Non è un 🔗libro, è un viaggio nella nostra storia.
È ambientato nel ferrarese, terra di Balbo, Matteotti e don Minzoni Minzoni tra la fine del primo dopoguerra e il secondo. Li troveremo tutti nel romanzo, con un cameo di Renata Viganò (autrice de 🔗L’Agnese va a morire).
Racconta fatti realmente accaduti attraverso una storia d’amore.
È realtà infatti che migliaia di braccianti abbiano lavorato duramente per la bonifica dei territori con la promessa di una vita migliore e che capito che la loro vita sarebbe stata sempre sotto il giogo dei padroni, si unirono sotto la bandiera del socialismo per chiedere giustizia sociale.
E che i proprietari agrari, avendo paura delle rivendicazioni dei lavoratori e per difendere le loro proprietà, decisero di sostenere le squadre di camicie nere che bruciarono case e circoli di ritrovo, picchiarono e uccisero. E portarono la nascita dei fasci.
Interessante il racconto di quanto successo realmente ad Agrano dove l’intero paese si unì ai braccianti in sciopero a oltranza contro gli agrari.
La miseria senza lavoro era ancora più atroce, così i milleduecento bambini di Argenta lasciarono le loro case per sfuggire alla fame e furono ‘distribuiti’ in tutta Italia grazie alla rete delle leghe rosse.
Furono accolti come un bene prezioso da famiglie povere, disposte a dividere il poco cibo per aiutare la lotta di un’intera comunità.
“Arrivarono anche in casa Callegari (i protagonisti della storia): erano affamati dopo giorni di stenti e digiuni e a Lucia, per la prima volta, parve una cosa bella quel socialismo che le teneva il papà sempre fuori di casa, ma che insegnava a dividere il proprio cibo con chi non aveva da mangiare“.
In questo clima di violenza nasce l’amicizia tra due ragazze Tina e Lucia.
Figlia di un agrario fascista la prima, di un capolega socialista la seconda.
Lucia orfana di mamma è stata cresciuta da nonna Ginisia che con la terza elementare è la più istruita del paese e rivendica per la nipote un futuro da donna libera di autodeterminarsi.
La porta alle riunioni socialiste, le insegna a leggere e scrivere.
Tina vive in città, è ribelle e anticonformista.
Le loro vite si incroceranno, divideranno per poi reincontrarsi in modo commovente e inaspettato.
“Protagoniste sono le donne: in campagna come in città, non sono libere di amare, di studiare, di costruirsi un futuro che non sia quello di moglie e di madre. Ma non si arrendono: tenaci e solidali, lottano in segreto perché almeno le loro figlie possano un giorno seguire le proprie inclinazioni sfuggendo al ruolo che la società vorrebbe cucire loro addosso, e così farsi strada in un mondo che non sia soltanto – come si dice nel titolo – aqua e tera ” ha scritto Romano Montroni nella sua presentazione del libro agli Amici della domenica.
Chiede Lucia a un’intrepida Teresina che guida una Fiat Torpedo 505:
“Ma le donne possono guidare un’automobile?”
“Non volevano darmela la patente, sono stata la prima donna di Mantova a chiederla, e siccome non c’erano leggi per impedirmelo hanno resistito il più possibile ma alla fine hanno dovuto cedere. Un giorno le donne guideranno anche treni e aerei”.
150 pagine in cui i fatti sono raccontati senza sconti, in modo veloce, senza soffermarsi troppo su narrazioni che tolgono intensità e ritmo.
Si legge d’un fiato, si fa fatica a lasciarlo andare.
Laura Ghidini
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