Anno 1 | Numero 4 | Dicembre 1997

Volendo cominciare proprio dall’inizio è d’obbligo, e qui dietro si cela malamente anche una morbosa curiosità dello scrivente, chiedere a voi lettori “Cosa vi aspettate di trovare in un Bosco delle volpi?” Per cominciare delle volpi, volendo essere logici, e poi una gran quantità di alberi, bacche gustosamente commestibili, fiori e magari, nelle stagioni più fredde, anche un po’ di neve.

Fin qui ci troviamo tutti, più o meno.

Basta però leggere già la prima pagina del libro per rendersi conto che non tutto collima con le nostre razionali aspettative.

In questo bosco delle volpi possiamo tranquillamente incappare in un gangster che non sostiene il principio secondo cui un uomo per essere nobile debba lavorare e che, per questa ragione, preferisce guadagnarsi da vivere derubando il prossimo, ma un prossimo ricco come una banca, o meglio una Banca di Norvegia; questo gangster, tale Oiva Juntunen, durante una fuga da altri due criminali, suoi ex complici della stessa banca, Suti la Ruspa e il pluriomicida recidivo impiegato d’azienda Siira, si rifugia sul monte Kuopsu in Lapponia dove incontra il maggiore Remes, soldato devoto alla melangola in riposo sabbatico e potenziale cercatore d’oro; mal’ oro che il maggiore riesce a trovare è di tipo industriale, proveniente direttamente dalla riserva segreta di Oiva, a sua volta proveniente direttamente dalla Banca di Norvegia; tre lingotti d’oro di 12 kg ciascuno custoditi e protetti gelosamente, anche a costo della vita, dal nostro affezionatissimo gangster: a questo punto la volpe è necessaria, anche se si tratta di un volpacchiotto spelacchiato, soprannominato Cinquecentino per la sua golosità di bigliettoni da cinquecento marchi. A tali pittoreschi elementi non si poteva escludere l’aggiunta di un quarto personaggio: Naska Mosnikoff, arzilla novantenne in fuga per scampare a quei signori del Comune intenzionati a chiuderla in un ospizio per anziani.

Sono tutti personaggi in fuga quelli de Il bosco delle volpi (IPERBOREA 1996, pp. 267, L. 26.000). Con motivazioni diverse ognuno fugge da qualcosa; chi dalle autorità, chi da un vuoto che si illude di poter riempire con acquavite, chi da un criminale con pochi scrupoli se deve maneggiare un’arma decisamente contundente. La loro fuga però termina nello stesso punto, e finisce poi per unirli dando vita così a una serie di situazioni assurde che soltanto un autore eclettico e ironico come Arto Paasilinna poteva rendere in maniera talmente realistica da farcele sembrare “normali”; e quel sorriso che compare sul viso, a volte trasformatosi in vera e propria risata, non può essere che il segno di una simpatica e giocosa credulità. È poesia, e se è possibile è poesia e cinismo insieme questo romanzo di Paasilinna. …Vivere in galera con degli assassini è di una noia mortale. Non ne ho mai visto uno allegro.

La vitalità sprigionata si riflette nello stile, nella struttura del romanzo – suddiviso in molti capitoli – nel linguaggio veloce e senza mezzi termini. Non ci sono eufemismi ne Il bosco delle volpi, ogni cosa ha il suo nome e viene usato senza prendere per i fondelli il lettore dandogli zuccherini mielosi e fronzoli inutili.

È forse questa la caratteristica più bella di questo libro.

Quando i momenti si alternano, così come è nella vita la tristezza diventa tristezza, l’egoismo diventa egoismo; non c’è esasperazione dei sentimenti e non si tenta di accattivare il lettore facendogli provare le forte emozioni, lo si lascia semplicemente provare quello che proverebbe nella realtà, né più né meno.

Questo è anche il libro degli astuti stratagemmi, delle illusioni, di tanti piccoli equivoci che fanno di due ragazze di vita, due turiste ricche venute in Lapponia perché attirate dalle continue promozioni, in realtà senza mai risultati, di una agenzia turistica; che fanno di Juntunen il gangster, anche se gentiluomo, uno studente ingenuo e onesto venuto in Lapponia per studiare licheni.

Per quanto detto, e sicuramente per altro ancora, è stato bello immergersi in questo Bosco delle Volpi impiccate… dove, … Ancor oggi si può vedere una frotta di scheletri che, col favore del vento, ondeggiano ticchettando, appesi al loro nodo scorsoio.

Marisa Barile

 “Si vide mai il trionfo della giustizia e dell’equità? Esercitò la natura la sua legge arbitraria, o la società le sue sanzioni?”

Arto Paasilinna (Kittila, 1942), ex guardaboschi, ex giornalista, ex poeta, è autore culto in Finlandia e molto amato all’estero per il tuo travolgente humour, quella capacità di raccontare ridendo anche le storie più sconcertanti e tragiche. Nel 1994 scrive L’anno della lepre, Premio Acerbi 1994.

Molto noto è anche il romanzo, a impronta mitologica e ricco di grande spiritualità, Ukkosenjumalanpoika (1984; trad. it. Il figlio del dio del tuono, 1998), che costituisce una trilogia a sfondo religioso insieme a Herranen aika (1980, O mio Dio) e Auta armias (1989, Che il cielo ci aiuti). Più vari i temi affrontati in altre opere: dalle storie di guerre immaginarie (Operaatio Finlandia, 1971, Operazione Finlandia) a quelle di viaggiatori vaganti per mare e per l’universo intero (Paratiisisaarenb vangit, 1974, I prigionieri dell’isola del Paradiso), dai racconti di combattenti stellari (Onnellinen mies, 1976, L’uomo felice, da cui è stato tratto un film nel 1982) alle vicende di povera gente (Ulvova mylläri, 1981; trad. it. Il mugnaio urlante, 1997).

Distaccandosi dalla sua prima produzione, in parte legata alla tradizione popolare finlandese, P. ha affrontato in modo originale argomenti di grande attualità: la malattia mentale, la tortura, la distruzione del mondo, il suicidio di massa, l’emarginazione e la solitudine. Il suo aspro giudizio sulla società è evidente in Hurmaava joukkoitsemurha (1990, Piccoli suicidi tra amici), da cui è stato tratto un film nel 2000. L’unica via di uscita per parlare di argomenti tanto complessi e terribili sembra rimanere il suo dissacrante umorismo, come avviene in Hirnuva maailmanloppu (1999, Il nitrito della fine del mondo), un romanzo che vede nel ruolo di protagonista un cavallo e in cui P. sostiene la difesa della natura contro i falsi valori della modernità.

Oggi in libreria

Arto Paasilinna
Il bosco delle volpi impiccate
Iperborea, 2013

Traduzione di E. Boella
279 p., brossura
€ 16,00

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