Admira e Bosko è un libro veramente speciale. Per me ancora di più….

Provo a spiegare perché mi ha tanto affascinata. Innanzitutto è piccolo e maneggevole, tanto da rendere piacevole tenerselo in borsa per giorni e giorni, anche se in realtà si legge velocemente. Fa piacere tornare a rileggere alcune pagine. È un piccolo gesto d’amore portarlo con sé in piccole incombenze della vita quotidiana, come per far vivere ancora un po’ i due protagonisti. Ho scoperto, inoltre, una casa editrice, Autori Riuniti, che numera le pagine alla rovescia, dalla prima all’ultima, permettendo al lettore di sapere quanto gli manca dalla fine, anziché doversi fare degli astrusi calcoli mentali mentre è ancora immerso nel fluire della storia.

La narrazione ci porta nella recente e drammatica guerra in Bosnia, assistiamo tragicamente allo sgretolarsi del motto “fratellanza e unità”: persone che erano amiche diventano nemiche. Ma non solo: anche se restano amiche (o legate in una relazione), da un lato e dall’altro sono poi giudicate e scacciate dai loro connazionali. Appaiono come traditori, infedeli, indesiderabili. La morte di una giovane mamma, già tragicamente vedova, ci fa provare la profonda amarezza legata a quella guerra assurda, le vittime civili, i cecchini feroci, i sopravvissuti che però diventano, a loro volta, morti viventi.

In mezzo a tutto questo c’è il destino dei due giovani protagonisti a lei legati. Loro vivono un amore intenso, forte, ottimista. Si amano l’un l’altro al di là delle etichette, della guerra, della storia, della follia di chi crea nemici dimenticandosi delle persone. Leggendo si finisce per stare con il fiato sospeso tra la paura che le loro vite vengano spezzate e la speranza che almeno loro possano farcela, sconfiggendo l’assurdità di un conflitto tra popoli che vivevano in piena armonia.

Non posso rivelare la fine, ma devo raccontare che arrivati all’ultima pagina si resta davvero di sasso. Nelle ultime righe si scoprono le disposizioni lasciate ai posteri dal giornalista Kurt Erich Shark che per primo e in modo più esteso di altri aveva narrato la vicenda di Admira e Bosko.

È un libro da leggere. E lo è ancora di più in questi tempi in cui ci nutriamo di egoismo e odio, in cui le parole di odio hanno il sopravvento rispetto alla tolleranza e all’inclusione. Siamo in tempi in cui l’indifferenza non è più un demerito, in cui le emozioni prevalenti portano alla chiusura anziché alla curiosità, alla voglia di aprirsi e scoprire, di accogliere e farsi coinvolgere.

È una storia di 26 anni fa. Che devi farci pensare a che cosa diremo di noi stessi, tra 26 anni, mentre altri drammi analoghi si consumano sotto i nostri occhi .

Piccola nota personale: per me è stato un libro magico. L’ho letto nel giorno dell’anniversario della morte dell’amico carissimo con cui avevo attraversato tante volte quelle terre martoriate, durante la guerra; il giorno stesso mi son comparsi dal nulla degli amici che un tempo furono profughi e che salvammo e che ora vivono in un altro continente e, sempre per caso, cinque giorni dopo ho incontrato – 25 anni dopo aver perso le sue tracce – un altro uomo che salvammo. È stato come se la potenza di quelle parole avesse risvegliato anche degli altri attori reali di quel periodo. Un effetto intenso e commovente. Come la storia di Admira e Bosko

Luisa Mondo