Numero 15 | Dicembre 1998

Questo non è un libro di poesie, ma la poesia non si fa pregare e vi emerge lo stesso. La incontriamo subito, la poesia. Trasuda dolcemente dal tenue velo in cui si addensa la prosa dell’autrice: «… Troppe notti sono senza stelle. Crearne, belle meteore, vederle rigare il silenzio, in voto offrirle…». E ancora: «… Divinità del dolore senza scampo, se l’amore un’ora lo solleva nudo verso il silenzio eterno». Una poesia tenera, tutta tesa a salvare, con la sua luce discreta, esperienze e incontri irripetibili che, altrimenti, vagherebbero mortificati nel buio; una poesia che, nel libro, lentamente si sostanzia e si irrobustisce grazie all’ausilio di una diffusa e particolarissima sensibilità, che aiuta gli avvenimenti a perdere peso inutile e a librarsi più puri nell’aria e nella memoria…

Con la poesia, dunque, a fare da mentore, il libro contiene una scelta accurata delle prose e degli articoli più importanti scritti dalla Aleramo, in oltre quarant’anni di attività letteraria (1911-1952), su giornali e riviste. Le prose sono di vario genere: testi di conferenze (come Esperienze di una scrittrice – che apre la raccolta – o Genesi della poesia, che chiude la seconda parte del libro), recensioni, prefazioni (talvolta a libri tradotti in italiano dalla stessa scrittrice, come nel caso della Principessa di Clèves), articoli ispirati dagli avvenimenti più diversi (personali e non solo), resoconti di incontri e di letture, riflessioni sulla propria attività artistica. Il materiale è tratto, nella sostanza, da tre volumi pubblicati quando l’Autrice era ancora in vita: Orsa minore, Andando e stando (che dà poi il titolo all’intera antologia) e Gioie d’occasione e altre ancora. Per comodità, l’ottima curatrice Rita Guerricchio – sulla scorta di criteri attinenti alla destinazione e alla logica interna degli scritti presentati – ha suddiviso i testi in tre gruppi, corrispondenti alle tre parti del libro: Luoghi e occasioni (in cui prevalgono le notazioni su fenomeni di costume e i ricordi di gioventù trasposti sovente con grande effusione lirica), Impressioni e letture (in cui più serrato si fa il confronto con altri artisti e scrittori, il più delle volte riconosciuti come maestri o illuminati compagni di viaggio) e Incontri e ritratti (gruppo nel quale sono richiamate – talvolta davvero in vita – figure di grande spessore nell’ambito della cultura europea a cavallo fra ottocento e novecento e che si apre, meritatamente, con un imperdibile D’Annunzio fraterno). La prefazione della Guerricchio, da manuale, costituisce una complessa e raffinata interpretazione dell’humus vitale e letterario dell’autrice e contiene calzanti riferimenti tanto alla psicanalisi quanto al particolare (e anticonformista) femminismo della Aleramo. Al di là dei frequenti sconfinamenti nella poesia, il volume si rivela di piacevole lettura (il contrasto fra la prosa densa e raziocinante della curatrice e quella dall’incedere lirico e vezzosamente démodé della Aleramo consente, tra l’altro, una sorta di magico e benefico effetto di straniamento) e ricco di notizie e curiosità anche per chi abbia già letto il celeberrimo Una donna. Ma i pregi del libro non si fermano qui. Basti pensare alla struggente sincerità del colloquio dell’autrice con se stessa (un colloquio interiore che è anche, dato il carattere dei testi, colloquio pubblico) o al fecondo confronto con gli ingegni più raffinati dell’epoca nel campo delle lettere e, più in generale, delle arti. Il lettore più attento può gustare qualcosa in ogni brano, soprattutto quando la Aleramo, certa che il suo cammino di ricerca attraversa non solo i territori della fama (e il rapporto privilegiato con scrittori e artisti) ma anche quelli più immediati della quotidianità, si impegna a cogliere la cifra irripetibile di esistenze apparentemente marginali (si vedano, nella prima parte, gli articoli intitolati Frate Ferro e Arte anonima). Assolutamente mirabili sono poi i passi in cui emerge a chiare lettere la caratteristica di diario lirico di alcuni dei testi raccolti. L’autrice, in questi casi, varca la soglia della poesia in modo forse più incisivo e definitivo degli stessi versi effettivamente nati come tali e citati qua e là a sostegno del discorso. La terza parte del libro (Incontri e ritratti) ne costituisce, indubbiamente, il degno compimento. Infatti, oltre al capitale apporto costituito dal già citato D’Annunzio fraterno (un articolo ricco di genuino trasporto in cui sono contenute, tra l’altro, alcune lettere del poeta alla Aleramo), altri articoli riescono a materializzare sotto gli occhi del lettore figure di primo piano della cultura novecentesca (e prenovecentesca): Rimbaud, Larbaud, Slataper, Eleonora Duse, France, Gorki, Péguy. All’arte della Aleramo basta un ricordo, la fugacità di una visita, un’allusione mentre si parla con altri. E l’anima del lettore capta il segnale e lo archivia come un dono insperato e definitivo. Come dicevamo all’inizio: non un libro di poesie, ma di poesia. Con i tempi che attraversiamo (e con quello che talvolta si legge in giro) ne avevamo proprio bisogno…

Giacomo Leronni

 

Il libro nel 1998

Andando e stando di Sibilla AleramoSibilla Aleramo
Andando e stando
Feltrinelli, 1997
Collana: Universale Economica
A cura di R. Guerricchio
XXII-258 p., brossura

Il libro attualmente è fuori catalogo