Anno 1 | Numero 8 | Maggio 1998

Mi leggi una storia? Mi leggi una storia? Leggimi una storia… Quante volte avete afflitto i vostri poveri genitori, pretendendo che si sedessero accanto al letto e sereni e sorridenti, con calma aprissero il libro, – quello colorato, con le figure – e leggessero, senza saltare un rigo e con ottima interpretazione, la storia che già conoscevate a memoria?

Da grande le storie uno se le legge da sé. Solo, in silenzio, la porta chiusa, o in treno, in biblioteca sst…! Concentrazione compenetrazione Leggo rileggo e straleggo, sotto sopra e tra le righe. Leggere le storie è un piacere personale e individuale, non puoi capire. Che qualcuno ci legga una storia da grandi, è ritenuta una necessità per non vedenti. Le letture pubbliche sono insopportabili, ci si distrae: quello, non mi piace come legge, porc… mi si è smagliata la calza, mi scappa, quando finisce?

Non la pensano così a Torino, alla Scuola Holden. Se da bambini eravate i rompiballe del “leggimi una storia, leggimi una storia” e, non si sa come, siete capitati alla Holden, avete avuto quel che meritate; tre ore di lettura per tre sere di seguito. Esiste una giustizia. Semplice, non ci vado: è maggio, fa caldo e poi c’è il Salone del libro, posso andarci solo dì sera e ho anche la riduzione… Va be’, di che si tratta? Il grande Gatsby di F.S. Fitzgerald. Non l’ho letto. Fitzgerald è quello di Tenera è la notte? Proprio, durante il Salone del libro, queste letture! Chi è che legge? Un’attrice, Paola Roman, e Baricco, Vacis, Lucarelli, Scarlini e Veronesi. Mah, chissà come leggono gli scrittori! Va be’, vengo.

Quella del grande Gatsby è una storia americana, raccontata da un certo Nick, agente di cambio, una persona onesta (“sono una delle poche persone oneste che io abbia mai conosciuto” dice di sé). Nick va per caso ad abitare vicino ad una grande villa sul mare dove ogni sera c’è una festa e arriva gente elegante e allegra. Una sera vede il proprietario della villa fissare malinconico un punto luminoso sulla costa opposta. Non lo conosce, sa solo che si chiama Gatsby. Capita che Gatsby inviti Nick ad una delle sue feste. La gente dice che Gatsby si è arricchito in modo poco onesto, traffica in contrabbando. Forse ha ammazzato un uomo. L’enorme e lussuosa casa di Gatsby ha una biblioteca, che Nick scopre quella sera girando per la casa con la sua amica Jordan. “Aprimmo una porta dall’aria importante e entrammo in una spaziosa biblioteca gotica, con pannelli intagliati di quercia inglese, probabilmente trasportata intatta da qualche castello in rovina”. Nella biblioteca c’è un altro ospite, anziano e un po’ ubriaco che, indicando i libri dice meravigliato “E inutile che vi prendiate il disturbo di accertarvene. L’ho già fatto io. Sono veri” “I libri?” Annuì. “Assolutamente veri: hanno le pagine e tutto. Credevo che fossero di un bel cartone resistente. Invece sono assolutamente veri.”

A questo punto, lo confesso, mi sono distratta. Gatsby somigliava a Citizen Kane, la biblioteca con i libri finti, di cartone era quella della casa di Barbie. Mi è venuto anche in mente Luciano di Samosata che scrisse un libro intitolato “Contro l’ignorante che colleziona libri”. Avevo sentito di persone ricche che lasciano all’arredatore il compito di allestire una biblioteca, costosa e autentica, purché le copertine dei libri si intonino con la tappezzeria.

Non so come, va’ a capire i misteri della mente, mi sono poi rivista l’anno prima al Salone del libro. Giravo per gli stand come un bambino al Luna-Park, esclamando con gioia e meraviglia alla vista cli tutti quei libri. Raccontami una storia… Raccontami una storia … Ma, alt: vedere e non toccare. Una mostra, neanche una fiera, altrimenti potrei comprare qualche libro a buon prezzo. A che serve ’sto Salone del libro?

Tornando ad ascoltare la lettura, vengo a sapere che Gatsby e Nick diventano amici, e che il punto luminoso sull’altra costa è la casa di Daisy, la donna che Gatsby ama da sempre, ma che è sposata con il ricco e famoso Tom. Gatsby sa che Daisy è la cugina di Nick… Non vi dico altro. Trovatevi qualcuno che ve la legga. La storia del Grande Gatsby è di quelle che sì possono leggere davanti a un microfono. Chi legge diventa Nick, che racconta agli amici di quella volta a casa di Gatsby, di Daisy, Tom, Myrtle e Jordan e di come, quell’altra volta finì.

Così, tra una cosa e l’altra, quest’anno al Salone del libro non ci sono andata.

Le due sere successive sono tornata alla Holden a sentire la storia del grande Gatsby, ho anche comprato il libro. Che l’abbiano fatto a posta, quelli della Holden, a organizzare le serate di lettura proprio durante il Salone del Libro?

Maria Antonietta Nigro

“Soltanto Gatsby, colui che dà nome a questo libro, restava fuori dalla mia reazione: Gatsby, che rappresentava tutto ciò che suscita in me disprezzo genuino.”