È arrivato dicembre e arriva anche la nostra lista.

Negli ultimi tre anni abbiamo giocato molto e così quest’anno abbiamo deciso di essere più impegnati, più seri e quindi: giocare ancora di più, e magari con i vostri sentimenti!
La lista che vi proponiamo è molto semplice e sapete che quando dico così vuol dire che farete una fatica del diavolo a compilarla.
Vi chiediamo una lista di 10 libri amati che per voi sono legati a 10 album musicali che amate.

La musica è parte fondamentale e quasi insostituibile della nostra vita. Ce lo dice tutto l’universo che abbiamo attorno. E allora regaliamoci  e condividiamo con gli altri dieci libri per dieci album. L’unica cosa importante nella compilazione della lista è che ci sia un legame nella coppia che scegliete libro-album. È una scelta basata forse solo sul sentimento ma la cosa importante per il gioco, dicevamo, è che ci sia un perché. Quindi l’album nella lista che accoppierete al libro ci sarà perché lo ascoltavate mentre leggevate quel libro, oppure perché per voi è profondamente legato al racconto stesso del libro che vi è tanto piaciuto, o ancora perché nel vostro sentire quel libro e quell’album sono legati alle stesse inestricabili emozioni per cui li si sentite affini e importanti.
Se volete raccontarci questi vostri perché per ogni accoppiata o lo volete fare solo per alcune coppie che inserirete nella vostra lista lasciandola tra i commenti al post ne saremo felici, ma potete anche semplicemente inserire la vostra lista e tenere le vostre motivazioni personali per voi.

Quest’anno lanciamo la lista in collaborazione con la rivista Rumore, che ringraziamo di cuore per la partecipazione e il cui direttore, Rossano Lo Mele, vi regalerà 10 micro-recensioni dei dieci album più segnalati nelle vostre liste.
Non sarà facile, ve lo assicuro, compilare la lista. Me ne sono reso andando a ricomporre le mie sensazioni, i miei ricordi, i miei libri e  i miei album. Sono venuti fuori accostamenti che possono sembrare alquanto strani ma nel mio caso e nel vostro non sono necessariamente i libri preferiti in assoluto o gli album preferiti in assoluto (anche se alcuni sicuramente lo sono…) ad apparire, ma è la lista dei 10 libri per 10 album che abbiamo amato tanto quanto loro ci hanno accompagnato sulla strada facendoci sentire il battito del cuore sotto la pelle.

Vi faccio un esempio dandovi un perché di una accoppiata presente nella mia lista lista: Roma senza papa e l’album Toxicity. Chi conosce il libro e l’album dirà: ma cosa c’entrano? Per me c’entrano tantissimo con la mia vita, perché stavo lasciando Roma dopo tre anni per cominciare una vita diversa, pochi mesi prima era nato mio figlio, poco prima c’era stato l’attentato alle torri gemelle, scrivevo furiosamente un nuovo romanzo senza riuscire a ordinare i pensieri fino a quando, nello stesso giorno, ho sentito andare su radio rock la canzone Toxicity e la stessa notte Chop Suey e il giorno dopo ancora, mentre prendevo il cd dei System of a down sfogliavo in trance il primo libro che avrei letto di Morselli (una rivelazione), con quel titolo Roma senza papa che faceva sentire me come il Papa che se ne andava inspiegabilmente via da Roma. Improvvisamente le note e le parole dissonanti diventavano nel mio futuro e in quello che scrivevo e dicevo una città piena di cunicoli, fili che friggevano e urla e luci decadenti. Andavo verso il mare, verso Zagarolo come il papa di Morselli e per le vie strette del centro immaginando torri di Babele scavate nel sottosuolo e pensavo a tutto quello che sarebbe potuto accadere. Il cuore andava a mille o si congelava a seconda dei momenti che vivevo, leggevo Morselli e ascoltavo continuamente i System of a down che mettevo anche a mio figlio nella culla dopo averlo addormentato per i primi mesi con Black dei Pearl Jam o con Murder Ballads di Nick Cave quando non si addormentava facilmente.
Tutto qui, ma non vi sembra abbastanza per capire perché questo libro e quest’album stanno nella mia lista?
Ecco dunque le nostre liste a cominciare dalla mia, buon divertimento!

