Adoro il Giappone, la sua cultura, l’architettura, il cibo, la letteratura. Dicono che “Ciò che desideri attrai” e così quest’anno passeggiando alla Fiera del Libro di Torino mi sono imbattuta in uno stand di romanzi giapponesi e sono stata particolarmente attratta da questo titolo Stella Stellina di Ekuni Kaori. Credevo fosse un libro nuovo, ma in realtà è stato scritto nel 1991, e solo adesso tradotto in italiano, come tanti altri romanzi nipponici.

L’autrice appartiene a una fiorente narrativa, definita “L-bungaku” (dove bungaku sta per letteratura ed L per Lady/Love/Liberation) e nei suoi scritti analizza alcuni temi sociologici come la difficoltà di stabilire rapporti autentici, di ascoltarsi e comprendersi, il rapporto conflittuale con sé stessi, il peso delle norme e degli obblighi imposti dalla società, le credenze con cui cresciamo, la difficoltà a vivere una vita che spesso accontenta gli altri ma non noi stessi.

La storia che raccontata in queste 140 pagine, a primo acchito potrebbe sembrare semplice e quasi banale: una coppia di giovani sposi, lui medico, lei traduttrice freelance dal giapponese all’italiano, una casa, una famiglia di origine molto presente e con cui hanno un buon rapporto, insomma tutto inizialmente sembra filare nella più classica routine della vita matrimoniale. In realtà ben presto è la stessa protagonista, Shoko, a spiegare quanto questo matrimonio sia enormemente complicato. In una società in cui l’apparenza sembra essere determinante sulle più intime scelte individuali, nessuno dei due protagonisti, Shoko lei e Matsuki lui, incarna il partner ideale: lui è omosessuale ed ha un compagno da tempo, Kon, e lei manifesta una leggera sindrome borderline che la porta spesso a cadere in stati depressivi ed abusi di alcool. Il loro in realtà è un matrimonio di “convenienza”, ma non nel senso materialistico del termine, bensì nel senso che consapevolmente entrambe hanno scelto di sposarsi per sfuggire alle pressioni delle rispettive famiglie di origine e al contesto sociale.

Eppure tra loro c’è un tipo di amore che va oltre l’immaginario collettivo, lei lo ama al punto di accettare Kon e di diventare sua amica, e lui la ama al punto da fare coming out con la famiglia e gli amici di lei pur di donarle la felicità che merita come donna.

Shoko dice “La sensazione di abbracciare l’acqua non nasceva dalla malinconia di un matrimonio senza sesso, ma dalla coazione ad essere perennemente attenti l’uno ai bisogni dell’altro

Nonostante sia un romanzo scritto nel 1991, Ekin ci regala un ritratto palpitante ed acuminato della società giapponese contemporanea, che da questo punto di vista è molto simile alla nostra.

Un romanzo interessante, in cui l’alternarsi delle voci narranti dei due protagonisti tengono alto il ritmo di lettura incuriosendo il lettore a capire come stanno davvero le cose e come andrà a finire. Inoltre questa storia permette al lettore di indossare nuovi lenti per poter vedere quali siano le dinamiche anche psicologiche che vive chi si trova in talune esperienze e per imparare ad evitare commenti e giudizi facili.

Tiziana Giusto