«Esiste un altro modo di vivere?»

«Non so» mi dice, «se fosse esistito, probabilmente lo avremmo trovato in America»

Nell’istante preciso in cui apri Gli ultimi americani (Mondadori) di Arianna Farinelli, accetti di intraprendere un viaggio che ti cambierà la vita, anche se non lo sai ancora.

Sei lì, davanti alle pagine, lo zaino pieno di storie, di nozioni apprese altrove, l’itinerario minuzioso che contiene tutti i posti che vorresti visitare, le emozioni, quelle già conosciute, che proverai lungo il tragitto.

E invece bastano poche battute, un prologo potentissimo, un primo capitolo che intreccia la vita e la morte, per stravolgere tutto. Per cambiare il senso e la potenza di un viaggio. Allora ti fermi, svuoti lo zaino, fai spazio alle emozioni e alle riflessioni che verranno, ti liberi dell’itinerario e assecondi l’unica urgenza che ti ha travolto: quella di lasciarti andare, di perderti sulle rotte migratorie di Lola, dello Scrittore e di Alma, tre protagonisti che partono da lontanissimo, con i bagagli pieni di violenza, di sogni andati a male, di relazioni tossiche mai assorbite, di storie sconosciute che raccontano altri mondi, altri spazi, che però si incontrano e si intrecciano a New York, dove tutto sembra possibile, soprattutto nel nostro immaginario, ma che, in realtà, si rivela quasi sempre un incastro irrealizzabile.

È come se in questi anni aveste avuto bisogno di assorbire quello che era accaduto. Avete vissuto come sospesi, quasi facendo finta che nulla fosse cambiato. È stato il vostro modo di sopravvivere all’urto, di rendere il trauma più sopportabile.

Eccoli, Gli ultimi americani. Ma chi sono? Come vivono? Quale spazio occupano?

Io li ho cercati e trovati ovunque. Nelle inquietudini dello Scrittore, nelle cicatrici di Lola, negli occhi velati di Alma. Sono loro e tutti gli altri. Siamo noi che continuiamo a cercare un posto, anche se ci sembra di aver già raggiunto la nostra destinazione.

Arianna Farinelli, con la sua scrittura poetica ed elegante, ha provato ad afferrarli scendendo in profondità, nelle loro crepe, nella solitudine che li avvolge, nello spaesamento di chi vive costantemente in viaggio e lontano dalla propria terra, nel sogno di tornare o trovarsi altrove, di ricongiungersi a qualcuno o a qualcosa, purché sia radice, appartenenza.  

E ci è riuscita, li ha afferrati davvero, consegnandoli ai lettori nell’unico aggettivo che potesse contenerli: ultimi. Che in alcuni momenti indica una posizione sociale, una graduatoria, ma in altri, in quelli forse più significativi, racconta un modo di stare al mondo, di percepirsi in relazione all’altro, di vivere e affrontare la vita.

Mi vengono in mente le parole di Oscar Wilde: “Forse, dopo tutto, l’America non è mai stata scoperta. Io personalmente direi che è stata appena intravista” E allora, a pensarci bene, l’America vista con gli occhi dello scrittore irlandese e quella narrata in modo impeccabile da Arianna Farinelli, è ancora inafferrabile, proprio per questo così maledettamente somigliante alla vita. Chi può dire di aver compreso tutte le sue contraddizioni? Chi ha perso, almeno una volta, il controllo della propria vita? Chi è stato sempre in grado di tenere il passo, di mantenere il ritmo?

Lola decise che non si sarebbe fatta da parte, che non sarebbe fuggita ancora, che se la vita l’aveva presa come bersaglio, lei quello sarebbe stata. E allora tango.

Agli animi inquieti non resta che questo: Viaggiare e ballare lungo il tragitto.

L’America, qualsiasi cosa voglia dire, prima o poi si paleserà all’orizzonte.

Emanuele Bosso
https://instagram.com/bosso_emanuele?igshid=YmMyMTA2M2Y=

Vai alla tua libreria di fiducia o sul sito Bookdealer
Oppure compra su Amazon