Sylvia ha sette anni nel 1980 quando la sorella maggiore scompare, e da questo momento la sua intera vita cambia, si creano voragini incolmabili dentro di essa e dentro le mura di casa; i legami della sua famiglia si sfaldano, e in una eterna attesa, Sylvia cresce, cerca di vivere, inizia a scrivere; la medicina della scrittura è miracolosa ed è la cura che le permetterà di raccogliere e raccontare tutto il suo dolore.
Il libro di Aisha è il suo grido, che è multiforme: è un memoir, è una autobiografia, è una indagine, è un romanzo ibrido che in questa ‘non forma’ potenzia la sua voce, che diventa per il lettore, intima e potente, tenera e sconvolgente.
Sylvia Aguilar, scrittrice messicana, ci ha donato con una tangibile corrente di costante sofferenza la sua storia, anche quella di sua sorella, ma principalmente ci ha permesso di leggere il grande vuoto che ha lasciato quest’ultima.
Patricia parte per un soggiorno di studio in Inghilterra, si innamora, e non torna più.
Da questo momento in poi non si chiamerà neanche più Patricia, per dovere, per imposizione, diventerà Aisha, si convertirà all’Islam, rinnegherà la sua famiglia, le sue tradizioni, la sua cultura, tutto il suo mondo.
“Cos’è che ti stanno portando via, quando ti portano via il nome?”
Apparentemente il tema può sembrare quello religioso, e lo è in grandissima parte, ma la verità è che il rapporto di Aisha, con il marito, si è mescolato perdendo ogni tipo di traccia negli abissi pericolosi del fanatismo e della deriva integralista.
Bisogna quindi scaricarsi da ogni tipo di retorica e di sovrastrutture, e concentrarsi su quello che emerge in questo libro in maniera chiara e accecante: il tema dell’abuso e della violenza domestica sulle donne.
“Perché l’Islam è solo la punta di questo grande iceberg in cui tua sorella ha congelato la propria vita.”
Sylvia, testimone parziale, lontana, bloccata in un limbo di paure, ci racconta in capitoli brevi, con punti di vista diversi carichi di tensione, gli sconvolgimenti umani delle persone coinvolte.
“Non c’era Dio né profeta né religione che l’avrebbe salvata da un uomo.”
Ogni capitolo si chiude con una frase poetica, forte, alcune volte metaforica, che diventa per il lettore momento di riflessione.
“Non dirà che ha dovuto mettere via le nostre foto e che, in pratica, non può ricevere visite di nessun tipo. Mamma porta fuori solo l’immondizia di casa. L’immondizia di famiglia.”
Ventanas, nuova casa editrice indipendente fondata nel 2023, ci ha fatto conoscere un’autrice con una penna forte ma allo stesso tempo sensibile e profonda. Pagine Controvento è la “mission” che si trova sul sito di questa nuova casa editrice; questo romanzo è controvento.
Caterina Incerti
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