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Anno 0 | Numero 3 | Novembre 1996

Giuseppe Caliceti insegna in una scuola elementare di Reggio Emilia. Ha pubblicato libri di poesia (Inserzioni a pagamento, Elytra Ed. e Ipermarket Emilia Nord, Stampa Alternativa, Millelire) e di narrativa per ragazzi (Marocchino! Storie italiane di bambini stranieri, E. Elle e Rachid, un bambino arabo in Italia, Einaudi Ragazzi). Quest’anno è uscito il suo primo romanzo: Fonderia Italghisa. Scrittura cruda e vicina al lessico quotidiano. Linguaggio pulp, è stato scritto. Il libro racconta la storia di un gruppo di ragazzi di Reggio Emilia e della realizzazione di un loro sogno: l’apertura di una discoteca all’interno di una ex-fonderia ristrutturata, chiusa per inquinamento.

Perché hai scelto di trattare l’argomento “disco”?

Perché negli ultimi decenni le discoteche, nel bene e nel male, sono il luogo di aggregazione giovanile più diffuso sul nostro territorio. E poi mi è sempre sembrato limitato il modo in cui si parla di discoteca nei media: vi è sempre intorno un clima di polemica a causa degli incidenti del sabato sera, oppure sono liquidate come luogo di perdizione. Il solito vizio di parlare dei giovani solo in modo negativo, quando accade qualcosa di tragico. Con questo romanzo ho cercato di dare voce a chi frequenta le disco, ma soprattutto ai giovani che lavorano al suo interno: barman, animatore, DJ, ragazze e ragazzi cubo…

Secondo te, cosa cercano i giovani che frequentano le disco?

Cercano di stare insieme. E lo fanno attraverso la musica e il ballo. La disco è un detonatore sociale rispetto alle alienazioni e alle frustrazioni quotidiane. Un luogo di sfogo, di ridefinizione dei rapporti e delle dinamiche che li regolano. Un po’ come accade per chi alla domenica va allo stadio. Alcuni antropologi francesi sostengono che la maggior parte dei giovani frequenti la disco proprio per alterare il proprio stato di coscienza. Storicamente sono sempre esistite occasioni e sostanze per alterare il proprio stato di coscienza: funzioni religiose, feste popolari, droghe, alcol, formule rituali, preghiere, musiche, balli. Il problema delle disco oggi non è l’estasy, ma la scarsa elaborazione di strategie di uscita da questi momenti di alterazione, che non sono stati ancora sufficientemente ritualizzati …

Il linguaggio che usi nel romanzo ha suscitato non poche critiche da parte dei conservatori della lingua italiana.

La lingua non è mai una cosa morta, ma qualcosa in continuo divenire. Questo romanzo nasce dopo un lavoro di quattro anni in cui sono stato a contatto con persone che assomigliano molto ai miei personaggi e, avendo deciso di dare una visione iperrealistica del mondo delle disco, non potevo usare la lingua morta di un giornalista. La storia è raccontata da uno dei personaggi, il Nonno. Quindi ho cercato di usare il linguaggio del Nonno. Lessico ridotto, ripetitività ossessiva, insistenza sulle metafore sessuali. Le ragazze sono tutte vagine, i ragazzi tutti suini. Un linguaggio che descriva la difficoltà dei giovani, soprattutto dei giovani maschi, nel parlare delle proprie emozioni e delle loro esperienze sentimentali.

Il Nonno è il protagonista di questo inarrestabile sproloquio. Ma l’io narrante non ha un centro: a volte il Nonno racconta in prima persona singolare e altre volte in terza persona singolare.

Il Nonno è un tipico esemplare della disco, uno Zelig che si adatta alle situazioni in cui si trova di fronte giocando in continuazione con le identità che gli rimandano indietro le persone che lo circondano. Così quando a suo parere compie qualcosa di epico (e di solito si tratta di qualcosa di erotico) viaggia in terza persona, ed è lui stesso a chiamarsi Nonno: altrimenti in prima persona.

Il libro si apre con un appello ai lettori: “Salve, suini! Come andiamo a figa? Il Nonno non si può lamentare.” Mi sembra che questo inizio si rivolga a un lettore che rientra in un target ben preciso.

Non solo l’inizio, tutto il libro, tutto il monologo del Nonno si rivolge ai suini, giovani maschi under 25 che frequentano le discoteche. Anche se io mi auguro sia letto anche da ragazze e adulti. Sarà un po’ come spiare dal buco della serratura. Ascoltar parlare alcuni giovani maschi soli tra loro, ascoltarli parlare proprio nel momento in cui si divertono e non devono fingere… insomma, può essere una scoperta per tutti. Tra l’altro i libri che mi piacciono di più sono proprio quelli che compiono le operazioni più radicali sul linguaggio e in cui l’autore si rivolge a un target limitato e definito di lettori, come per esempio Il giovane Holden di Salinger.

Perché i ragazzi dovrebbero leggere il tuo libro?

I libri su cui gli adulti costringono i più giovani a mettere le mani di solito raccontano storie lontane da quelle che vivono i ragazzi e soprattutto dal loro modo di raccontarle. Insomma, sono libri che vivono nel mito di una letteratura un po’ consolatoria che si autori produce all’infinito solo per questioni di tradizione commerciale. Una cosa che io trovo un po’ stucchevole e noiosa. Spero che il mio libro non faccia lo stesso effetto. In fondo, come ha detto provocatoriamente Edoardo Sanguineti, non è un libro di Letteratura, ma di Anti-Letteratura. Non credo ci possa essere complimento migliore per un giovane autore.

 

Una curiosità: la discoteca Fonderia Italghisa esiste davvero: è in Via dei Gonzaga, 41 – 42100 Reggio Emilia – Zona Sesso. Europa del Sud. Il libro regala una cartolina valida come biglietto omaggio.

 

Intervista di Lea M. landiorio

 

Fonderia Italghisa oggi
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