Ester Viola sa usare l’ironia con grande disinvoltura e la sua capacità di sdrammatizzare davanti alle lunghe attese d’amore, alle sfighe, ai maschi stronzi e alla amiche che non richiamano, la rende ai miei occhi una grande saggia. Una donna che sa farsi le domande giuste e regalare poi le sue risposte con generosità a chi è pronto ad ascoltarle.

Una che vorresti come amica o sorella, da cui non ti senti giudicata e con cui puoi allenare quella solidarietà tra donne che spesso ci salva (o comunque, almeno, allevia i pesi del cuore).

Ho letto Gli spaiati durante un viaggio verso sud per trascorrere poche ore con la mia famiglia. Uno di quei momenti in cui ti muovi tra bus, aerei, treni e tempi morti in compagnia solamente dei tuoi pensieri. Momenti di incontri casuali e a volte felici in cui, soprattutto, osservi il mondo che ti scorre intorno. E pensi.

Con Gli spaiati in mano e tanto di matita agli imbarchi ho riflettuto su quanto il senso dello stare in coppia o meno dipenda da percorsi, variabili, momenti e desideri per ognuno diversi. Qualsiasi cosa tu faccia o speri, alla fine la strada si fa da sola. Nonostante tutto. Nonostante gli sforzi per tenere insieme storie che non vanno da nessuna parte, amori immaginari e immaginati, uomini egoisti e trigami, donne crocerossine instancabili.

Olivia Marni mi è sembrata ognuna di noi quando ci carichiamo addosso il peso del mondo senza che nessuno ce lo chieda, quando ci imbarchiamo in battaglie che potevamo risparmiarci di combattere per puntiglio che ci piace chiamare “amore”, quando rispondiamo all’ennesima chat che vorremmo eliminare, quando ci chiediamo “dove sta la fregatura” anche nelle storie che filano lisce.

Quello di Ester Viola è un libro di sorrisi, di mare e di scorci da Mergellina e anche di cieli plumbei milanesi in cui ti dimentichi di quanti altri posti luminosi esistono al mondo, c’è la capacità tutta femminile di intuire e accogliere, ma anche temere e combattere fantasmi che non esistono (o aleggiano solo nei pensieri). E se è vero che “l’amore è fatto di presenza. Non di altro, le parole non c’entrano. Le parole servono dopo, prima ci sono i corpi” è altrettanto vero che tutte le parole sull’amore di questo libro possono essere bussole, piccole tracce condivise perché ad amare non ci ha mai insegnato nessuno.

Giovanna Solimando

 

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