Divorziare con stile dello scrittore Diego De Silva è uno di quei romanzi il cui protagonista continua a restarti in testa tutto il giorno e quando sei agli sgoccioli, alle ultime righe dell’ultimo capitolo, ti ritrovi ad essere dispiaciuto, perché non potrà più farti compagnia.

Il protagonista è un avvocato, l’Avvocato Malinconico, che per certi versi, usando un termine preso in prestito dal teatro di prosa e di varietà, può sembrare “una macchietta”. Pontifica su tutto e innesca match dialettici con sé stesso da cui ne esce il più delle volte perdente. Trascina spesso il lettore fuori tema e quando finalmente ritrova la via, piroetta su sé stesso e tira fuori una delle sue esilaranti battute, costringendo il lettore a smorfie di ogni tipo, pur di trattenere quella che poi si trasformerà, inevitabilmente, in una risata compulsiva.

Malinconico si troverà alle prese con un’udienza da presenziare in difesa di un “quasi zio” e con una causa di divorzio di un’elegante donna, la moglie di uno degli avvocati più ricchi e conosciuti della città. E mentre l’allestimento dell’intera macchina giudiziaria farà il suo corso, dovrà imbattersi in quella che è la categoria, dopo i taxisti, che meno tollera, ovvero i giudici di pace, soprattutto quelli a cui piace trattare gli avvocati dall’alto in basso e che “se la tirano manco un presidente di Cassazione”.

Assisteremo a digressioni che porteranno Malinconico a riflettere sul suo stato da single con un’amante amica, a cui è legato da un profondo sentimento di fiducia e sulla genitorialità che gli procura “un’angoscia tollerabile, ma continua”.
E ci ritroveremo a seguirlo in lunghi soliloqui, incapaci di scollarci dalle pagine.

Saremo con lui in un improbabile rendez-vous con i vecchi compagni di scuola, quasi tutti divorziati, che si trasformerà in uno psicodramma tragicomico in cui finalmente le figure coinvolte mostreranno il vero sé, fino ad arrivare ad una inaspettata ricomposizione della complicità di alcuni pochi membri rimasti.
Parteciperemo alle vicissitudini di un personaggio che pur di restare fedele a sé stesso farà scelte che altri non farebbero, che avranno il sapore di una colossale sconfitta, come un assegno che non verrà mai incassato per etica professionale o come il continuo rifiuto dei tentativi di seduzione della sua bella cliente. Infine ci scopriremo d’accordo con lui che l’amore è anche dire “qualche stronzissimo sì, anche se non del tutto convinto, per il piacere di vedere sorridere chi ami, rimettendoci quel poco che ci rimetti senza pentimenti e senza rinfacci” e avremo così la percezione di una persona vera, normale, con i suoi limiti che sono anche i nostri: un personaggio integerrimo che si barcamena tra lavoro, vita al netto del lavoro, amori, figli, paure e dubbi. Proprio quello che accade ogni giorno a tutti noi. Ed è questo che ci farà sentire così vicini a Malinconico, che ce lo renderà amico. Ci ritroveremo a chiederci “Cosa farebbe Malinconico, cosa direbbe?”, sentendoci più leggeri perché avremo imparato proprio da lui ad utilizzare un po’ di sana ironia.

Giuseppina Gigante