Lovers.

Amare. Amare qualcosa, qualcuno.

O entrambe le opzioni.

Ritornare ad amare, quando sia qualcosa che qualcuno sono andati storti, male, peggio di così non si può.

Amare i libri può voler dire tutto o niente. Ma una cosa, una cosa sola, in quest’inverno troppo freddo da sopportare, l’ho capita: trovare le parole, vederle scritte, significa riuscire a dare un senso anche ai sentimenti  troppo duri ed ai pensieri nascosti, quelli che rischiano di togliertele tutte, le parole.

E allora:

“Una volta alla settimana, però, Michela mi faceva arrivare dei bigliettini dove diceva che le piacevo. In uno c’era un bacio, cioè l’impronta sul foglio, un bacio stampato con il rossetto. L’amica di Michela, che si chiamava Erica, mi ha passato il biglietto e mi ha chiesto: – Ti vuoi fidanzare?

L’ho guardata a bocca aperta, allora Erica ha ripetuto: – Ti vuoi fidanzare con Michela?

Non posso?

Perché non puoi?

Perché c’è il mondiale.”

A me, comunque, a dodici anni andò peggio. Piero (madonna quanto mi piaceva Piero) al mio bigliettino “Mi piaci, ed io ti piaccio un po’?” rispose “ No perché sei piatta”.

Adieu mon coeur, di Angelo Calvisi, pubblicato da CasaSirio, è la storia di Paolo, o meglio la storia di un pezzo di vita di Paolo, che parte dai suoi tredici anni ed arriva all’oggi.

Che parte un po’ però dai tredici anni di tutti, dalle canzoni messe ai juke box, alle cotte nei cortili della scuola, e giunge all’oggi costruito sulle scelte, che sono un po’ mattoni pesanti ed un po’ scatoloni ancora di riempire.

Paolo ama il calcio, il Genoa, i mondiali in Spagna. Michela meno. Cioè in realtà a Michela, in quel 1982 lì, manco ci pensa.

Paolo cresce. Ama la musica più di quanto ami se stesso. Paolo beve. Pure troppo.

E poi c’è Michela. Cavoli ancora lei.

C’è una famiglia, una madre che andrà via. Ci sono gli amici. E c’è il tempo che passa che non torna indietro neppure per recuperare quell’errore stupido. Neppure per salvarsi la pelle.

Bob Rock fa spallucce, poi dice:- Da quant’è che non vi vedete?

Chi?

Tu e Michela? Da quant’è?

Cinque anni.

Non la vedi da cinque anni?

Sì.

Non la vedi e non la senti?

Ogni tanto ci sentiamo.

Allora lo sai.

Cosa?

Mi ha lasciato.

Lo so, e mi dispiace.

Guarda che non mi lasciato per colpa tua.

Non ha una grande importanza, ormai.

Pensi che non lo sappia? So dove scopavate, so cosa facevate, so di quell’abitudine ridicola, vedervi una volta l’anno. Che romantici.

Non ha più importanza, Luca

Magari ti chiedi perché non l’ho lasciata io. Non l’ho lasciata perché non te la volevo dare vinta. E poi non illuderti, cazzone. Non è che con te sarebbe stata felice. Michela non sarebbe stata felice con nessuno.

Dai Luca, basta.

È facile dire basta. Eri mio amico.

È il nostro ultimo saluto.

Chissà se funziona davvero così. Che se le cose le capisci solo alla giusta distanza.
Chissà se invece, ogni tanto, tornare indietro aggiusterebbe il tiro.
A volte basta stare in silenzio, altre volte leggere le parole delle cose che vivi e ricordi anche tu.

Buon Lovers a tutti.

Natalia Ceravolo per Lovers

 

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Davì: uguale, diverso, puro
L’Isola di Pazze: verità o leggenda