Anno 1 | Numero 9 | Giugno 1998

Le dita dei piedi
le dita delle mani
falli
tra le cinque dita
quattro vulve
-venti più sedici-
prima ancora che faccia il conto
il tuo sperma zampilla
sulle labbra della statua.

Le parole
perforano il corpo
escono dall’altra parte
un corpo perfora l’altro
non esce dall’altra parte
il vasaio
il fruttivendolo
il macellaio col suo cane
spunta la luna
cade una foglia sull’asfalto
la raccoglie il cieco.

La poesia
ah la poesia – diceva –
un coito infinito
segni d’interpunzione niente
nessun punto e a capo
profumo della terra
letame e fiore di limone
e sperma
la zappa ed il badile
sopra il marmo
doppio lavoro
altro non dire
l’amore uno

trad. di Nicola Crocetti

 

Parola e corpo, troppo spesso lontani nella povertà degli incontri amorosi quotidiani, in cui il corpo viene consumato e consuma, e la parola è taciuta, poiché non se ne assapora la carnosità e le sensualità, rimano e combaciano per il Poeta, che dell’amore, ma più, del Corpo fa perennemente ed inesorabilmente verso e canto, icona ed altare. La parola nuda e fisica sulla carta bianca, la parola rinata alla poesia, suona dunque, già nel suo “peso” inconfutabile, densa d’erotismo come esaltazione del senso d’amore, come esaltazione e risveglio di ogni senso. Lo è la parola di Lorca (“come un turibolo pieno di desideri, passi nella sera luminosa e chiara con la carne scura di nardo appassito e il sesso potente nel tuo sguardo”), lo è la parola di Neruda, di Penna (“il mio amore era nudo in riva di un mare sonoro”), ed ancora come non percepire la sensualità di Mare e Sabbia, elementi perenni di poesia, dell’umido dell’Estate e dell’Erba e d’uno speciale lucore marino nelle poesie del giovane Caproni: erotismo, o meglio, sensualità dell’oggetto, della terra e degli elementi naturali?

Ed ecco allora i versi del poeta greco, lungo e sono in Francia, Ghiannis Ritsos, autore del Corpo nudo e di Parola carnale (1980/81), raccolti per la Crocetti nel volume “Erotica”: la sua poesia eroticamorosa vive della e nella sensualità greca (mare luna bianco rosso), risveglio dei sensi a colori, corpi e ad odori saporosi. La parola è carnale poiché è vena (“anche le parole vene sono / dentro di esse scorre il sangue”) in cui s’accende il sangue e il corpo si anima e si erige, il corpo è pura poesia, inesauribile ed imperscrutabile come la poesia (“Posa il tuo piede nudo sulla carta sulla poesia”). In Ritsos il corpo diventa montagna rossa fitta di boschi, montagna e spiaggia assediata dal mare, porto e cielo; i segni che il corpo lascia al suo passaggio altro non sono che segni di piacere (“Hanno fame gli occhi, hanno fame le orecchie le narici la bocca la lingua ha fame il corpo”). Tutto acquista l’odore e il sapore del corpo, perfino la luna che tinteggia gli amanti, e lo sperma è fiume generatore che scivola a valle, verso coste rocciose e umide di rena, rigate dalle case bianche e dalle tende rosse. Un erotismo morbido e gustoso (par d’essere in un orto sul mare al tramonto, tra il profumo del basilico e dei pomodori estivi), che legge sensualità nelle stoffe e nella terra e nei capelli, lontano dal “tranci del corpo” e dell’anamnesi clinica di una vendita al macello. Erotismo della parola, della pura nudità degli esseri e della bellezza, erotismo rotondo. Poesia che s’apre sul corpo per ritornare su se stessa, vibrando come coito amoroso, avvampando come quest’ultimo nel rosso e spegnendosi nel silenzio, o nelle lacrime di fronte a un sandalo abbandonato sul pavimento, ricordo del piacere vissuto, o alla pianta nuda di un piede di donna… (“la poesia che ho vissuto un giorno tacendo sul tuo corpo”).

Elena Varvello

 

Ghiannis Ritsos (in greco: Γιάννης Ρίτσος; Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990) è stato un poeta greco. Ritsos è considerato come uno dei più grandi poeti greci del ventesimo secolo, insieme a Konstantinos Kavafis, Kostis Palamas, Giorgos Seferis, e Odysseas Elytīs. Il poeta francese Louis Aragon, prefando l’edizione francese di Pietre Ripetizioni Sbarre (Gallimard, Parigi 1971), ha sostenuto che Ritsos è «il più grande poeta vivente di questo tempo che è il nostro». Ritsos è stato proposto 9 volte, senza successo, per il Premio Nobel per la Letteratura. Quando il poeta vinse il Premio Lenin per la pace, assegnatogli nel 1975-76, egli dichiarò che “questo premio è più importante per me rispetto al Premio Nobel”.  La sua poesia è stata spesso vietata in Grecia durante le fasi di regime autoritario per le idee di sinistra del poeta e la sua vicinanza politica al partito comunista greco (KKE). Le maggiori opere del poeta includono Trattori (1934), Piramidi (1935), Epitaffio (1936) e Veglia (1941–1953).

In libreria

Ghiannis Ritsos
Erotica
Crocetti, 2008
Collana: Lèkythos
Traduzione di Nicola Crocetti
118 p., brossura
€ 12,91

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