“Abbiamo arrestato tuo padre, tua madre, tuo fratello?”
“No”
“E allora perchè chiedi la libertà? Lo sai almeno cos’è?”
“No” risponde Amal e aggiunge sottovoce “Non ancora”

Ci sono libri che si leggono con il cuore, altri con la mente e altri ancora con la pancia.

Ecco Dio non è timido di Olga Grjasnowa pubblicato da Keller e tradotto mirabilmente da Fabio Cremonesi è uno di quei libri che si legge con tutti e tre: mente, cuore e pancia.

Le prime pagine solleticano la nostra mente e ci conducono in Siria, un paese caldo, accogliente e con una cultura fervente.

Amal e Hammoudi, i due protagonisti, stimolano da subito il nostro cuore.

Le loro vicende arrivano dritto alla pancia del lettore.

Olga Grjasnowa ci racconta come una vita può essere completamente stravolta in un attimo. Lo fa con delicatezza e potenza, quel giusto mix che stimola i nostri muscoli involontari.

I due protagonisti sono giovani, sono belli e sono dei privilegiati ma all’improvviso questi privilegi vengono meno. E così inizia il viaggio di Amal e Hammoudi, la prima tappa che devono raggiungere è sicuramente all’interno di se stessi: passare dall’incredulità alla necessità di accettare questa nuova situazione. Poi il viaggio prosegue nel luogo della reazione fino a percorrere le successive tappe che hanno come unica destinazione la speranza di un ‘ritorno alla normalità’.

Vale la pena intraprendere questo viaggio con loro. Un viaggio doloroso. Un viaggio necessario. Un viaggio che serve a non chiudere gli occhi, a non voltare lo sguardo dall’altra parte.

Per noi lettori è un viaggio in Siria. Per i protagonisti è una fuga.

Per noi lettori è un lungo respiro. Per i protagonisti una lunga apnea.

È un libro potente.

È un libro che riesce a raccontare una storia straziante senza mai cadere nella retorica.

È un libro commovente.

È un libro delicato.

Serena Coppola

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