Numero 18 | Marzo 1999

Il Teatro Stabile di Firenze ha prodotto Hedda Gabler per la regia di Carlo Cecchi con Anna Bonaiuto nel personaggio protagonista. La prima a Firenze, poi a Roma al Teatro Quirino e in tournée successivamente a Napoli, Spoleto, Amelia e Vercelli, il teatro di Ibsen torna in scena in Italia, grazie a una regia sapientemente audace e accattivante, quella di Carlo Cecchi, che ha saputo donare, pur nel rispetto del testo, al dramma del grande drammaturgo norvegese, la forza ironica della commedia. Le tinte fosche della tragedia sono state levigate da un lavoro di ricerca, di pulizia dei personaggi, di attenzione ai riferimenti cromatici delle problematiche inquietanti e aggressive dei quadri di Munch, fino a delineare uno spettacolo ritmato, ma che nel contempo, permette di riflettere sulle contraddizioni di un mondo borghese, a tutto oggi, conformista e dominante.

Una concezione scenica diversa, in diagonale, crea uno spazio e una profondità in cui gli attori agiscono, come in equilibrio su questa sottile e invisibile diagonale, necessaria ai loro corpi per esistere nel tempo e nello spazio dello spettacolo. Il lavoro di Cecchi diviene estremamente interessante poiché è riuscito a creare in ogni personaggio una dinamica diversa su cui poggia l’energia dell’attore e i personaggi-attori non barano, ma ci mostrano le loro vere anime nude senza vergogna. Si applaude con la consapevolezza di aver visto e vissuto un modo diverso di affrontare un autore come Ibsen, un personaggio come Hedda, un mondo di conflitti, di interessi, che se tanto rispecchia la società norvegese dell’epoca, tanto ci mostra la nostra società alle soglie della fine del millennio.

Il così attuale, Henrik Johan Ibsen nasce il 20 marzo 1828 a Skien, una piccola cittadina norvegese, a pochi chilometri da Cristiania (così si chiamava allora Oslo). C’è anche da dire che fino alla metà dell’Ottocento, il Teatro scandinavo soffriva di un atteggiamento soporifero, con l’arrivo di Ibsen, lo stesso Teatro diverrà il pioniere di una nuova concezione di intendere e di affermare la funzione politica e sociale del teatro moderno. «Per me la libertà è la prima condizione di vita… e la più alta» afferma il grande drammaturgo e proprio da questa idea scaturiscono le affermazioni provocatorie che Ibsen fa assumere ai protagonisti e, soprattutto, alle protagoniste dei suoi drammi borghesi. Uomini e donne nel loro quotidiano, con le loro menzogne, i sogni, con l’incapacità di saper vivere nel mondo da loro stessi creato. Hedda Gabler (dramma del 1890) è l’antitetica eroina di questa società. Il logorante e lacerante male di vivere, questo rappresenta Hedda, una donna annoiata della sua stessa noia, tanto cosciente della sua inutilità da sentire il bisogno di «pesare su un destino umano» per dimostrare a se stessa che in lei esiste ancora una spinta vitale, quella pulsione alla libertà, tanto cara al suo creatore.

Certo il personaggio di Hedda Gabler non ispira molta simpatia, è troppo intelligente, è troppo tormentata, è troppo bella e viziata per poter suscitare un moto di semplice comprensione, ma lei stessa sembra non cercare la simpatia del pubblico, piuttosto preferisce dedicarsi a un crudele gioco, scegliendo come bersagli, il mite marito, lo studioso universitario Jorgen Tesman, lo scrittore, lo spregiudicato Loevborg, colpevole di essere stato incapace di sottrarla alla mediocrità imperante e infine il viscido traffichino, l’assessore Brack che non nasconde la sua attrazione per lei. Hedda spinge il gioco fino alle estreme conseguenze e la sua noia si tramuta in tragedia. Per Hedda è impossibile continuare a vivere in un contesto sociale che non permette nella sua immobilità, di sperare e di cercare una possibile libertà. Si spara con una delle pistole di suo padre: il generale Gabler.

Maria Caterina Prezioso

 

Hedda Gabler di Henrik lbsen
con Anna Bonaiuto, Sara Bertelà, Donatella Furino, Paolo Graziosi, Elisabetta Pedrazzi, Tommaso Ragno, Elia Schilton
scene e costumi di Titina Maselli
luci di Pasquale Mari
regia di Carlo Cecchi

 

Per leggere Ibsen

Il testo Hedda Gabler di Henrik Ibsen è pubblicato in Italia dalla Einaudi Collana Teatro e dalla casa editrice Edizioni Clandestine. Le opere complete in edizione economica sono pubblicate dalla Newton Compton.