Ex-Libris-0-7-10

Anno 0 | Numero 7 | Aprile 1997

Amaro destino, quello di Primo Levi. Precocemente segnato dalla persecuzione razziale, dalla malattia e dalla prematura scomparsa del padre, chiamato come molti della sua generazione a scelte drammatiche (verrà catturato durante un rastrellamento in montagna, mentre tenta di unirsi alle formazioni di Giustizia e Libertà), sopravvive alla deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz. Dopo la fine della prigionia, nel peregrinare attraverso un’Europa liberata ma non redenta dal bagno di sangue, matura la sua vocazione laica di testimone, chiamato a giustificare al mondo l’eccezionalità della sua ventura di scampato, fra mille altri, dando la voce ai milioni di sommersi senza volto. (Scriverà in uno dei capitoli centrali di “Se questo è un uomo”: «se potessi racchiudere in una immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto e nei cui occhi non si possa leggere traccia di pensiero»).

L’epilogo della vicenda umana di Levi è straziante. Dopo l’inesausta ricerca di un senso per l’esperienza sconvolgente dell’Olocausto e di una risposta agli interrogativi morali ch’essa pone, innanzi tutto sul grado di coinvolgimento e di responsabilità che, in una società di massa, indubbiamente competono ai singoli per le azioni collettive non meno che per le individuali omissioni: malgrado lo sforzo di ricostruire un’etica positiva, incentrata sul valore del lavoro come consapevole affermazione di sé (leitmotiv ne “La chiave a stella”, ma presente in alcuni racconti de “Il sistema periodico” ed anche nel testamento dell’Autore, “I sommersi e i salvati”) e sul riconoscimento degli uomini, degli ultimi, in chiara polemica col mito del superuomo in tutte le sue incarnazioni (si ricordi l’episodio dei reduci che, dopo una bevuta, decidono di erigere il monumento al Panettiere ignoto, all’anonimo inventore del pane, sempre ne “La chiave a stella”; dopo mezzo secolo di quella guerra quotidiana, profeticamente annunciata da Mordo Nahum, personaggio de La Tregua, l’uomo Levi decide di lanciarsi nel vuoto – il suo Dio non era con lui, in quel momento, come noi, era distratto.

A distanza di oltre quattro decenni dalla prima uscita in libreria, la trasposizione cinematografica di una delle sue opere maggiori, La Tregua, in cui si racconta per l’appunto la nascita di quella vocazione – che dovrebbe recare la definitiva consacrazione dell’Autore presso il vasto pubblico e l’adempimento postumo del suo lascito – segna invece l’ennesimo fraintendimento dell’establishment, consumato da uno dei nomi più illustri del cinema impegnato, Francesco Rosi.

La generosità degli interpreti e i pochi spunti felici della pellicola (fra cui la caratterizzazione di Mordo Nahum, ebreo di Salonicco, mercante esperto di mille traffici e filosofo, nei momenti d’ozio) non compensano la debolezza complessiva della sceneggiatura, le gratuite infedeltà al testo scritto nella resa dei personaggi femminili e, soprattutto, la sconcertante figura di Cesare, nel libro, compagno inseparabile di avventure “commerciali”, solare e generoso, vero contraltare al personaggio del Greco («assistere alle imprese di Cesare, anche alle più modeste e triviali, costituiva un’esperienza unica… che mi riconciliava col mondo… Una virtù quale quella di Cesare è buona in sé, in senso assoluto; è sufficiente a conferire nobiltà a un uomo, a riscattare molti eventuali difetti, a salvarne l’anima»), ridotto nella pellicola a “macchietta” romanesca.

Infine, lasciano perplessi i cedimenti alla retorica (specie nelle scene dell’avanzata sovietica e dei festeggiamenti per la vittoria), tuttavia sintomatici, per certi aspetti, di quello scambio operato in Occidente e in Italia, nell’immaginario collettivo, fra lo slancio genuino che i popoli dell’URSS profusero nella “Guerra patriottica” contro l’aggressione e la spontaneità del consenso al regime, errore prospettico di cui si nutrì sino al ’56 lo stalinismo della sinistra europea.

Eppure, vi era materia per costruire ben altro monumento a Levi – e, insieme, alla generazione dei nostri padri.

Marco Provera

“Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti.”

In libreria

primo-leviPrimo Levi
La tregua
Einaudi, 2014

Collana: Super ET
278 p., brossura
€ 12,00

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Il film

la-tregua-filmLa tregua
Regia: Francesco Rosi
Interpreti: John Turturro, Claudio Bisio, Rade Serbedzija, Massimo Ghini, Stefano Dionisi
Paese: Italia, Francia, Germania, Svizzera
Anno: 1997

Compra il DVD su Amazon a euro 9,99