Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini è un romanzo toccante e potente che esplora tematiche abbastanza insidiose, come il senso di colpa o la redenzione dei protagonisti.

Pubblicato nel 2003, e tradotto in lingua italiana da Isabella Vaj (e ripubblicato da Feltrinelli nel 2023 con la traduzione di Mariagiulia Castagnone n.d.r.), il romanzo è ambientato in Afghanistan, un paese ormai devastato dalla guerra dopo la caduta della monarchia e l’invasione sovietica nel 1979, segue la storia dei due protagonisti del romanzo, Amir, un ragazzo di Kabul appartenente ad una famiglia benestante del luogo, di etnia pashtun, e quindi sunnita, e Hassan, il figlio dei domestici della famiglia, appartenente all’etnia degli hazara, e quindi sciita.

La storia si snoda tra gli anni ’70 e successivamente con un salto temporale veniamo catapultati negli anni 2000, nel quale l’autore ci offre una panoramica storica e politica del paese, che fa da sfondo alle vicende personali dei protagonisti del romanzo.

Hosseini, con la sua scrittura cruda, lineare, ci mette davanti ad una delle scene chiave del romanzo, la gara degli aquiloni, che vede Amir e Hassan da sempre in competizione tra loro vivere un momento di pura innocenza, possiamo considerarlo uno dei momenti di più puri del romanzo. Tuttavia, per Amir, questa vittoria si trasforma rapidamente in una fonte di tormento quando assiste impotente all’abuso di
Hassan senza intervenire. Questo evento rappresenta un punto di svolta nella vita di Amir, segnando l’inizio del suo lungo viaggio verso la redenzione.

L’autore dipinge un quadro vividamente dettagliato della cultura afghana, della devastazione del conflitto, la sua prosa è ricca e descrittiva, capace di emozionare i lettori passo dopo passo. I personaggi sono molto complessi, capitolo dopo capitolo scorgiamo le ferite dell’anima di ogni singolo personaggio, dei loro più intimi segreti, specialmente quelli di Amir, il quale mostra una profondità psicologica notevole mentre lotta, anche dopo essere emigrato negli USA, con i suoi demoni interiori.

La vita travagliata di Amir continua anche dopo essersi lasciato alle spalle i demoni dell’Afghanistan, purtroppo dopo il matrimonio con la sua amata Soraya, la coppia si rende conto di non poter aver figli e tramite una lettera, Hosseini ci racconta il percorso di redenzione del protagonista; si dirige in Afghanistan per salvare Sohrab, il figlio di Hassan, da un destino terribile. Amir ritorna dopo anni nella sua patria, devastata dalla guerra e tormentata dalle leggi ingiuste dei talebani. Questo suo ritorno è emblematico perché non solo rappresenta la redenzione dell’essere umano, ma è una possibilità di riscatto nonostante gli errori fatti in passato.

Lo stile narrativo di Hosseini è tutt’oggi apprezzato, anche nei suoi romanzi più recenti come Mille splendidi soli o E l’eco rispose, perché è stato capace di intrecciare la storia dei suoi personaggi con quella del suo paese distrutto dalla guerra. Il cacciatore di aquiloni a distanza di anni colpisce e strugge l’anima dei lettori per la sua notevole empatia e compassione verso un paese che, ancora oggi, vive sotto una ‘dittatura’ che deturpa e distrugge giorno per giorno le bellezze di un territorio come l’Afghanistan.

Jennifer Mazzuca