Per un intero pomeriggio – tanto mi è servito per divorare Gli anni invisibili di Rodrigo Hasbún – ho trascurato figlio, marito, cani e gatti. Lasciarlo in sospeso non era un’opzione: Ladislao, Joan, Andrea, Julian mi sono entrati sotto pelle sin dalle prime righe, e lo stile asciutto, il ritmo incalzante, i diversi piani temporali in cui si snoda la vicenda, hanno fatto il resto.

Siamo in Bolivia, nella città di Cochabamba.

Ladislao, che ama girare video e sogna di diventare regista, incontra la sua nuova prof d’inglese in videoteca: lui, d’impulso, la invita a guardare insieme il video che ha noleggiato, e all’improvviso quegli occhi, quel sorriso, quel corpo familiare, assumono i connotati di qualcosa di desiderabile.

«Maybe it’s not such a good idea», ritratta lei dopo qualche secondo in cui lui non riesce a dire nulla. E non ci riesce perché fino a qualche secondo prima lei non glie era mai sembrata bella, il che significa che è appena stato testimone di una trasformazione radicale, non tanto in Joan ma senza dubbio nel suo modo di guardarla.

È sufficiente qualche ora insieme per stravolgere la vita di Ladislao: è come se percepisse delle strane vibrazioni e fosse consapevole di aver appena imboccato un’altra strada, anche se non ha idea di dove lo condurrà.

L’inizio di ciò che non riuscirà mai a togliersi dalla testa è già lì. L’inizio di ciò che lo avvicinerà o lo allontanerà dalla versione più luminosa di sé stesso, della versione più miserabile di sé stesso. L’inizio dell’incertezza, il punto di non ritorno.

La storia di Ladislao si intreccia con quella di Andrea, una sua amica, che scopre di aspettare un bambino e di non desiderarlo. I pensieri di Andrea sono cupi, spaventati, come possono essere quelli di un’adolescente impantanata dentro un grosso sbaglio e che ha deciso, in cuor suo, qual è l’unica scelta possibile.

Si apre così, questo bel romanzo: con un inizio del quale si intravede la fine, e una fine che ancora non è stata scritta. E le due vicende si intrecciano, si rincorrono, si srotolano pagina dopo pagina, apparentemente senza mai toccarsi, tanto che il lettore è portato a chiedersi: e adesso? Cosa succederà? Qual è il nesso?

Ladislao trema davanti all’amore offertogli su un piatto d’argento da una persona che in realtà dovrebbe svolgere una funzione di accudimento; Andrea si chiude a riccio insieme al suo segreto, coltivando il dolore, la confusione, le conseguenze di una scelta che sembrano toccarla solo nel corpo, come un graffio sulla pelle, una ferita.

E il lettore si domanda: come può una scelta – peraltro ovvia anche se mal gestita – influire sulle vite degli altri?

In ogni capitolo, in ogni pagina, in ogni frase, c’è una tensione crescente, un non detto che stimola l’intuizione e che spinge il lettore a divorare la storia alla ricerca del mistero.

A gettare briciole di rivelazioni è l’incontro tra Julian, divenuto scrittore e che narra le vicende di quegli anni, e Andrea, la protagonista di quel romanzo, ben ventuno anni dopo i fatti. Tra lo srotolarsi dei ricordi e la saggezza di riflessioni universali, la verità giunge al lettore come un pugno in pieno petto, e la storia si compone, passato col passato, presente col presente, in un intreccio che assume la logica per cui è stato creato.

Mi dice: Se fosse per me gli esseri umani non dovrebbero avere memoria. Il passato è un peso inutile, magari potessimo metterlo da parte, magari potessimo almeno decidere quali ricordi conservare e quali no.

Tutto si riduce alle scelte fatte, alle strade che si percorrono, alla ricerca, instancabile di un perdono che però non arriva; né arriverà.  

Lo stile dell’autore è asciutto, a volte anche brutale. Il narratore Julian racconta una storia di cui immagina i particolari e lo fa tenendosi a distanza, ma con un ritmo coinvolgente e ipnotico.

Ho apprezzato non solo questo aspetto, non solo la trama, ma anche la sincerità con cui è stata mostrata l’adolescenza, la fatica del viaggio, il peso della sconfitta e la forza per andare avanti nonostante tutto.

Se avete bisogno di un romanzo che vi tenga col fiato sospeso sino all’ultima riga, allora l’avete trovato. Buona lettura!

Sai che è amore quando in ogni istante vorresti che l’altro veda quello che stai vedendo tu, che sia dove sei tu.

Alessandra Morelli