Un paio di mesi fa (nel 1999, ndr) Abraham B. Yehoshua ha tenuto a Torino un ciclo di tre lezioni sul racconto breve. «La storia è importante, Aristotele: senza storia non c’è tragedia. La fine non è soltanto ciò che per caso capita in conclusione. Ancora Aristotele: c’è un inizio, un senso, una fine. La struttura dipende dalla fine, dalla fine si comincia a costruire la storia. Anna Karenina, ad esempio: noi sappiamo, dobbiamo sapere che alla fine, dopo 600 pagine, morirà. Là sta lo scopo, il senso della creazione, non c’è altra possibilità: una e una sola è la fine. La buona letteratura non lascia alternative.»

Emidio Clementi è un bassista e un cantante, ed è anche l’autore, oltre che di questo romanzo e di una serie di racconti, dei testi del suo gruppo, i Massimo Volume. Se però gli domandi se lui, quando scrive, sa dove andrà a parare, ti dirà che no, proprio non ne ha idea quando incomincia. E poi magari non gli interessa neppure… Forse segue un qualche suo impulso interiore, forse lo fa quando è particolarmente incazzato col mondo (non è un brutto modo di vendicarsi), forse non gli va di dirtelo.

Del resto tu-lettore il tuo bel libro confezionato ce l’hai, che cosa pretendi ancora di sapere, che cosa vuoi di più? Fatto sta che Il Tempo di Prima (Derive/Approdi) sembra partorito da uno che la sa lunga sul mestiere di scrivere, uno che ha il senso del ritmo, degli spazi coinvolti, che muove i suoi personaggi come uno scacchista sgamato le sue pedine. Uno che possiede una sua lingua e che non si cura (credo) dei riferimenti, delle parentele letterarie, che qualcuno può prendersi la briga di andare a cercare. Del resto lui è abituato al fatto che le parole, in quanto molecola di una canzone, devono rispondere a certe regole, a una certa metrica imposta e particolarmente rigorosa; che più in là non si può andare, proprio come il saltatore non può battere oltre la linea bianca per spiccare il volo.

Tutto questo però sta dalla sua parte, quella dell’autore. Noi che siamo al di qua leggiamo una storia. Che a dire il vero sta racchiusa tutta in uno spazio piuttosto ridotto – un pezzetto di provincia italiana, per nulla affascinante oltretutto. C’è un lago (melmoso), un albergo modesto (con 22 stanze) che d’estate ospitale famiglie, e dove d’inverno si rifugiano i rappresentanti con le puttane. Il nostro arriva in paese: ha venduto la sua casa, perché pensa che non tornerà indietro, e adesso cerca un posto dove stare e un lavoretto da fare. Senza grosse pretese né aspettative: l’unica cosa che sa per certo è che le carte devono aver sbagliato a predirgli il futuro… «avevano detto che ci sarebbe stata un’isola nel mio futuro. Ma io ero sicuro di essere stato preso in giro. Ho sempre associato le isole, il mare, il vento. “Com’è possibile?”, mi ero chiesto. “Le carte non riescono a scoprire neanche una cosa così banale su di me, che odio il vento?” ( … ) Così mi ero trasferito una trentina di chilometri più a sud, sulle rive di un lago artificiale, il lago di Suviana.»

Chi conosce i MV, almeno un po’, sa quali sono le storie che Emidio racconta: persone strane, che pigliano botte, amori, infelici, soffitte da svuotare, pezzi di strade che si allungano davanti e dietro a uomini e donne che camminano con andature oblique: quelle chi ha la testa shakerata di alcol e pesante di fumo. Voglia di ricominciare per vedere che succede. E lasciarsi indietro tante cose, in quel modo che fa un po’ male – ma ci si sente grandi e anche un po’ eroici. E naturalmente sempre splendidamente perdenti.

«Così partimmo per il mare. Edoardo sfoggiò per l’occasione un paio di pantaloni bianchi con le pence e una giacca a righe bianche e azzurre dal taglio abbastanza discutibile. “La riconosci?” Fu la prima cosa che mi disse vedendomi. Scossi la testa. “Albert Finney in Sotto il Vulcano. Solo non sono sicuro se la giacca avesse i bottoni neri o se erano bianchi come nella mai.” (…)

Decidemmo di andare verso la Costa Adriatica.»

Barbara Basso

«Se qualcuna si fidanza con me, stasera scriverò per lei una canzone.»

Il libro

Emidio Clementi
Il tempo di prima

Derive Approdi, 2000
Collana: Vox
168 p., brossura

Il libro attualmente è fuori catalogo