Questa intervista è stata fatta nel 1999.
Tanto altro è capitato ai Perturbazione: un Sanremo, 7 dischi, tantissimi concerti in Italia e all’estero. Da pochi giorni è online il video della prima traccia del nuovo album in uscita in primavera.
’36’, l’ultimo disco dei Perturba (nel 1999, ndr), è scritto per 4/5 in italiano.
Uh uh.
La prima traccia si intitola ‘Lontano da qui’: è ispirata a un libro di Tahar Ben Jelloun…
Sì, un libricino che si chiama Dalle ceneri che avevo trovato in un centro sociale. È l’unica cosa che ho letto di lui. [Si tocca il mento, cosa che fa abbastanza spesso, mentre parla. Lui è Tommaso, Cerasuolo, voce+basso] Il casino dei riferimenti letterari è che sembra che uno voglia subito darsi un tono, invece io, beh, sono un ignorante scafato … Ogni tanto leggo i libri, ma non è che abbia una particolare competenza. Questo comunque parla della guerra del Golfo, ma il punto di vista è quello della gente, del popolo bombardato, non di chi combatte. C’era questa idea delle due morti differenti: da una parte le bare, coperte, chiuse, e tutto il resto. Dall’altra i morti dei quali non si ritrova più niente, di cui nessuno potrà cercare niente, perché sono sparsi ovunque… tra le ceneri di tutto quanto.
L’hai scritto tu il testo?
No: ho cercato di raccogliere il senso di quella che è l’ultima parte del libro, che è poi una lunghissima poesia, usando delle frasi sue e attaccandoci delle robe mie, funziona! Un po’ come abbiamo fatto con A huge mistake; che è tratto da McEwan: ero rimasto talmente fulminato da un brano che ne avevo preso un pezzetto, abbastanza circoscritto, arricchendolo di cose che io ci avevo più o meno visto. Così.
E invece ‘Domenica interno notte’…
Be’, quando l’ho scritta ho pensato, questa non la faremo mai… mi vergognavo, è proprio il massimo del cattocomunista, se vuoi. [risate] È nato per ultimo, questo pezzo: volevamo fare il mini per Natale, ma non era finito, stavamo quasi per mollare… C’era questa canzone e una sera io ho guardato quel testo lì e ho detto be’, ci sta!
È bello, è il pezzo preferito di molti.
Anche a me piace, insomma sì forse ho qualche dubbio su come è stato composto, non c’è un minuto di pausa musicale: va tutto dall’inizio alla fine, poi smette, no? L’ho scritto mentre ero a letto, sai, nel momento in cui appoggi la testa al cuscino, e senti il cuore che fa tu tum tu tum. Questi passi sulla neve… insomma è nato così. Il titolo l’ha tirato su Rossano [Lo Mele, batteria], ed è molto azzeccato. È il sentimento, penso comune a tutta l’umanità, della domenica desolata, una giornata di merda che conclude una settimana spesso disastrosa. Poi io ci aggiungo il fatto che i miei sono divorziati, io da piccolo la domenica andavo da mio padre, e poi c’era questo ritorno a casa, che era sempre pieno di mestizia. In tv c’era la domenica sportiva, domenica sprint tutte quelle cose terribili che dalle 6 in poi determinavano la fine della giornata. Unisci poi il fatto che ”la domenica non si esce’; ”la domenica si piglia la pizza perché ci sono i cugini’; ”si è stanchi della montagna” e altre puttanate terribili che te la fanno odiare… e soprattutto ti fanno venire una voglia disperata di cagare più fuori che mai, la domenica: ”andiamo fuori e facciamo festa tanto che domani non riusciamo neanche a lavorare!” Sarebbe questo lo spirito giusto per affrontare la domenica sera…
Da lì poi è nata tutta la riflessione.
Giovanardi ha sentito il vostro disco: “Bello!” ha detto. [È probabile che presto li vedremo sullo stesso palco, Perturbazione+ La Crus!]
È difficile usare le parole, in italiano, dire certe cose senza cadere subito nella canzonetta sanremese più becera o nel cantautorale del cazzo. E loro secondo me ci riescono bene.
In ‘Dal silenzio’, non so perché ma visivamente proprio, più che altrove mi viene in mente Elena, la violoncellista.
Sì, perché lei in quel pezzo ha una parte fondamentale. In generale, all’inizio sono Cristiano e Gigi che hanno un molo più determinante nella composizione dei pezzi: tirano fuori le idee iniziali, poi si comincia a lavorarci tutti. Elena, arriva alla fine. Ci mette sempre delle cose molto belle.
Cristiano [Lo Mele, chitarra] non è molto che suona con voi.
Da maggio scorso, ormai. È arrivato quando si è trattato di presentare il disco. C’erano delle parti che non riuscivamo a rendere, poi gli abbiamo chiesto di restare…
Mentre Gigi [Giancursi, chitarra] scrive pure lui i testi, insieme a te. Com’è cantare cose scritte da qualcun altro?
