Se una notte d’inverno duecentoquarantatré viaggiatori
E se il tempo non avesse né un inizio né una fine? Se il tuo Io del passato e il tuo Io del futuro potessero incontrarsi nello stesso istante, si riconoscerebbero come un’identità integra o scissa? Immagina, per un’anomalia, di imbatterti nel tuo doppio in un universo interconnesso, dove il passato influenza il futuro e viceversa, immagina una seconda possibilità per cambiare gli eventi e riassettare le tessere della tua vita in una manciata di secondi, come in un effetto domino.
Come reagiresti? Come familiarizzeresti con l’incongruità?
Sono il tempo e le sue variabili, il cambiamento e la devianza i veri protagonisti del romanzo L’anomalia, vincitore del premio Goncourt 2020. Un’opera metaletteraria complessa da definire, risultato di una contaminazione di generi, che Le Tellier ha saputo adoperare con maestria, passando dall’hard-boiled al fantascientifico, dal metaromanzo alla satira. Non a caso, Hervé è membro e presidente dell’Oulipo, il Laboratorio di letteratura potenziale. Fondato da Queneau nel 1960, il gruppo di scrittori, a cui apparteneva anche Italo Calvino, si propone di destare sistematicamente la natura creativa del linguaggio per generare nuove forme e strutture all’insegna dell’immaginazione e dell’ispirazione letteraria.
In un arguto gioco citazionale, l’incipit tolstojano “Tutti i voli tranquilli si somigliano. Ogni volo turbolento lo è a modo suo” svela al lettore attento, sin dalle prime pagine, la chiave interpretativa del multiplot che intreccia le svariate tappe delle vite di undici personaggi, in un periodo breve compreso tra il 10 marzo 2021 e la fine del mese di giugno dello stesso anno.
Sono le 16:13 del 10 marzo 2021, quando il volo AF006 Parigi-New York con duecentoquarantatré passeggeri (tra cui gli undici protagonisti) a bordo rischia di schiantarsi a causa di una violenta turbolenza. Uno “scossone violento” che nasconde dell’assurdo, l’ipocentro da cui si irradia quell’anomalia che coinvolgerà, ben centosei giorni dopo, il volo Air France 006 con a bordo lo stesso equipaggio e gli stessi passeggeri del 10 marzo. Ignari del bizzarro accadimento, ciascun personaggio dovrà fare i conti con il proprio doppio. Una trama che ricorda un episodio di Black Mirror, un estraniamento che anche il sedicenne Jonas, protagonista della serie televisiva Dark, vive nella piccola cittadina di Winden, sede di una grotta misteriosa. A causa di una perdita di energia dalla centrale nucleare, nella grotta si è attivato un wormhole che permette ai personaggi di viaggiare nel tempo, spostandosi tra due dimensioni temporali distanti 33 anni l’una dall’altra. Passando da una concezione ciclica del tempo di matrice nietzschiana ai contributi sulla relatività e sulla teoria delle stringhe di Einstein, la serie intende riflettere sulla reciproca influenza tra passato e futuro e sull’eterno ritorno degli eventi.
Ed è proprio da un paradosso temporale che nel romanzo L’anomalia si genera dissonanza. Una dissonanza che manda in frantumi ogni certezza, una crepa nel sistema che sospende ogni risposta e lascia il singolo e la società intera in preda alla confusione. Non basta il raduno di fisici, matematici, psicologi, teologi e politici per sbrogliare la matassa palesata da quell’inspiegabile bug. “Viviamo dunque in un tempo che è soltanto illusione, in cui ogni apparente secolo dura soltanto una frazione di secondo nei processori di un gigantesco calcolatore? Cos’è la morte, allora, se non un semplice end scritto su una linea di codice?” Siamo forse vittime di una simulazione per cui “il fatto che a me non piaccia il caffè è iscritto nel mio programma? Possiedo ugualmente un libero arbitrio? Quale dose di caos è inclusa nella simulazione? E il caos esiste, almeno quello? Se un programma desidera, ama e soffre, quali sono gli algoritmi dell’amore, della sofferenza e del desiderio?
Domande ponderose a cui l’autore non intende proferire una risposta, al contrario sceglie di sostenere l’effetto suspense da dietro il sipario e fino alla fine, concludendo il romanzo con un messaggio criptico, un sagace gioco di parole che toccherà al lettore risolvere. Un espediente narrativo interessante che rivela la bellezza, le molteplici forme della scrittura e la capacità delle parole di creare aspettativa nel lettore, stimolandone la fantasia. Sotto questo aspetto, è illuminante la figura dello scrittore Victor Miesel, uno dei personaggi principali, l’unico esonerato dall’incontro con il proprio doppio, perché morto suicida prima dell’anomalia. Per il suo nuovo libro, in cui racconta la sua esperienza di volo e “la divergenza”, Victor pensa, inizialmente, al titolo Se una notte d’inverno duecentoquarantatré viaggiatori. Espressione mutuata intenzionalmente dal romanzo di Calvino Se una notte d’inverno un viaggiatore, testo dalla straordinaria originalità e sensibilità stilistica, che combina diversi incipit di storie prive di conclusione e volutamente interrotte nel punto di massima tensione, per incalzare il lettore e lasciare alla sua immaginazione il compito di sciogliere la vicenda.
Quello di Le Tellier è un coraggioso tentativo di accendere riflessioni e nuove idee sulla complessità e volubilità dell’esistenza umana. Un portento della letteratura che ci guida nella modernità fluida, nella società post-moderna di Luhmann [1] sprovvista di un modello interpretativo lineare e univoco della realtà. L’anomalia funge da disinganno in una contemporaneità difficilmente codificabile, rappresenta lo stratagemma che ci mette in guardia dinanzi al paradigma della semplessità [2].
Claudia Melcarne
[1] Osservazioni sul moderno, Roma, Armando, 2006
[2] Alain Berthoz, La Semplessità, Codice Edizioni, 2019
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