Il volo dell’occasione è un romanzo delizioso che ha la capacità di trasportare il lettore in un tempo altro. Ed è lì che ad un certo punto ci si ritrova, nella Parigi di metà novecento tra affascinanti antiquari e abili rigattieri, che li riconosci facilmente; il narratore fornisce i mezzi necessari per comprendere. I rigattieri li ho visti per la prima volta in questa storia, in quel tempo, coi soldi stretti da un elastico a rigonfiare le tasche del giaccone in pelle. Un tempo nel traffico di allora, che si immerge nei boulevard e negli odori dei cafè, come al Cafè de Flore, il crocevia di Saint-Germain. Il protagonista, che è anche la voce narrante, ha la sensazione che in quel luogo dev’esserci l’Aleph «Il Lapis Niger, il Miliarum Aureum, l’origine di tutto, l’imbuto che ingoia ogni cosa, il sottoscala che mostra l’universo, voglio dire» e chi legge, pur non possedendo nozioni di alchimia, certamente riuscirà ad afferrare ciò che lo scrittore mostra con quel suo dire amabile, grazie alla sua profonda capacità affabulatoria. E sempre al Cafè de Flore scorrono i profumi, i suoni delle storie che passano e sembrano ripetersi, affascinando il narratore che brama le storie, per potersi innamorare di qualche trama particolare, ed eccola che accade.

Se si desidera intensamente, accade.

Quella che lui segue è la storia di Renant; lo incontra per la prima volta al Drout, era seduto accanto a lui con addosso la forfora e uno strano odore, e al rigattiere coi soldi che ingrossavano le tasche. Entrambi volevano accaparrarsi un vecchio orologio, rotto. È Renant ad aggiudicarsi il pezzo con la ballerina che indicava le ore, ma le lancette erano ferme da tempo. E lo rincontra ancora, dopo un breve periodo, assorto verso il banco di un altro rigattiere. Cosa guarda? L’oggetto del desiderio è sempre lo stesso orologio rotto, e pure brutto. Può essere? Strano ma vero. Allora il narratore a caccia di una trama, s’immagina che, «Renant, quella mattina, al mercato, s’era imbattuto in un’occasione perfetta: riprendersi parte del passato che, chissà come e perché, aveva perso. Era questo il suo destino di collezionista: tornare a possedere quell’orologio. Si era lasciato beatamente travolgere dalla sua passione e certo aveva considerato quel caso quasi come un invito della sorte, o meglio, una prova della capacità di piegarla ai propri desideri. Una dimostrazione della propria forza. […] Ci si lascia cullare dalla meraviglia di una specie di musica delle sfere. E quasi si crede di essere stati capaci di possederlo, il caso, l’occasione. E nell’acquisto si rinnova il piacere del potere. Sembra quasi di ripercorrere il tempo, replicare gli istanti passati, tornare indietro, e correggere, potendo, il passato.»

Tutti, ad un certo punto, ci lasciamo trascinare dentro la trama che il narratore imbastisce per sé, sopraffatti dal richiamo che hanno certe storie dal sapore gotico, dal fascino del mistero, e dalla curiosità per certi omicidi, passionali.

L’occasione è un volo fugace, irripetibile, e mi chiedo se realmente sia qualcosa di già scritto nel nostro destino, e che sia in grado di compierlo, nel bene e nel male. Ciò che si perde è perduto per sempre, non si può pensare che «ripossedere qualcosa che abbiamo amato ci restituisce il tempo in cui abbiamo amato», e se lo fa è solo un’illusione. L’occasione non torna, generalmente. E se torna, non è esattamente la stessa, ci inganna forse, ma l’imbroglio è solo un tranello della nostra mente che desidera ripetere l’occasione. Sognare.

Il narratore che insegue la sua storia, tuttavia, non sembra essere abbastanza consapevole del «peso dei luoghi nelle storie in cui ci s’ imbatte» contrariamente al vecchio giornalista Morel, che di storie, a Parigi, ne ha seguite molte, e che probabilmente conosce anche quella che appartiene a Renant, e alla magnifica donna che ritroviamo con lui: Blanche. Ma se la conosce, non vuole parlarne, almeno fino a quando non lo ritiene opportuno, quando l’adepto è in grado di perseguire la “Grande Opera”.

«La gente è distratta dalle incombenze quotidiane; vittima della cecità e dell’abitudine. Si lascia attrarre dalla corrente superficiale delle cose, e non bada ai sintomi, agli indizi. […] Non sa che il tempo, nel suo procedere, può generare mulinelli, vortici in cui si nasconde l’eternità.»

Il volo dell’occasione è stato pubblicato per la prima volta da Longanesi nel 1994 poi da Fazi nel 2004. TerraRossa Edizioni lo ripropone per la sua forza narrante che, personalmente, mi ricorda molto quella di Maugham. Un romanzo che consiglio vivamente.

Alessandra De Angelis