Ex-Libris-0-8-11

Anno 0 | Numero 8 | Maggio 1997

L’ho conosciuto grazie al calcio, Soriano. Precisamente attraverso un racconto tratto dal libro Pensare con i piedi. Facevo scorrere i canali televisivi e la mia attenzione è stata colpita da un programma in cui Alessandro Baricco leggeva dallo Stadio Filadelfia, quello del grande Torino, un racconto affascinante intitolato Il rigore più lungo del mondo. Mi sono allora procurato una copia di quel libro e da quel momento il mondo di Soriano, dei suoi allenatori di provincia argentina, delle guerre risolte giocando al pallone, degli agenti segreti mascherati da Michael Jackson, degli improbabili viaggiatori attraverso la pampa che in mancanza di denaro giocano a carte i loro sogni … il mondo di Soriano, dicevo, è diventato un po’ anche il mio. Faccio il musicista e mi è più congeniale ascoltare musica. Non sono un divoratore di libri ma leggo spesso e con piacere; lo scrittore argentino mi ha aiutato a farlo ancora più volentieri. La sua semplicità di scrittura, le sue storie fantastiche ma nel contempo reali e crude mi hanno entusiasmato.

Raramente, leggendo, mi è capitato di emozionarmi come è successo con le pagine che narravano degli ultimi anni di vita di Stanlio e Ollio ormai al tramonto della loro carriera, alle prese con un John Wayne all’apice della propria popolarità. Mi sono ancor più emozionato, anzi commosso, leggendo su il Manifesto il ricordo di Soriano, il giorno seguente la morte di Marcello Mastroianni. È un articolo di un’intensità incredibile, dominato fondamentalmente dall’amicizia che li legava, profonda e allo stesso tempo spensierata, e dalla dignità di un uomo che parla di un amico, della sua voglia di vivere in quel modo e che, mentre scrive, sa che poco dopo toccherà anche a lui la stessa fine.

Quando leggevo quelle pagine non sapevo nulla della malattia di Soriano; solo pochi mesi dopo dallo stesso giornale ho appreso che Osvaldo da Mar del Plata, colui che con l’articolo su Mastroianni mi aveva fatto capire (in un mondo fatto di “Chi l’ha visto?”, “Stranamore” e via dicendo) che cosa sia la Dignità, ci aveva lasciati.

Ora la prima pagina di quel quotidiano; con un disegno raffigurante il grande narratore argentino in compagnia del suo fedele gatto, è appesa alla parete di camera mia.

Mentre scrivo la fisso ogni momento con ammirazione, rabbia e rispetto … Ciao Osvaldo, ciao giocatore di sogni, mi mancherai tantissimo!

Giorgio Silvestri