Svegliare il mostro che si cela nella realtà, al di sotto di ogni maschera e finzione, individuale e sociale. È questa l’esperienza, dura e a tratti sconvolgente, che La lotteria, raccolta di racconti di Shirley Jackson, regala al lettore che vi si accosti.

Il volume contiene, nell’ordine, quattro racconti: La lotteria, Lo sposo, Colloquio, Il fantoccio. Tutte pubblicate nell’edizione del ’49, The Lottery and Other Stories (New York, Farrar), queste storie mettono a nudo i meccanismi perversi alla base della società capitalista, risultando ancora di profonda attualità. Nell’immediato secondo Dopoguerra, l’autrice aveva di sicuro in mente l’orrore delle dittature e dei campi di sterminio da cui si stava lentamente venendo fuori e il provincialismo perbenista della società americana del tempo. Ma le riflessioni attraverso cui conduce il lettore grazie a una prosa che poco a poco svela verità e orrori sono purtroppo ancora estremamente attuali.

Il titolo del libro riproduce quello del primo racconto, La lotteria, che è anche il più controverso e letto della storia del New Yorker, su cui venne per la prima volta pubblicato nel 1948. Siamo in una cittadina del New England, in una placida domenica di giugno. Gli abitanti del paese si riuniscono per la tradizionale lotteria. In un crescendo di scossoni emotivi, il lettore scoprirà il truce premio dell’evento: la lapidazione rituale di uno degli abitanti, funzionale a propiziare il raccolto. Con estrema abilità, l’autrice ci guida, secondo una climax crescente di sorpresa e sgomento, nei “vicoli bui” (per usare un’espressione di uno dei suoi più grandi estimatori, Stephen King) che regolano i meccanismi sociali: la ricerca di un capro espiatorio, l’uso della tradizione come strumento di controllo sociale, l’assuefazione delle comunità a un’obbedienza cieca all’autorità, che blocca qualsiasi tentativo di ribellione e vero rinnovamento.

Ne Lo sposo, storia di una donna che il giorno del suo matrimonio aspetta invano uno sposo che mai si presenterà all’appuntamento concordato, l’autrice ci pone di fronte al tema del rapporto drammatico tra illusione e realtà, che costituisce anche l’ossessione su cui sono imbastiti Il Colloquio e Il fantoccio.

In questi racconti Shirley Jackson indaga con profondità e coraggio il male individuale e sociale, producendo delle narrazioni a tratti horror, senza dover ricorrere agli elementi sovrannaturali del genere. Come a dire che la mostruosità esiste già nel cuore umano e non vi è bisogno della fantasia per rappresentarla.

Ogni storia è raccontata con una prosa essenziale, asciutta e lucida, nella quale la progressione narrativa è assicurata spesso dalla disposizione mai casuale degli oggetti. Nello spazio di poche pagine, il lettore potrà vivere l’esperienza di essere sconvolto, identificandosi contemporaneamente identificarsi con uno dei personaggi, nelle sue brutture o nella sua innocenza, o in entrambe. Insomma, potrà sperimentare pienamente quella catarsi, purificazione attraverso pietà e terrore, di cui parlava Aristotele in riferimento alla tragedia greca.

Maria Consiglia Alvino