riposarsi un po’, mentre la regina, con le damigelle, era rimasta dall’altra parte e, intanto, i cavalieri facevano le danze con le loro dame. Capitò che una delle donzelle, mentre ballava, si accostò dal lato in cui stava il re e, nel girare, le cadde una giarrettiera, che era di cimosa e a tutti sembrò appartenere alla gamba sinistra; i cavalieri vicini se ne accorsero e videro che era in terra. Diciamo pure che la ragazza si chiamava Madresilva ma non crediate che fosse la più bella di tutte, né la più elegante, certo aveva un buon aspetto, è spigliata e sa ballare, canta discretamente) anche se se ne possono avere trecento più belle e più graziose di lei; ma si sa che gli uomini vanno là dove li porta il desiderio, allora un cavaliere, di quelli che erano accanto al re, le disse:

– Madresilva, avete perso le armi della vostra gamba; credo che abbiate scelto un cattivo paggio che non ve le ha saputo ben allacciare!

Lei, un po’ intimidita, smise di ballare e si volse per recuperare la giarrettiera, ma un altro cavaliere, più lesto di lei, l’afferrò; il re, nel vederla in possesso del cavaliere lo chiamò a sé, e gli ordinò di legargliela sulla gamba, a sinistra sotto il ginocchio, e volle portarla per quattro mesi e mai fa regina ebbe nulla da ridire sull’argomento; anzi, ogni volta che il re si vestiva di gala, ci teneva a metterla ben in vista; naturalmente nessuno osava commentare il fatto; fino a che un servitore, assai ben voluto, considerando che la cosa durava ormai troppo, un giorno che era solo con il re, gli disse:

– Maestà, se sapeste quel che io so… i pettegolezzi di tutti gli stranieri e… degli stessi sudditi del regno, della regina e di tutte le dame d’onore…

Il re:

– Di che si tratta? Parla, svelto!

– Mio signore; vi dirò che tutti sono sorpresi di codesta stranezza di vostra altezza che di una meschina e vile donzella, di bassa estrazione, tra le sue stesse compagne tenuta in poco conto, abbia voluto portarne sul proprio corpo un segnale visibile a tutti e l’abbia fatto durante tanto tempo; sarebbe già abbastanza se si trattasse di una regina o di una imperatrice, ma poi, non ci sono nel regno damigelle di migliore e maggior stato, per casato e beltà più graziose e istruite e ancor più virtuose? Certo… capisco che le mani dei re sono più lunghe… che arrivano dappertutto…

Rispose il re:

– E allora, di questo è scontenta la regina e gli stranieri sono sorpresi? E aggiunse in francese:

Honi soit qui mal y pense! io giuro che fonderò, basandomi su questo episodio, un ordine cavalleresco tale che, finché durerà il mondo, ci sarà memoria di questa confraternita e di quest’ordine!

Introduzione e traduzione di Giuseppe Grilli

 

Tirante el Blanco nel 2006 è diventato un film, diretto da Vicente Aranda. Il film tratto dal romanzo cavalleresco di Joanot Martorell, ambientato nel XV secolo, è stato realizzato con la partecipazione della Spagna, dell’Italia e della Gran Bretagna e girato a Madrid, a Istanbul, in Andalusia e in Sicilia, nel Palazzo dei Normanni di Palermo.

In libreria

Joanot Martorell
Tirante il Bianco
Einaudi 2013
Collana: I Millenni
A cura di P. Cherchi

CIV-1094 p., rilegato
€ 90,00
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