Numero 18 | Marzo 1999

Ho letto questo libro due volte. La prima dove capitava. Mi piaceva molto. Storia, scrittura, ritmo, tutto si teneva.

La seconda volta ho voluto rileggerlo in cucina, al mattino presto. Avevo bisogno di stare in un luogo protettivo, in un’atmosfera giusta. Il libro lo richiedeva.

La doppia vita di Eva, protagonista del romanzo di Linda D. Cirino, ha continuato nei giorni successivi a coinvolgermi, al di là della lettura. Un personaggio straordinario, assolutamente non letterario, una donna in carne ed ossa che racconta, col necessario distacco, la sua vicenda semplice ma fondante. In che modo Eva ha aperto gli occhi sul mondo. E quale mondo! Siamo in Germania. 1936. Eva è una contadina tedesca, sposata, con due figli. Lavora nella sua fattoria, accudisce la famiglia, senza avere altri desideri. La sua vita di donna incarna a pennello l’ideale nazionalsocialista: Kinder, Kuche, Kirche. Non sa niente né si interroga su quanto sta accadendo fuori: che i figli vadano alla Gioventù tedesca, che il marito sia richiamato alle armi è nel corso delle cose. La sua vita è racchiusa in un guscio, proprio come le uova che lei raccoglie entrando nel suo pollaio. Suo, nel senso che è il suo luogo, dove può entrare solo lei, tutte le mattine, canticchiando una particolare canzoncina perché le galline non si spaventino. Ed è là, nel pollaio (dove se non) che Eva scopre un uomo, un ebreo evaso da un campo di prigionia nazista.

Eva non esita neanche un momento: decide di proteggere l’uomo, nascondendolo nel suo pollaio, tacendone la presenza ai figli e al marito. Sarà quello il suo segreto. «La novità che era di origine ebrea, che era ebreo, ebbene, cosa cambiava? era il primo ebreo che conoscevo e non me ne ero neanche accorta, finché non me lo ha detto lui. E da cosa avrei potuto capirlo?»

È inevitabile che tra i due, uno che sa del mondo più di quanto voglia raccontare, l’altra che ignora ogni cosa, uno che conosce il prezzo della vita, l’altra che intuisce finalmente un oltre, nasca una autentica passione amorosa. Eva, riuscendo a rivelarsi a Nathael donna, amante, si rivela a se stessa, riconoscendosi finalmente donna amante. Corpo e anima.

Comincia così, per Eva, un cammino doppio, sentimentale e politico, una sorta di educazione amorosacivile, che segnerà la sua vita, le sue scelte, solitarie e senza rimpianti, come tutte le vere scelte. L’amore per N athael diventa amore di sé. Solo avendo amore di sé, si può avere amore per il mondo. E si può diventare testimoni, protagonisti, si può accogliere e riconoscere. «Ci sono voluti tutti questi mesi per scoprire che sono in grado di decidere» dirà ad un certo punto Eva.

È da questo momento che Eva comincia ad aprire gli occhi sul mondo. Fino allora la fattoria, il pollaio, il mercato settimanale l’avevano protetta e isolata. Uscendo fuori dal suo guscio, Eva si rende conto della tremenda vicenda politica e dell’orrore verso cui la Germania si sta incamminando: la persecuzione razziale, i preparativi di guerra, le prime difficoltà alimentari della popolazione civile, l’impegno umanitario delle suore di un convento che ospitano bambini ebrei. «… Credevo che la politica fosse una cosa lontana, invece ho scoperto che vive nel mio pollaio. E nel convento.»

A questo Eva risponde facendo venir fuori da sé forza e equilibrio per affrontare coraggiosamente il presente, e per vincere la sua personale battaglia: restituire a Nathael la sua libertà. «Non possiamo permetterci che questi anni vadano perduti, che siano trascorsi per niente. Dobbiamo vincere.» Sarà lei stessa a progettare e preparare la riuscitissima fuga di Nathael, segnando su una mappa rubata al figlio, un percorso verso la Svizzera, mettendo in salvo così anche una bambina ebrea, Rebecca, che le suore del convento le avevano affidato.

Straordinario romanzo, scritto da una donna ebrea americana, discendenti da ebrei russi coraggiosi pionieri del nuovo mondo, affinché ci fosse risparmiata la sorte di coloro che sono rimasti.

Linda D. Cirino, di cui so pochissimo, tranne che vive a New York e che quel D. sta per David, non è collocabile nel filone letterario ebreo-americano proprio di Roth, Malamud, Bellow. Nella sua scrittura non ci sono termini ebraici, non c’è una nostalgia per un lontano da dove. Il suo per non dimenticare appare piuttosto un andare verso il luogo delle origini, per ritrovare una appartenenza, una genealogia con tutte quelle Eve che la storia non conosce ancora.

Emilia Bersabea Cirillo

Il libro nel 1999

La donna delle uova di Linda D. CirinoLinda D. Cirino
La donna delle uova
Neri Pozza Editore, 1997
Traduzione di L. Perria
pp. 159, L. 18.000

Il libro attualmente è fuori catalogo