I. INVOCAZIONE

Un’unica ossessione mi attracca
addosso, parcheggia in grembo,
si annida, per anni in gomene pronte
allo srotolo, a seguire un’improbabile
impresa o l’acqua mossa d’un
porto. Non rendere questo strazio
un’adorata bile di androni, non farmi
scendere scale di atomi sparsi di me solo.
Fammi remo, scalmo, rete fina o gassa,
non lasciarmi solo salice attratto all’acqua
per pendule pose, rendimi atto ai navigli,
redimi gli ingredienti, fai un otre dei
molteplici sensi, radi i troppi dardi del dire
e va oltre la forza di perdonare il tradimento
che perdura le dur desir che temo sia da ridere.

Ma rendimi atto pure alle risaie
anche scafo di giunco se vuoi,
o cucchiaio. O musa occhiuta se ci sei
fammi atto pure all’affondo, se ci sei,
lupo di mare come da bambino, quando
sentivo che ci sei, forte come soma d’aj,
gli spinaci o l’occhio cotto di Popeye.

Ci tiene nella rete
La pura estraneità
Paul Celan

La poesia di Andrea Amerio (poesia ancora – ma crediamo per poco – inedita, ad eccezione di alcune liriche pubblicate su rivista) è un piccolo iceberg, ma iceberg rovesciato, la cui punta nuota nell’oscurità, la cui base splende nell’azzurro. Immaginate. È poesia che corrisponde punto per punto al suo autore, che è persona accesa e ricca, miniera di ricordi e nomi, ed è la solidità d’una superficie concreta, palpabile, visibile, densa, bianca e color di mare, ed il mistero, l’incerta certezza di un piccolo punto di ghiaccio, una «presunta ombra di cielo visibile». Poesia dei punti di domanda e della continua attesa del disvelamento (quando pure si ignora cosa debba infine mostrarsi, e si dubita perfino che qualcosa ci sia, oltre ciò che ci è dato), che sa assumere molte figurazioni di respiro e di verso, rimanendo compatta ed intessuta come rete, rete che raccoglie e restituisce un bottino fortunato. Bottino che tenta la cattura dell’estraneità. Così si estende e naviga il suo iceberg di poesie ricche, multiformi, generose, aperte all’Altro (e pensiamo a poeti come Ballestrini, Mendelbaum, Sanguineti, ma ancora altri sarebbe necessario citare) e ad Altro (mare, che è calmo e torbido insieme) eppure misteriose: l’affondo della punta, sempre inarrivabile, ne determina ricchezza e silenzio, ne segna l’ambiguità (ed ecco dunque ragione del titolo della raccolta, della quale vi proponiamo qui due poesie). Non amo dirlo (è formula che rifuggo), ma Andrea, che è giovane ed è poeta, anche se non solo poeta, è un giovane poeta di grande talento e ricchezza, che non conosce secchezza, non conosce la stasi del già udito. Gli auguriamo quindi la fortuna (e la fatica!) d’una ricerca che diventi ciò che è già: autentica. Ricerca nella ed oltre la poesia.

Elena Varvello

Andrea Amerio è nato ad Asti nel 1975. Ha gestito e amato la libreria Alberi d’acqua e ha curato l’omonima rivista. Ha pubblicato poesie su Il Baretti, racconti su Il Maltese e Fotocopiando. Ama e scrive sceneggiature di fumetti. Attualmente è redattore della rivista Primo amore e insegna Letteratura italiana moderna e contemporanea.