Un’istantanea in bianco e nero, scattata con una Rolleiflex, l’ultima foto di un’estenuante giornata. Ritrae un paio di anfibi ancora intrisi di fango, abbandonati vicino ad una vasca da bagno anonima, in cui è immersa una donna molto bella e sensuale. Il fango è quello di Dachau e la donna è Lee Miller. “L’inquadratura è costruita fin nei particolari: luce e contrasti sono studiati da professionista, gli oggetti sistemati ad arte”.
L’istantanea della vasca è datata 30 aprile 1945, Lee è appena rientrata a Monaco sfinita, ha guidato in silenzio, immersa nei suoi pensieri. Quello che ha visto l’ha segnata per sempre. L’alloggio che le hanno assegnato sembrerebbe la dimora di un qualunque funzionario borghese, solo il monogramma AH sull’argenteria lascia intuire chi ha abitato quelle mura. Decide così di scattare un’ultima fotografia, proprio nel bagno del Führer, a suggellare la fine di quell’orribile spettacolo.
Ed è proprio da quella foto che l’autrice, Serena Dandini, parte per ricostruire l’affresco di un’epoca e le mille vite di una donna spavalda e al contempo irrequieta, Lee Elisabeth Miller, che ha sfidato il suo tempo, mandando in frantumi ogni convenzione. Lee, sottraendosi ai cliché delle “femmes poupées”, da fotomodella ricercatissima passerà ad essere fotografa e poi fotoreporter di guerra per la rivista Vogue.
È una delle poche “dames” a cui è concesso di entrare nei campi di concentramento tedeschi, dove scatterà interi rullini. “Doveva documentare ciò che nessuno avrebbe mai reputato autentico in assenza della testimonianza diretta delle immagini”. Nei suoi scatti, al fronte o nei lager, trasporta tutto il suo bagaglio artistico, “sotto il suo sguardo partecipe l’azione si trasforma in un affresco onirico e irreale”.
Prima che la violenza insensata del dominio nazista si abbatta sull’Europa, Lee ha già vissuto svariate vite, in cui incontra personaggi come Jean Cocteau, Man Ray, Picasso, Max Ernst, André Breton, Roland Pernose.
Trasferendosi in America, fonda con suo fratello, uno studio fotografico, il Lee Miller Studios. Le piace l’idea che il nome possa trarre in inganno, in parecchi crederanno che si tratti di un uomo, poco importa, sarà un modo per avere più clienti.
I ritratti firmati Lee Miller studios, “capolavori di perfezione”, le permetteranno di essere annoverata trai più illustri fotografi viventi e di finire al centro degli avvenimenti più stimolanti. Questo turbinio di eventi dovrebbero galvanizzarla invece la fanno sentire in gabbia, così da lì a poco, abbandonerà lo studio fotografico per diventare la moglie americana di un ricco esponente della high society egiziana. Ma per Lee non è facile trovare un assetto sereno, cominceranno così lunghi viaggi alla volta di Parigi, dove si innamorerà di Roland Pernose. Dopo una sosta in Grecia, viaggerà attraverso i Balcani e infine si fermerà a Londra, dove passerà una parte della guerra. Presto però riuscirà ad avere il tesserino di corrispondente di guerra e raggiungerà Saint-Malo per testimoniare le attività delle squadre americane. Da lì continuerà a spostarsi attraverso i vari scenari di guerra e i territori liberati, documentando sotto shock l’orrore di quel periodo, fino ad arrivare a Bucarest, dove finalmente piangerà tutte le lacrime trattenute in quei lunghi mesi.
Un romanzo difficile da riporre una volta finito, Serena Dandini è riuscita con maestria a ricostruire una vita ed un’epoca non facili da definire, regalandoci un’intensa esperienza emozionale.
Giuseppina Gigante
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