Parlaci di te

Bolognese di nascita sono stata catapultata e adottata dagli Stati Uniti tra la fine dell’infanzia e l’inizio dell’adolescenza. Scardinata da tutto ciò che conoscevo e immersa in una cultura, lingua, paese completamente estraneo proprio in quel delicato momento della vita dove si inizia a prendere coscienza e si tenta di sviluppare un “se” nuovo, autonomo e indipendente dal nucleo familiare. E quel “se” si è inevitabilmente adattato alla situazione e ha imparato a nutrirsi di tutto ciò che è sconosciuto, luoghi, persone, culture diverse e sempre nuove. Così si è fissata saldamente la rotta che avrebbe preso la mia vita.

Un percorso fatto di tanti paesi, persone ed esperienze diverse. Ho abitato e lavorato in Francia, Inghilterra, Austria, Qatar, Canada, che alla fine mi ha riportato in Italia, a Torino, dove ormai abito da quasi 10 anni, per scelta.

È stato il lavoro a portarmi in tutti questi paesi, un lavoro in continua evoluzione, che cambia sempre, si arricchisce da ogni ruolo ed esperienza e mi porta a voler affrontare sempre nuove sfide.

Ho iniziato con una laurea in Giurisprudenza, un master e un’esperienza lavorativa nel settore dei diritti umani nelle organizzazioni internazionali. Poi sono passata alla pianificazione e la gestione dei grandi eventi per riaffacciarmi, negli ultimi tre anni, al settore no profit.

Da quanto tempo lavori per la tua azienda e in che consiste il tuo lavoro.

Dal 2016 sono il direttore di un’associazione filantropica, Réseau Entreprendre Italia. Una rete di associazioni di imprenditori italiani che supporta gratuitamente i neo imprenditori nello sviluppo delle loro aziende, con la finalità di creare nuovi posti di lavoro sul territorio. In particolare mi occupo dello sviluppo della rete associativa sul territorio nazionale e della formazione e coordinamento delle associazioni già attive.

Quanto è stata importante la tua formazione per quello che fai oggi?

Ho scelto di studiare Giurisprudenza con la convinzione che imparare il diritto, la sua storia e la sua evoluzione mi avrebbe permesso di conoscere lo scheletro che regge la società, qualsiasi società, e pertanto mi avrebbe aiutato a comprendere meglio il mondo in cui vivo. Non ho mai voluto svolgere una professione forense, mi serviva lo studio del diritto come strumento per capire il mondo. E così è stato, i miei studi si sono rivelati un preziosissimo aiuto in ogni lavoro che ho svolto. Certo avrei potuto scegliere filosofia o scienze politiche, ma sono una pratica, ed il diritto è pratico.

Tutto il resto l’ho appreso lavorando, provando, sbagliando e riuscendo. Grazie a degli insostituibili maestri e dei terribili despoti, entrambi fondamentali nella mia crescita personale e professionale.

Ormai posso dire con quasi assoluta certezza di appartenere alla fastidiosa categoria delle “teste calde”, senza le angherie di un capo dispotico, le tirate di orecchie (vere) di un capo stressato e l’immensa pazienza di chi è riuscito a vedere e coltivare le mie potenzialità oltre il primo strato di esplosivo non sarei quella che sono oggi.

I libri che ruolo hanno nella tua vita?

I libri nella mia vita hanno avuto un ruolo fondamentale fino a quando non si sono verificati, praticamente in concomitanza due avvenimenti.

  1. La nascita di mia figlia
  2. La produzione smisurata di serie tv fruibili in ogni momento

Fino al 2013 ho divorato libri, di qualsiasi genere marca e modello, spesso con troppa fretta e foga per apprezzarli veramente fino in fondo. Non so se esiste il “binge reading” ma penso di esserne stata affetta per molti anni.

Dal 2013 con Olimpia è arrivato il sonno costante, la mancanza di tempo e la comodità delle serie tv che si riescono a seguire anche se metà cervello è spento. Leggo ancora, non mi sono del tutto rincoglionita, ma faccio molto più fatica ad arrivare alla fine di un libro che non mi appassiona al 100%. Sono diventata molto più selettiva. I meglio informati direbbero, che semplicemente sto invecchiando. E così sia.

Sto aspettando con ansia che Olimpia cresca abbastanza per apprezzare Harry Potter, l’intera saga mi guarda dallo scaffale, pronta per essere riletta con la stessa emozione della prima volta. La mia amica Laura penso ricordi ancora, con astio, un viaggio a Londra dove non le ho praticamente mai rivolto la parola perché troppo impegnata a finire l’ultimo libro uscito, rigorosamente pre-ordinato alla Feltrinelli International ed atteso con ansia per mesi.

I libri sono stati importanti per il lavoro che fai?

I libri insegnano a conoscere il mondo, le altre persone e le altre culture. Quindi sì, senza ciò che ho imparato nei libri non sarei mai riuscita a viaggiare ed integrarmi con le persone e culture con le quali ho convissuto.

C’è un libro in particolare che ha avuto un ruolo decisivo in quello che sei oggi?

Due autori, Michael Cunningham e John Fante.

Ce ne vuoi parlare brevemente?

Michael Cunningham con Una casa alla fine del mondo e Carne e Sangue, due capolavori sul concetto di amore e soprattutto di famiglia, sull’evoluzione del suo ruolo nella storia e nella società.

Di Fante scelgo Aspetta Primavera Bandini, per me Arturo Bandini è l’unico vero antieroe moderno e lo amo alla follia, riflessivo, sfortunato, umorale, sognatore. Squattrinato e col cuore a pezzi.

Intervista a cura di Angela Vecchione