Se in autunno ti capita di trovarti negli Stati Uniti, in particolare nel MidWest, per l’esattezza in Wisconsin, più precisamente a Madison, vedrai subito come una cittadina universitaria di modeste dimensioni abiliti la sua identità culturale a energico polo di attrazione, anche turistica, grazie all’accoglienza di eventi di vario tipo e di tutto rispetto. Dal Freak Fest, adatto ad un pubblico anagraficamente giovane, al Film Festival dal taglio decisamente europeo, passando per il Book Festival, il tutto in una manciata di giorni. Non male.

Book Festival MadisonGiunto alla sua quindicesima edizione e ad un pubblico di quasi 20.000 spettatori, il Book Festival di Madison offre un programma denso di incontri con autori ospitati dalla Central Library della città, e da un numero imprecisato di librerie, che non fanno rimpiangere le grandi catene senza anima nelle quali sovente ci rechiamo per l’approvvigionamento di libri.

Madison è una cittadina di estensione contenuta, dove tutto il centro è raggiungibile ad una walking distance, come direbbe l’ossuta signora di origini probabilmente irlandesi o giù di lì, che incrocia il mio sguardo mentre scrivo questo pezzo seduta in uno dei tanti caffè di Mall Street.

Nei miei tre giorni di permanenza qui, dopo la visita al Capitol che troneggia sulla città dividendola in quattro assi regolari, dopo le terrazze che regalano rilassanti prospettive panoramiche sui laghi Mendota e Monona (che abbracciano Madison in un’accorata allitterazione in M, mi sia concesso), dopo una puntata allo splendido, curato e incredibilmente gratuito museo d’arte moderna Chazen, decido di riservarmi un appuntamento non propriamente turistico, come la presentazione di un libro. Evento che avrei probabilmente disertato se avessi avuto solo trentasei ore per girare una città nuova di dimensioni più importanti, lo ammetto.

Per un attimo il ragazzo che mi sta servendo un discreto black coffee  mi distrae chiedendomi se ho bisogno della password per accedere alla rete wireless. Ci penso un istante e declino con cortesia, per concedermi una colazione alla vecchia maniera. Il paradiso dei social può attendere.

Dicevamo. In un calendario fitto di presentazioni rintracciamo pagine molto diverse tra loro: il thriller di Patricia Skalka, la presidenza impossibile marcata Jeremy Suri (con buona pace dei Trump che tuona vendette alla far west  a poche ore di distanza dai fatti di New York), la rete oscura di Benjamin Percy che avvolge i suoi personaggi in un apocalittico clima post Bitcoins. Il programma è denso e le offerte appetitose, molti libri di cui si potrebbe scrivere e raccontare. Stavolta però cedo all’occhio, che come sappiamo vuole la sua parte di tanto in tanto, e mi lascio tentare da una graphic novel. Impossibile resistere alla grafica accattivante dei libri made in USA (even if printed in China).

Bookshop MadisonPer onestà intellettuale, e com’è facilmente intuibile, non posso ammettere di aver letto tutto il libro di cui sto per parlare, perché fino a qualche giorno fa semplicemente ne ignoravo l’esistenza ma, dopo averne acquistato una copia, aver letto le prime tre storie e aver assistito alla presentazione dell’autore alla libreria A Room of One’s Own, posto che mi ha subito ricordato la City Lights Bookstore di San Francisco, mi sento, con una buona dose di ragionevolezza,  di poterlo consigliare.

Sto parlando di Heretics!, edizione Princeton University Press, scritto da Steven Nadler, storico della filosofia americana e docente all’Università del Wisconsin – Madison e illustrato da Ben Nadler.

Heretics! investiga con le sue vignette il mondo che ha portato alla nascita della filosofia moderna, attraverso le vicende dei protagonisti di quel mondo oscuro ancora dominato dalla Chiesa, poteri forti, mano di Dio e visione magica di sé stesso, e che finiscono per essere etichettati eretici. Esplorando l’Europa del 1600 l’autore ci mostra come filosofi, scienziati e studiosi coraggiosi del secolo si siano imbattuti nella rigidità del mondo ecclesiastico per nulla pronto ad accogliere una visione della realtà non teocentrica.

I momenti, illustrati con dovizia di particolari e una certa dose di sana ironia, sono di quelli epocali che hanno segnato una svolta nell’evoluzione di noi tutti; dal povero Giordano Bruno messo sul rogo a Campo de’ Fiori a Galileo reo di aver difeso le teorie copernicane, fino a Hobbes e alla sua visione della natura come entità orribile e brutale.

La sfida di questo libro consiste nell’aver riservato il ruolo di protagonista alle idee, difficili da illustrare in immagini di facile fruizione, e un ruolo secondario alle azioni vere e proprie, più naturalmente congeniali allo sviluppo narrativo di qualsiasi storia, raccontata in qualsiasi forma. Cento anni di eventi cruciali per l’umanità stilati in meno di duecento pagine, grazie ad immagini kids friendly, dove kids sta per il bambino che ci coabita, in virtù del quale siamo anche disposti ad accettare la finalità didattica di un piccolo refresh su argomenti trattati al liceo qualche anno fa. Per quelli della mia generazione, più di qualche anno fa.

E visto che la storia la conosciamo tutti, o almeno dovremmo, lascio che le immagini più che le parole autodefiniscano questo libro, semplice ma potente al contempo, capace di rendere la scienza e la religione stessa universi accessibili e leggeri. Adesso più che mai.

Angela Vecchione

 

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