È una manifestazione di intenti artistici, una dichiarazione di indipendenza dall’identità, dall’etica, dalle ragioni di questo tempo.

È una scomposizione volontaria, una volontaria dispersione di tracce. Un misconoscere l’intero per ritrovarsi nel frammento.

È una composizione di alternative, un modo altro di considerare il legame, applicarlo al corpo per non poterlo concepire con la mente.

La scrittura fa la differenza, è pulsante, frammentata e unitaria al contempo, come il collage si costruisce con colle, pigmenti, frammenti e polverine, con carta e lana, coi cuori. Cerca e crea tracce, è magmatica, finisce per sostenere la coerenza di un discorso: è lei, la scrittura, a fare da fil rouge.

È molto rossa la Collagista, un rossore senza vergogna, un rosso di Borgogna, un rosso di pericolo. È un flusso, non ha un percorso prefissato e non ha un argine.

C’è una donna in piena di carnalità, un artigianato artistico che diventa il paradigma dell’inquietudine, ci sono Zurigo, Parigi, il mistero di sentirsi figli di più luoghi e di nessuno, di essere una creatura diversa a seconda degli elementi che manéggi, e che ti maneggiano. L’ingombro e la libertà del desiderio.

C’è San Silvestro del 2019, quello più flemmatico, e ci sta benissimo. Credo che non serva raccontare una storia che forse c’è o magari no. Meglio inoltrarsi con curiosità nella lettura, sicuramente si viene trascinati, dall’autrice del libro e dei collage, sui passi della donna senza nome.

Sono una collagista, come vi ho già detto. Forse questa è già una frontiera. Aggiusto il mio mondo risistemandolo come voglio, di- struggendolo e ricomponendolo. Uso ritagli di carta, spartiti, cartoncini, pezzetti di vecchi giornali, vecchie foto, mappe, carta, e utilizzo tecniche diverse che sperimento per periodi in cui è la tecnica stessa, solo quella, l’azione artistica di applicarla sul supporto scelto, il fare quotidiano, la sola cosa che conta. Sono una collagista, ho un account Instagram, ho ami- che e amici artisti sparsi in tutto il mondo e ci sono case in cui i miei lavori sono esposti e ammirati. Dovevo arrivare a questo, occuparmi esclusivamente di conservare i pezzettini di carta, i dettagli e tutte le minuzie che ripongo nei miei cassetti ordinatamente divise per genere, tema, situazione. Dovevo capire cosa conta, il gesto nel suo svolgersi indipendentemente dalla propria volontà, dove nasce e dove sorge il mistero creativo, la vibrazione magica che tutti portiamo dentro.

Anna Bertini

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