Le lezioni che molti scrittori hanno tenuto, nel corso della loro esistenza, presso atenei universitari sono un’occasione preziosa non solo per entrare nelle pieghe delle loro opere ma anche per compiere un’incursione nel loro laboratorio di scrittura e nella loro idea di letteratura. Mettiamoci seduti, come gli studenti di allora, perché abbiamo la possibilità di leggere profondamente autori che non si sono mai sottratti al contatto con il pubblico ma che, in queste lezioni, si mettono a nudo come mai prima. Allo stesso tempo si fanno latori di un messaggio, tra possibilità e urgenze, nel caldo abbraccio della parola che, se è vero che può creare mondi, molto spesso ci svela quello che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi da una prospettiva inedita. Il nostro sarà un viaggio che parte da Italo Calvino e arriva a José Saramago, passando da Christa Wolf e Vladimir Nabokov, voci, ognuno a modo proprio, rivoluzionarie e realistiche del Novecento letterario, convinte che la prosa può spostare ampiamente, al di là di noi stessi, i confini del proprio sapere. I primi tre testi proposti sono tutti usciti in nuove edizioni mentre il quarto è un inedito.
Lezioni americane di Italo Calvino
Le lezioni americane di Calvino, scritte nel 1985 per l’Harvard University, non hanno fatto in tempo ad incontrare il proprio uditorio ma sono rimaste nella forma di appunti preziosi, meditati e cristallini. In essi lo scrittore – nell’individuare quei valori da portare nel nuovo millennio e con i quali fecondare l’atto di chi scriverà non solo per sé ma anche per gli altri – rilegge la sua opera e quella di altri molti autori attraverso i filtri di come dovrebbe essere la prosa. Sono inoltre lezioni straordinarie di comunicazione per chi sente la responsabilità delle parole.
La lettura dovrebbe essere leggera, rapida, esatta, visibile, molteplice e coerente; una sorta di sintesi immediata, senza correre, che non racconti la realtà nuda e cruda ma il suo riflesso; precisa come una piuma ricca di dettagli ma essenziale, agile e disinvolta; un ponte tra ciò che è visibile e ciò che si immagina costruito su parole forgiate nel fuoco dell’irrequietezza ma anche nel cristallo della razionalità geometrica; sempre connessa tra persone e cose, passate e presenti, ponendosi obiettivi smisurati e riassumendo in sé la complessità del mondo per riversarla sulla pagina.
Per ognuna di queste qualità Calvino cita sé stesso come esempio ma anche molti colleghi. E così in questo breve volume troveremo Lucrezio e Ovidio, le scariche elettriche di Cavalcanti e il peso dei corpi di Dante nei loro linguaggi, la sensazione di levità e di incantesimo di Leopardi, il discorrere-correre di Galilei, il periodare sobrio e arioso di Borges, la precisione del pensiero di Leonardo, l’apparente caos di Gadda e di Musil e tanti altri. Questa è la letteratura che non molla la propria presa sul come si racconta (e si parla), paradiso per i sottolineatori compulsivi come noi.
Premesse a Cassandra. Come nasce un racconto di Christa Wolf
Nel 1982 Christa Wolf tiene le sue lezioni di poetica davanti agli studenti dell’Università di Francoforte. La più celebre penna della DDR davanti ad una platea, nonostante il Muro, di fratelli dell’Ovest riannoda, riprendendo un prassi che fu di Ingeborg Bachmann, gli impulsi e le urgenze che sono all’origine del libro Cassandra, pubblicato di lì a breve, e la validità del mito come chiave di lettura di un presente che rischia di non diventare futuro.
Sono pagine, dall’andamento di un diario, di come nasce un racconto nel mondo interiore dello scrittore, mentre quello di fuori è obnubilato dalla corsa agli armamenti nucleari e ad annullarsi. Sono anche l’occasione per Wolf di interrogarsi, complice un suo viaggio in Grecia, su chi è stata davvero Cassandra, aldilà di come e da chi (uomini) ci è stata trasmessa, scovando le orme nella sua terra ricca di contrasti. Ne le ‘Premesse’, ora in una nuova edizione, Wolf ci porta nella Grecia degli anni ‘80 che con i suoi gas fa cadere dalle korai dell’Acropoli lacrime corrosive e con il suo progresso distrugge a colpi di ruspa le rovine della sua antica storia.
Intanto il suo sguardo dicotomico si spinge oltre: prima a quella civiltà matriarcale minoica, faro di prosperità e pace nel Mediterraneo, con donne decisive, guide; poi a quella achea, che sostituisce la prima, con la contrapposizione in blocchi, tra l’occidentale Agamennone e l’orientale Priamo, e la progressiva patriarcalizzazione della società con la riduzione delle donne ad oggetto di cui Cassandra è simbolo.
