La poesia ci salverà. In questi tempi strani e complessi, attraversando una pandemia preoccupante e che ha mutato lo schema della vita a cui eravamo abituati, il premio Nobel per la Letteratura è andato a una poetessa americana, Louise Glück, che con « la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende l’esistenza individuale universale». E non è un caso che proprio in questo momento così difficoltoso, rigonfio di paure, la scelta sia andata verso la poesia. «I poeti hanno un difetto: parlano dando voce all’Io» recitava una frase scarabocchiata su un muro ed è per questo che scrivere e leggere poesia ci riconsegna un sollievo e una forma di verità sulle cose del mondo.
La poetessa di Cuore Allegro, Viola Lo Moro, uscito per Giulio Perrone Editore, la pensa così e ha raccontato la sua idea salvifica di poesia.
«La poesia per me è la forma di scrittura in cui non è possibile fingere anche nel senso molto alto del termine. Nella scrittura poetica c’è un’assoluta autenticità e sovrapposizione della parola con me stessa. Questo ovviamente non ha a che fare strettamente con gli eventi della mia vita, ma con l’autenticità della mia vita interiore, emotiva. E politica perché io sono un essere profondamente politico. Cuore Allegro è una raccolta di poesie sparse nel tempo: alcune risalgono a dieci anni fa, e alcune dell’altro ieri però esiste una forte costante che è un’essenza. Nella poesia volevo che emergesse una voce sempre in attrito tra la realtà, quello che penso e sento e il mondo, da quell’attrito lì nasce la poesia. La parola più calzante per me non è tanto che la poesia nasce dalla reazione, ma dall’attrito. La poesia mi obbliga ad una parola esatta».
Il cuore anatomico è diviso in quattro camere e così questa raccolta seziona gli spazi della poesia e le sue dediche: i legami, la loro caducità come quella delle cose, il tempo, gli oggetti, la memoria, le sensazioni. Come è stato scegliere le poesie e raccoglierle?
«La cernita è avvenuta col rimaneggiamento: quelle che hanno retto gli anni o i mesi e i vari rimaneggiamenti sono state scelte, è stato vincente il setaccio del tempo. Nella poesia mi permetto di essere casuale, in quel momento, mi sembrava significativo proporre l’ordine con cui io avevo eletto i componimenti che erano più vivi degli altri scritti».
Come si sposa la tua poesia con il concetto di lotta?
«Avendo avuto la fortuna di incontrare i femminismi, ho poi vissuto molto i collettivi e sono abbastanza vicina all’anarchismo storico, inteso come un profondo senso di utopia. Non so scrivere poesia sociale, ma il mio corpo è un corpo politico. Perché ha uno sguardo di sorellanza e di un senso di amicizia che emerge, come emerge una disillusione rispetto a una società che tende ad accumulare oggetti e un senso di non curanza nei confronti della vita umana e della natura, ma non ne faccio manifesto. La mia è una ricerca artistica: e con la poesia l’unica cosa che riesco a dimostrare sono i dubbi. Dubbi nell’amore, nelle relazioni, nei confronti della società appunto e della morte».
Chi sono poeti e poetesse affini alla tua poetica?
«Tra i viventi e le viventi l’affinità poetica è con Giovanna Vivinetto, con Orso Tosco, Silvia Righi, Elisa Ruotolo e ultimamente Giorgio Ghiotti: la casa editrice ci ha pubblicati quasi contemporaneamente, la sua raccolta è più complessa, la mia più agile, ma hanno molto in comune. Delle più “storiche” sento affinità con Antonella Nedda, la prima Gualtieri e le ultime della Candiani».
La poesia «Davanti a una statua funebre in un museo in Danimarca” riporta il lettore al sapore delle poesie delle beat americane come la Waldman, Diane Di Prima, ma soprattutto al potere della memoria, a ciò che si vuole resti per sempre
«Non pensavo assolutamente a nessuna ispirazione poetica precedente quando l’ho scritta, ma questa cosa è probabilmente autentica. Il mondo abita quella raccolta: scopro ogni dettaglio della mia poesia attraverso feedback che ricevo da lettori che non mi conoscono. E questo mi rende felice».
Ha pesato uscire in un momento sociologico diverso e complesso?
«Non mi sono chiesta se avesse un senso pubblicare in mezzo a un momento pandemico. Ho pensato piuttosto che era arrivato il momento di pubblicare: non potevo più tenerla chiusa, era divenuta un’ossessione e quando le cose divengono tali bisogna farle diventare qualcosa. Per me la cosa più interessante era portare il mio lavoro in giro e non poterlo fare fisicamente mi pesa molto e per questo spero che questa raccolta abbia una vita più lunga rispetto ad un tempo normale».
Qual è il rapporto delle nuove generazioni con la poetica?
Credo che le ragazze e i ragazzi in realtà abbiano un legame molto forte con la poesia, più di quello che noi pensiamo. L’adolescenza e la pre adolescenza sono le età più poetiche che esistano, poiché sei davanti ad un cambiamento radicale della tua vita, sia nel corpo, nella mente e nelle emozioni. Tre cambiamenti in uno che la poesia racconta bene, e non è un caso che ascoltino molta musica perché la musica è una forma arcaica di poesia. Anche le scritte sui muri sono delle forme libere e poetiche.
E credo anche che col mondo di youtube, parole ripetitive, ricorrenti e un po’ ossessivi dei video siano delle formule quasi poetiche. I video in loop in cui si raccontano ad esempio, io proverei a guardarle dal punto di vista linguistico, in modo meno superficiale e interessante.
A scuola credo sia fondamentale continuare a studiare poesia: poter dire che quel tipo di strazio che ha provato Giacomo Leopardi, quando si rende conto che il mondo immaginato non corrisponde al suo mondo è uguale a quello che molti di loro provano. E credo anche che sia importante ancora imparare a memoria.
Le poesie di Cuore Allegro sono diverse eppure collegate sottilmente, probabile ci sia stato anche una scelta intima nella raccolta…
«C’è uno srotolamento assoluto di tutto: tutte le cose più viscerali che ci sono state fino ad ora nella mia vita e le ho pubblicate in un momento duro e difficile: solo così potevo raggiungere alcune verità che a volte sono indicibili e che hanno a che fare con la fine delle cose, che è un aspetto che mi interessa molto. La fine delle cose, degli amori, delle amicizie, della vita.
Con le mie poesie volevo andare a fondo delle questioni di una vita umana e credo che continuerò a farlo».
Antonella De Biasi
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