“Le loro solitudini accumulate, i silenzi che diluiscono l’emozione sul sipario spalancato della gioia, la certezza che sì, è giusto così: un abbraccio che scalda un baleno solo loro, in cui accucciarsi e stare fermi, increduli, muti. Non si può fare altro che consegnarsi alla vita, in punta di piedi, quando chiama.”
Sofia e Leonardo conoscono la solitudine, ne sanno assaporare la pienezza, i respiri, l’ispirazione. Quel punto di vista peculiare che consente di guardare il mondo in controluce, definirne i contorni e leggerne le ombre.
Un’Italia lunga lunga e dai tempi morbidi li separa: lui a riconoscere i misteri del mondo in un laboratorio, lei a far esplodere la bellezza guardando il mare.
Quella finestra da cui si vede il mare, uno Ionio lucente e scuro, spazzato dallo Scirocco, schiumato di onde infrante, quella finestra è il testimone di due storie che si completano.
Maria Pia Romano narra un amore senza tempo, che è soprattutto scoperta di sé ed accettazione dell’altro.
In altri tempi e con altre parole, avremmo dissertato delle caratteristiche dei personaggi, delle paure e fissazioni, della relazionalità asciutta, del corpo che anela sguardi e parole. Ma la dolcezza di questo romanzo porta altrove.
Va assaporato con lentezza, ogni frase una pennellata sulla tela (le dipinge lei, Sofia, guardando il mare e trasformandosi nel contatto) a rivelare particolari e sfumature come solo un artista può.
Va ascoltato con pazienza, nell’attesa del prossimo viaggio di Lorenzo, quello che finalmente lo porterà più vicino, ai confini estremi dell’attesa.
Sullo sfondo, le storie vissute, che hanno costruito i due protagonisti per come sono.
Un amore montenegrino e aspro, fatto di gesti pieni, ma lontano dal mare.
Gli anni alla scrivania a guardare il mondo, con i suoi minuscoli segreti immobili. E la paura del contatto, accecante.
Nel viaggio senza tempo, i due protagonisti si scoprono e si riconoscono, in una dimensione intensa, adulta e lieve di accettazione dell’altro.
Passano giorni e anni, ci si perde un po’ a forza di guardare il mare, ad aspettare che ci lambisca. Ma dev’essere così, in fondo, l’amore visto in controluce.
Elena Cappai
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