È la veggente non creduta a trovare Wolf e a entrare nel suo laboratorio di scrittura e, stando a quanto succede fuori dalle aule, nel mondo che trattiene il respiro dalla minaccia atomica, a farsi portatrice di nuovo lessico. Mette infatti in guardia gli uomini dai propri errori, chiede il cessate il fuoco. Una Cassandra ‘minoica’ che deve ancora qualcosa a sé stessa, ossia il diritto alla testimonianza di chi si è rifiutato, come Wolf, a obbedire alle tante regole del palazzo.
Lezioni di letteratura di Vladimir Nabokov
Le lezioni americane di Nabokov sono un’antologia di testi particolarissima, da tenere sempre in vista. Ampi brani da lui selezionati coabitano con mirabili riassunti-commenti, riflessioni, disegni alla Günter Grass, schemi e strali verso autori poco amati e lettori disattenti. Si sente l’approccio da indagine poliziesca sui misteri della struttura letteraria nella quale il lettore dovrà scoprire da solo molte cose: ogni libro è infatti un baule pieno di cassetti da aprire uno per uno. E anche con cautela…
Le sue lezioni si nutrono dei grandi romanzi della letteratura occidentale che non sono altro che eccelse favole da leggere non con il cuore o con il cervello ma con la spina dorsale: lì si manifesta il fremito rivelatore che rende l’esperienza di lettura indimenticabile. E se non scatta, meglio passare ad altro. Insomma, ci suggerisce di leggere con la schiena. I giudizi di Nabokov, come è noto, sono perentori ma è coerente nella sua idea di letteratura intrisa di ‘divini particolari’, che invita ad assaporare, che non deve per forza farsi interpretazione di qualcos’altro o chiedere ai lettori di immedesimarsi nei personaggi. Follie, queste, come quella di vedere, come qualcuno ha fatto, ne Le mille e una notte un convegno di paramassoni.
Più devoto all’incantatore che all’inventore di storie, egli ci svela la tessitura da commedia della Austen, l’abietta parodia di un bambino o la patetica imitazione di un adulto in Dickens, il filisteismo di Emma Bovary, che ha una mente superficiale ed è anche una scarsa lettrice, e la gustosa ‘torta a strati’ di Flaubert, il Dr. Jekyll che trasforma una malvagità già insita in sé estremizzandola in Hyde, Gregor Samsa di Kafka un coleottero, altro che scarafaggio, che ha le ali ma non le usa per fuggire, poi dalla strada di Swann si va diritto al labirintico Joyce.
Tutte riletture con occhi nuovi, penetranti, parlanti. In queste lezioni parla l’uomo pratico della città, il botanico dei testi che indugia sulla vegetazione nascosta e l’agricoltore che conosce le inondazioni emotive dello scrivere e le molte minuzie che agli altri due sfuggono.
Lezioni italiane di José Saramago
Queste lezioni ci mostrano quali sono le cose da non chiedere ai libri. L’uomo nato in una famiglia di contadini senza terra – in conferenze presso atenei italiani raccolte per la prima volta in Italia da La nuova frontiera – ara i suoi campi letterari e ce ne mostra i frutti. Ne emergono autoritratti inediti dell’uomo e dello scrittore e del rapporto con i propri lettori. Perché puoi essere in un convento, su una zattera di terra, accanto al proprio sosia e a tanti nomi, in giro per Betlemme, fermi al semaforo senza più la vista, o con in mano delle lettere viola, ma avvertirai sempre il respiro di Saramago alle tue spalle.
Le sue lezioni sono inviti alle possibilità. Il romanzo non è arrivato al capolinea ma può trasformarsi in uno spazio letterario che accolga come un convulso, grande e sonoro mare le correnti della poesia, del dramma, del saggio, della filosofia. Può diventare davvero l’espressione di una visione cosmica come nei poemi antichi e la suprema vertigine di un’umanità che si riconcilia con il proprio volto. A patto di rivedere il nostro rapporto con la Storia. Quest’ultima, quella scritta dallo storico, è solo il primo di numerosi libri che sono ancora tutti da scrivere. Sono i romanzi che catturano le zone d’ombra passate sotto silenzio dalla Storia, che aprono con dei candelotti pagine sigillate in cui si svela il quotidiano del singolo, che parlano non di eroi ma di gente comune che vive vite comuni e non ha alle spalle Cappelle Sistine.
In questo libro ripercorriamo tutta l’opera di uno scrittore per trovarvi una svolta: se infatti fino al suo Vangelo si è dedicato alla statua, alla superficie della pietra, da Cecità in poi è passato al suo interno, nel più profondo di noi stessi, chiedendoci cosa siamo e perché, un transfer cruciale dall’esplorazione del plurale all’avventura nel singolare che riflette la sua poetica dove l’allegoria diventa la chiave di tutto. Essa infatti non serve per giocare a nascondino con il lettore ma per aprirgli gli occhi con l’istantaneo che porti con sé il passato, il rumoroso mormorio della vita vera e racconti la sorte dell’onda che si infrange sulla spiaggia. E su quella spiaggia ci siamo noi.
Claudio Musso
E tu cosa ne pensi?