Cuore di donna di Carla Maria Russo è un legal thriller di intense emozioni e di grande suspence il cui esito finale – la battaglia per sfuggire alla pena di morte che coinvolge entrambe le protagoniste – si scoprirà solo alle ultime pagine del libro.

La vicenda trae ispirazione da fatti realmente accaduti (il processo a un’immigrata italiana, nel libro chiamata Maria Inez Cortese, accusata da due testimoni oculari di avere ucciso il marito con una coltellata alla gola) che vengono liberamente intrecciati dall’autrice con il momento storico che attraversa la società americana di fine Ottocento, tra ricchezza, miseria, rivoluzioni tecnologiche e accese rivendicazioni sociali, fra le quali le lotte femministe per i diritti delle donne, fortemente avversate da stampa e opinione pubblica.

Ecco allora che, nel libro, come già nella realtà, la NAWSA (National American Women’s Suffrage Association) , nella figura delle sue storiche protagoniste, da Susan Anthony ad Elizabeth Cady Stanton, si fa carico di difendere e ottenere un processo d’appello per Maria Inez Cortese, condannata alla sedia elettrica e alla detenzione nel carcere di Sing Sing (due provvedimenti ancora mai applicati a una donna) dopo un primo processo ingiusto, iniquo e falsato da forti pregiudizi.

Dopo vivaci dibattiti al proprio interno, la NAWSA decide di affidare la difesa di Maria Inez ad una avvocata, una delle primissime a comparire nella società americana proprio negli ultimi anni dell’Ottocento. Si tratta della giovane Ann Bennett la quale, con grandissimo coraggio, determinazione e sacrifici personali, essendo anche molto povera, è riuscita non solo a laurearsi in legge ma, a differenza di altre laureate, anche superare l’esame di stato per l’esercizio della professione.

Ann Bennett accetta l’incarico dopo molti dubbi e con grande ansia, consapevole di affrontare un compito molto arduo senza avere adeguata esperienza: il rischio di essere coperta di ridicolo dalla stampa se dovesse fallire, compromettendo per sempre ogni speranza di carriera lavorativa, è concreto. Incontra così per la prima volta nel carcere di Sing Sing la sua cliente, una ragazza giovane, che si rivelerà intelligente, sensibile, delicata, ma anche spaventata, sfiduciata e molto diffidente verso tutti, poiché nella vita ha dovuto subire molte ingiustizie, tradimenti e dolori: orfana, adottata da una madre severamente religiosa, è stata costretta ad abbandonare il ragazzo che amava e a sposare un uomo all’apparenza benestante ma che si rivelerà invece, disonesto, corrotto e violento.

Anne Bennett e Maria Inez Cortese sono due donne provenienti da mondi lontanissimi, e sono, all’apparenza, così diverse fra loro che faranno inizialmente fatica a parlarsi. Colloquio dopo colloquio, scopriranno invece di avere molto più in comune di quanto si possa pensare: una vita fatta di sacrifici, difficoltà, sconfitte.

Così, a poco a poco, si apriranno l’una verso l’altra, impareranno a fidarsi e soprattutto a capire che sono legate da un analogo destino: la loro è una lotta dalla quale usciranno o entrambe vittoriose o entrambe sconfitte.  Ann potrà così penetrare nell’intricata vicenda che ha condotto Maria Inez all’accusa di omicidio, scoprire il segreto che l’ha indotta a tacere nel corso del primo processo subendone le accuse senza difendersi, e ripercorrere il calvario della sua assistita, ipotizzando una soluzione diversa da quella sostenuta dai due testimoni oculari nel primo processo.

In questa difficile indagine Ann Bennett è aiutata non solo dal racconto della sua assistita ma da tante figure di donne che comprendono il dramma della giovane immigrata italiana e si schierano dalla sua parte (dalla bellissima figura di Rita Mancuso, alle donne della NAWSA, a Julia Sage, moglie del direttore di Sing Sing). Ma soprattutto sarà aiutata da un giornalista, Charles Stevens, e dal più famoso poliziotto italo-americano di New York, Joe Petrosino, il quale contribuirà con il suo intuito, coraggio e fedeli informatori a entrare nelle pieghe della vicenda di Maria Inez. Ma sarà Ann Bennet a rischiare il tutto per tutto con una azzardata mossa finale.

La scorrevole semplicità cui le intriganti vicende di questo romanzo si sviluppano e si intrecciano, alternandosi tra flashback e tempo presente con ritmo incalzante, rendono l’esperienza di questa lettura simile a quella della visione diretta di una serie di un film.

I temi della violenza e discriminazione contro le donne e della complessa e spesso tragica situazione degli immigrati italiani in America, sono magistralmente trattati all’interno di una narrazione che non sfocia mai (come facilmente potrebbe) nello stereotipo o nell’atteggiamento vittimistico,  ma che anzi lascia nel lettore un senso di grande speranza, riaccendendo il desiderio della lotta comune, della realizzazione dei propri sogni contro ogni ragionevole consiglio e della consapevolezza che il primo passo per sconfiggere il nemico al di fuori di sé risiede nello sconfiggere le barriere dentro  di noi, all’interno, appunto, del nostro cuore.

Gaia Passaler