Bello! A me piace molto, La corda di vetro però, per esempio, ha una melodia del ritornello che è terribile, quel nana nana [canticchia]: cantarlo è un casino. Sarebbe un pezzo molto bello, ma dal vivo non lo suoniamo mai.
Tommaso è una delle voci più belle che ci sono in circolazione in Italia.
Non lo so, io non me ne rendo conto. Certo, sento che è particolare: ha un timbro. Non so poi, anche i Led Zeppelin, dico: Robert Plant ha una bella voce, ma è pallosa! Anche Janis Joplin… Invece ci sono, per dire, Ella Fitzgerald, Mina: bellissime voci. Anche quella cantante jazz, della prima metà del secolo, quella che ha vissuto una vita tristissima, non ricordo il nome… La stessa Nina Simone.
Com’è che hai cominciato tu?
Quando studiavo a Trieste stavo in un coro. Quando Giorgio, il vecchio cantante dei Perturba, se ne è andato (io suonavo il basso, allora, eravamo un trio), ho detto ”provo a cantare io’. Poi ho studiato un paio d’anni.
Quest’inverno i Perturbazione hanno suonato al Macabre di Bra, un bel concerto: il pubblico era molto preso. Partecipe. Tommaso girava fra la gente, mentre il filo del microfono si arrotolava e avvolgeva le persone che ballavano. Nessuno fa tanto, di scendere in mezzo al pubblico intendo, e cantare lì.
‘Fake b-movie star’ è l’unico pezzo in inglese dell’ultimo disco…
Sì, originariamente era scritto in italiano, ma non era un testo, e non era nemmeno un racconto… È una storia da cazziato, mi è venuta in mente una notte mentre camminavo per Rivoli da solo. Hai presente quella sensazione di quando cammini, o sei in bici: se sei in campagna poi è veramente il massimo. Oddio, io con tutte queste cose new age ci vado di solito molto piano, però in effetti trovo che gli alberi abbiano qualcosa… Chenneso, se sono di cattivo umore faccio una passeggiata nei boschi e mi passa. La premessa alla storia comunque è… mah, nemmeno io so bene cos’è che è successo. Mi incuriosiva immaginare un personaggio da fumetto, vestito tutto di nero, col cappellone a tese larghe, tipo i fumetti dei fratelli Hernandez. Un personaggio tristissimo, che venisse da una storia di dolore, e che non è cattivo, ma che la gente crede cattivo. Si muove in questa città, e tutte le volte che c’è un omicidio la gente pensa che il colpevole sia lui. Ma non è vero, anzi è proprio lui che salva le persone. Cammina per le strade, di notte, la gente lo vede e scappa, ma lui essenzialmente è solo. Poi viene il giorno e torna in casa. Quella sera che camminavo per Rivoli, a un certo punto, c’era questa porta aperta, nera. Allora sai, ti piglia un po’ male, pensi che cosa ci sarà dentro. E se vedessi due occhi? L’idea era che nessuno in realtà sa cosa c’è dietro la porta, ma il personaggio vestito di nero lo sa. Lui l’ha visto, e dopo di allora non è mai più stato lo stesso e anzi si è vestito così. Bon. Tutta questa cosa qui ha partorito questa robina [ride].
Poi si parla di video, com’è che in Italia se ne fanno di così brutti? Non se ne può più di questi con la gente che suona…
mammamia, davvero, chissà perché i video più belli li fanno quelli che fanno musica soprattutto con le macchine, che so, i Chemical Brothers. E invece ti senti dire ”sì però, quelli fanno musica elettronica, se sei un gruppo ‘vero’ devi far vedere che suoni”. Che poi non è detto che il gruppo non ci possa entrare: vedi i Blur con la storia del cartone del latte che va fino alla finestra della sala prove.
Poi racconta di 2 video che gli piacerebbe realizzare, ma non ve li dico perché chissà che non si facciano, prima o poi. Ma all’atto pratico è possibile farne? Costa molto realizzare un video?
Noi in realtà abbiamo la possibilità di farlo perché c’è questa cooperativa di mio fratello, dove ci sono un sacco di macchine, mezzi. Il punto però è che non ha senso realizzare un video se poi non c’è modo di farlo girare.
Poi gli viene in mente del singolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti che passa ora su Tmc2.
Occhi bassi: secondo me è bellissimo. Quest’ultimo è proprio un bel disco, rocchettaro. Lui ha creato un suo universo, un po’ come i Massimo Volume che si sono costruiti una loro città dove succedono le loro storie. Pure i t.a.r.m. ce l’hanno questa cosa, dell’avere le loro storie. E il fare le rock star, con ironia… La musica poi è semplicissima: puro rock 4/ 4. Sembrano un po’ i Nirvana ma più semplici, addirittura. Bello!
Intervista di Barbara Basso
Discografia aggiornata dei Perturbazione
1998 – Waiting to Happen
1998 – 36 (EP)
2002 – In circolo
2005 – Canzoni allo specchio
2007 – Pianissimo fortissimo
2008 – Un anno in più (EP)
2009 – Le città viste dal basso
2010 – Del nostro tempo rubato
2013 – Musica X
2016 – Le storie che ci raccontiamo
E tu cosa ne pensi?