Meno di zero (Bret Easton Ellis) – Worst case scenario (Deus)
Le voci del mondo (Robert Schneider) – Ok Computer (Radiohead)
Cargo (Matteo Galiazzo) – August and everything after (Counting Crows)
Cattedrale (Raymond Carver) – Lungo i bordi (Massimo Volume)
Roma senza papa (Guido Morselli) – Toxicity (System of a down)
Altri libertini (Pier Vittorio Tondelli) – Catartica (Marlene Kuntz)
Dispersione (Mario de Sa Carneiro) – Publico (Adriana Calcanhoto)
Passavamo sulla terra leggeri (Sergio Atzeni) – In Search of Simurgh (Radiodervish)
Giles ragazzo capra (John Barth) – Drones (Muse)
Alla ricerca del tempo perduto (Marcel Proust) – Agaetis Byrjun (Sigur Ros)

Simone Battig

Cosa si può dire del rapporto tra musica e letteratura, tra dischi e libri, che non sia già stato detto e ridetto? Niente, se non che una volta, fino a qualche decennio fa, pensando all’Italia, non sembrava un rapporto simbiotico. I musicisti facevano musicisti, i letterati i letterati, ognuno procedeva e componeva sul suo binario e stop (a parte alcuni geniali casi, tipo il professor Lolli, il binomio Dalla/Roversi o quello ideologico Sassi/Area). A un certo punto le convergenze hanno cominciato a diventare parallele. Come in un discorso da governatore di regione (Zaia o De Luca, per non scontentare nessuno) hanno cominciato a fioccare le citazioni. Perché? Perché abbelliscono, incorniciano, ci fanno annusare qualcosa di più alto, ci fanno sentire migliori. Come se la musica da sola non bastasse. E poi i libri sono così comodi, non li legge nessuno, basta aprire pagine a caso e abbeverarsi (oggi in realtà succede più spesso con i post sui social media, ché i libri costano troppa fatica). Non è questo il senso del postmoderno, del resto? Una continua rielaborazione del passato. 

Battute a parte, c’è chi usa la musica per impartire ritmo alle proprie pagine e chi, folgorato da parole altrui, mette in fila delle note. Gli esempi sono infinti. Ma, nel provare a ragionare su questo tema, mi è venuto in mente un eccellente libro di un amico uscito circa un decennio fa.  Che purtroppo non ha ricevuto le attenzioni che merita(va). Si chiama Un amore supremo (citazione ovvia per il capolavoro di John Coltrane che celebra 55 anni) e l’autore è Luca Ragagnin. Nel libro l’autore compie una mirabile opera di mimesi. Nei circa 60 capitoli che lo compongono, dedicati ad altrettanti giganti della storia del jazz, ogni capitolo prova a suonare come l’autore descritto. La prosa vive di fratture, improvvisazioni, storie struggenti (il trittico su Bill Evans, da brividi), pause, silenzi, assoli, rapsodie. Dovendo scegliere un esempio solo, lo troviamo proprio sotto il naso, un (grande scrittore) italiano contemporaneo. Ragagnin ci ricorda in modo superbo, anzi supremo, la cosa più semplice: la letteratura vive di una sua musicalità interna. Basta seguire il ritmo e il timbro della parola scritta e farla correre o rallentare. Darle respiro. Il periodo si accartoccia, si allunga, la punteggiatura pure. Facile a dirsi, difficile da fare: ma i grandi scrittori sanno che senza un battito e un afflato musicale, le loro opere non nascerebbero nemmeno.  

Simon Reynolds: Futuromania – Giorgio Moroder: From Here To Eternity
Maurizio Blatto: Sto Ascoltando Dei Dischi – A Girl Called Eddy: Been Around
Domenico Starnone: Lacci – Cursive: Domestica
Jon Savage: Joy Division. Autobiografia Di Una Band – Joy Division: Closer
Barack Obama: Una Terra Promessa – Kamasi Washington: Heaven And Earth
Giulio Mozzi: Un Mucchio Di Bugie – Sault: Untitled
Riccardo Falcinelli: Figure – Lorenzo Senni: Scacco Matto
Christian Frascella: Cadaveri A Sonagli – Calibro 35: Momentum
Raffaele La Capria: La Vita Salvata – Nick Cave: Alone At Alexandra Palace
John Darnielle: Master Of Reality – The Mountain Goats: Getting Into Knives  

Rossano Lo Mele