Numero 15 | Dicembre 1998

Se di me non avessi memoria,
degli altri e del mondo,
potrei vedere il mio viso scomparire
ingigantito o perso, la pelle
impallidire per poco sangue
o troppo ormai pesante;
guardare indifferente
la discesa dei muscoli, la carne
che si rovescia su se stessa,
lo sguardo che si scioglie disattento
ai paesaggi, alle ore, ai continenti
e proseguire nel prossimo balletto
o salterello.

E non dovrei osservare a uno a uno
i segni del bicchiere sopra il tavolo
per ricercare nella densità dei cerchi
il peso involontario di una mano.

Non dipende da me
riconosco che non dipende da me.
Dipendesse da me
sarei un felice completa dipendenza.

Eternità e morte insieme mi minacciano:
nessuna delle due conosco,
nessuna delle due conoscerò.

Patrizia Cavalli forse non cambierà il mondo con le sue poesie, parafrasiamo pure il titolo della prima raccolta proposta nel volume di Einaudi. Eppure, anche se il mondo non lo cambia, Patrizia Cavalli lo alleggerisce, lo tinge un poco di fresco.

Sorride, Patrizia Cavalli, sorride e scrive versi che sono rapidi guizzi, acuti epigrammi, squarci di immagini e pensieri. Ma quel che più rimane, alla fine, ciò che nei versi più si vede, è proprio il suo sorriso divertito e lieve, ironico anche nella malinconia, anche nella disperazione. Chi legge qualche sua poesia e poi abbandona il libro sul divano perché ha delle faccende da sbrigare, perché c’è la spazzatura che puzza o il dentifricio da comprare, esce di casa con la testa svuotata, leggera e piena di immagini leggere. Si avvia verso il cassonetto dell’immondizia e sulle labbra gli spunta il sorriso lieve di Patrizia Cavalli. Non si capisce bene da dove venga quel sorriso, ma gli rimane lì, appiccicato sulla bocca. Scaraventa la spazzatura nel cassonetto e vede un gatto randagio, un trovatello che sa il fatto suo.

Non giochi più, mangi soltanto,
ma il tuo collo rimane piccolo.
E hai tante pulci!

Il gatto randagio ha gli occhi più gialli, la coda è più ritta, alta e felina. Chi legge Patrizia Cavalli e poi va a comprare il dentifricio, occhieggia di qua e di là, si dà da fare ad assorbire il mondo, si accorge di andare sempre di fretta, di perdersi il meglio delle cose. Alla cassa del supermercato, col dentifricio in mano e i piedi scalpitanti, posa uno sguardo leggero sulla vita, sulle piccole e grandi cose, sui passanti frettolosi e sugli amori, sulla morte e sulla morte in vita. Viene voglia di innamorarsi, di bere le giornate di sole e di regalarsi emozioni, di ridere e tremare.

Due ore fa mi sono innamorata.
Tremo d’amore e seguito a tremare,
ma non so bene a chi mi devo dichiarare

Nei suoi versi, Patrizia Cavalli vaga un poco sonnolenta; ciondola come tra i muri di casa, pigra in una domenica mattina. Girella piano tra bagno, cucina e camera, si ferma a guardare una macchia sul muro, raccoglie una carta caduta per terra, beve un bicchier d’acqua, carezza il gatto affacciata alla finestra. È una poesia che si avvolge su se stessa, eppure non si aggroviglia in gomitoli intimi e annodati di contorsioni. Non ci sono sfoghi a squarciagola, non ci sono fiumi di trepidazioni. È una poesia che rimane piana, limpida, semplice. E pure quando si agita, Patrizia Cavalli sorride di se stessa:

Riderò sparlerò
racconterò bugie.
E domani l’avrò già dimenticato.

perché la vita passa, e con lei le nostre emozioni. Rimane giusto il tempo di abbozzare un sorriso, lieve, prima di chiudere il libro e tornare alla spazzatura e al dentifricio.

Laura De Palma

«Del suo silenzio io sono invidiosa
e di come si appoggia a un davanzale
lasciando alla luce i suoi miracoli.
Sembrerebbe un ballerino smemorato
se qualche volta non sorridesse
come a scusarsi di tanta bellezza.
»

In libreria

Poesie di Patrizia CavalliPatrizia Cavalli
Poesie (1974-1992)

Einaudi 1992
Collana: Collezione di poesia
253 p., brossura
€ 15,50

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