Contro la rovina del mondo, la difesa è una sola: l’atto creativo
Kenneth Rexroth
Lo scorso 30 aprile ci ha lasciato lo scrittore newyorkese Paul Auster. Forse è per commemorarne la scrittura che ho deciso di leggere finalmente 4 3 2 1, poderoso tomo che da tempo giaceva intonso sullo scaffale per la mia tutta materialistica paura del numero di pagine da affrontare. Eppure mi ci è voluta poco più di una settimana per terminare un libro che a buon diritto può definirsi geniale.
Vi si narra la storia – o, meglio, le storie – di Archie Ferguson, nato a New York nel 1947 da Stanley Ferguson e Rose Adler, due ebrei di seconda generazione. Paul Auster decide di seguirne l’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza secondo quattro fili narrativi, nei quali la vita di Ferguson è determinata dalle diverse scelte che avrebbe potuto compiere di fronte alle sliding doors della sua giovane esistenza, dalle relazioni intrecciate o dall’irruzione nella sua vita di eventi imprevedibili – il destino? – o della Storia – Kennedy, il Vietnam, la lotta per i diritti civili, il ’68.
Il personaggio di Archie, così come il suo amore per la scrittura, rimane per lo più inalterato; riconoscibili restano anche i familiari, gli amici ed Amy, per lui fondamentale in tutte e quattro le vite possibili, ma diversi sono gli esiti a cui il protagonista di volta in volta approda. In tutte e quattro le storie altra grande protagonista è New York, che il lettore quasi vede e tocca con mano insieme ai personaggi, grazie alle descrizioni dettagliate e cinematografiche di strade e quartieri.
Le quattro storie sono narrate simultaneamente, ma il lettore più spregiudicato potrebbe anche decidere di leggerle una alla volta o di mescolare le parti. Non sarebbe comunque diverso il senso al contempo di smarrimento e di compiutezza che ne trarrebbe.
Si tratta, infatti, di un’opera che, dietro all’istanza innovatrice e forse distruttiva espressa dalla sua struttura, si configura come un grande romanzo “totale”, alla Dickens o russa maniera. È lo stesso Ferguson 4, alter ego di Auster e scrittore come gli altri tre Archie, a chiarire la natura del suo progetto: “Un libro su un libro, un libro che si poteva leggere e su cui si poteva anche scrivere, un libro in cui si poteva entrare come in uno spazio fisico tridimensionale, un libro che era un mondo ma creato dalla mente, un enigma, un paesaggio incerto, pieno di bellezze e pericoli, e a poco a poco al suo interno si sarebbe sviluppata una storia che avrebbe costretto F., l’autore immaginario, ad affrontare i suoi lati più oscuri”.
4 3 2 1 è insieme romanzo di formazione, storico-sociale, psicologico, grazie alla serie infinita di temi narrati, che sono poi quelli fondamentali della vita di ogni persona: il rapporto genitori-figli, il valore delle scelte, il senso della possibilità proprio della giovinezza, il potere determinante delle relazioni nella vita dell’individuo, l’impatto che gli eventi della storia, micro e macro, hanno sulla formazione della persona, le “conseguenze dell’amore”. Infine, è un grande romanzo sulla forza demiurgica della poesia e della scrittura, forse l’unico strumento con cui si può tentare di dare forma e ordine all’incommensurabilità della vita.
Maria Consiglia Alvino
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