ESFINGE
Sou filha da charneca erma e selvagem
Os giestais, por entre os rosmarinhos,
Abrindo os olhos d’oiro, plos caminhos,
Desta minh’alma ardente são a imagem.
Embalo em mim um sonho vão, miragem:
Que tu e eu, em beijos e carinhos,
Eu a Charneca e tu o Sol, sozinhos,
Fõssemos um pedaço de paisagem!
E à noite, à hora doce de ansiedade
Ouviria da boca do luar
O De Profundis triste de saudade…
E à tua espera, enquanto o mundo dorme,
Ficaria, olhos quietos, a cismar…
Esfinge olhando a planicie enorme…
SFINGE
Sono figlia della brughiera deserta e selvaggia:
le ginestre, tra i rosmarini,
aprendo gli occhi d’oro, per i cammini,
di quest’anima ardente sono la traccia.
E ansiosa desidero, o vano miraggio,
che tu e io, in baci e carezze,
io la brughiera e tu il sole, soli,
fossimo parte del paesaggio.
E a notte, all’ora dolce del batticuore,
udrei dalla bocca del chiarore lunare
il triste canto del rimpianto.
E alla tua attesa, mentre dorme il mondo,
resterei, occhi quieti, a meditare
sfinge che miri nell’enorme pianura.
trad. Alberto Cappi
Poetessa portoghese, poetessa suicida a trentacinque anni, studentessa dell’Università di Lisbona, tre volte moglie e due divorziata, inquieta e solitaria, simbolo e paradigma della coscienza femminile, di una “sensibilità” acuta e pungente in un costante e diretto rapporto con l’altro lato della crosta terrestre, con ciò che è oltre o “sotto” il visibile, persa in un’analisi feroce ed impietosa della propria condizione di donna. Florbela Espanca, nata nel 1895 a Villa-Vicosa, contemporanea di Fernando Pessoa e di Fernanda de Castro, scrisse molto anche se non molto poté vedere pubblicato: la prima raccolta di versi Livro de Magoas nel 1919 a soli ventiquattro anni, la seconda Livro de soror saudade nel 1923 – nel ‘30 la morte (postume, alcune raccolte di poesie ed un vasto epistolario). Nonostante questo, molto è stato scritto e molto ella rappresenta per la poesia portoghese, soprattutto per la poesia femminile, delle donne e per le donne. Una poesia netta e sensuale, colma di passione, poesia del corpo quindi possente e densa di fisicità, poesia di occhi e bocche, pianti e amore perso o mai posseduto, poesia del petto e del fiore morente, di carezze e rimpianto.
La terra portoghese segue ma da lontano, in colori e musiche, echi di paesaggio e colline, “luce in languidi languori”, “brughiera deserta e selvaggia: le ginestre, tra i rosmarini”, luoghi dell’anima e del ricordo, simili alle corse di nuvole di Pessoa, enormi e cangianti con il loro seguito di luci e ombre scorte dal terrazzino fra i palazzi di Lisbona.
Cosa scorre dietro i versi di Florbela? Un oscuro patto con i demoni del tempo e con la morte o un fiume pulsante di vita e di sensualità? La poesia della Espanca, la poesia delle donne, rimane al di là di quest’interrogativo, sempre parola denudante e scorticante anche quando si fa più lieve e delicata, sguardo diverso sull’interno di sé, parola che non cerca mediazioni e scuole, appartenenze e congreghe, pura parola come sguardo gettato sull’oceano “Guarda che altro non so comporre più santamente triste, più perfetto.”
Elena Varvello
“Devo avere per anima un diamante o una fiamma”
La poesia di Florbela Espanca è tratta dalla Antologia delle poetesse del Novecento, Ed. Mondadori
Florbela Espanca, pseudonimo di Flor Bela de Alma da Conceição (Vila Viçosa, 8 dicembre 1894 – Matosinhos, 8 dicembre 1930), è stata una scrittrice e poetessa portoghese.
La sua vita, che durò solamente trentasei anni, fu tumultuosa, inquieta e ricolma di sofferenze intime che l’autrice ha saputo trasformare in poesia di alta qualità, carica di erotismo, femminilità e panteismo. In vita pubblicò il Livro de Mágoas (Libro dei dispiaceri) nel 1919 e Livro de Sóror Saudade (Sorella Nostalgia) nel 1923. Personalità irrequieta e anticipatrice del femminismo, morì suicida il giorno del suo compleanno ossia l’8 dicembre 1930, a Matosinhos, in Portogallo, dove oggi si trova una biblioteca a lei intitolata.
Dopo la sua morte furono pubblicate varie sue opere, tra cui i Juvenilia.
E tu cosa ne pensi?