Anno 1 | Numero 5 | Gennaio-Febbraio 1998

“E vorrei stabilirla già su questa terra, sotto il patrocinio di libere istituzioni politiche e industriali, quella felicità che dovrebbe esserci data, secondo l’opinione dei devoti, solo in paradiso, nel giorno del Giudizio universale.” Questa frase di uno dei maggiori poeti tedeschi di tutti i tempi di cui nel mese di dicembre è stato festeggiato il bicentenario della nascita, Heinrich Heine, potrebbe benissimo essere presa come motto della vita di Bertolt Brecht, artista di cui ricorre nel mese di febbraio il primo centenario della nascita.

L’opera di Brecht ha accompagnato questo secolo e ne è stata un rispecchiamento critico. La recente scomparsa di Giorgio Strehler, che di Brecht è stato il maggior divulgatore in Italia, se da una parte ha ridestato l’attenzione sull’opera del regista e di riflesso su quella dello stesso Brecht, dall’altra sembra quasi il segno della conclusione di un’epoca.

Consapevole della grandezza del proprio talento che lo avrebbe portato a diventare uno dei classici della letteratura tedesca del Novecento con Thomas Mann e Franz Kafka, Brecht non conobbe durante la sua vita tutta la fama che pur meritava. Soltanto intorno al 1970 i suoi testi teatrali parvero aver trovato il terreno più adatto alla loro rappresentazione, e da allora è stato un crescendo di interesse critico e di pubblico per la sua opera.

Oggi tuttavia un nuovo silenzio sembra essere calato soprattutto sulla sua produzione teatrale che appare troppo didattica, poco viva e legata a eventi storici ormai lontani, mentre la sua opera poetica viene salvata e rivalutata. Poeta nel profondo della sua fibra, Brecht scelse, mosso dai tempi e anche a costo di sacrificare la propria vena lirica, la forma espressiva del teatro per un’esigenza di comunicazione e di rappresentazione universale, e tentò con questo la via entusiasmante ma anche pericolosa dell’arte impegnata politicamente a fianco del marxismo, pur non essendo e non considerandosi personalmente un uomo di partito. Molto è stato detto e dibattuto dell’idea che del teatro aveva Brecht, forse troppo, e come spesso accade tutte le discussioni critiche hanno contribuito ad allontanare l’autore dal pubblico, rendendo più complicato quello che forse nella mente del poeta era di una semplicità magari insospettata. Come ha di recente dichiarato nel corso di un’intervista radiofonica la figlia di Vittorio De Sica, era in suo padre, nella recitazione distaccata nel personaggio, nel suo non prendersi sul serio, che Brecht ritrovava l’esempio più perfetto di quel che egli intendeva per recitazione epica e che additava ai propri attori, raccomandando loro la visione dei film del regista italiano.

Perché, aldilà delle ricorrenze, dovremmo interessarci ancora all’opera di Brecht? In cosa potremmo ancora considerarla attuale oggi che un generale procedimento di revisione accompagna la riflessione sulla storia del nostro secolo in ogni schieramento politico e culturale? A mio avviso è proprio la crisi dei valori della nostra epoca, che ha visto la fine di quasi tutte le ideologie che ne hanno influenzato lo sviluppo storico, a renderci necessario un avvicinamento a un autore che aldilà delle personali posizioni politiche e culturali, ci esorta attraverso la sua arte all’attenzione, all’ascolto e all’impegno, a valicare la barriera del silenzio e dell’indifferenza.

Giovanna Venditti

 

Nato il 10 febbraio 1898 ad Augusta, dal 1920 Brecht visse a Monaco, dove rappresentò nel 1922 la prima delle sue opere, il dramma espressionistico-anarchico Tamburi nella notte. Nello stesso anno fu pubblicato il dramma Baal. Per entrambe le opere ricevette allora il premio Kleist. Nel 1924 si recò a Berlino come drammaturgo del Teatro Tedesco. Insieme al compositore Kurt Weill mise alla berlina l’ordine borghese nell’Opera da tre soldi. Il dramma conobbe solo nel 1929 più di duecentocinquanta rappresentazioni e fu il più grande successo della prima fase creativa di Brecht. Le prime rappresentazioni dell’opera Mahagonny su musiche di Weill, suscitò nel 1930 gli scandali provocati dai nazionalsocialisti. Tre anni dopo l’autore fuggì ai nuovi detentori del potere, prima in Danimarca, poi attraverso la Svezia, Finlandia e la Russia negli Stati Uniti d’America. Durante l’esilio pubblicò numerose poesie e drammi. Il suo capolavoro di questo periodo, Madre coraggio e i suoi figli, venne rappresentata per la prima volta nel 1941. Nel 1948 Brecht si trasferì a Berlino Est, fondò nel 1949 il Berliner Ensemble. Le sue opere più famose del dopoguerra furono Il signor Puntila e il suo servo Matti, La resistibile ascesa di Arturo Ui, Il cerchio di gesso del Caucaso. Morì a cinquantotto anni a Berlino il 14 agosto 1956.

 ‘‘La casetta tra gli alberi
Dal tetto sale fumo
Se mancasse
Quanto sarebbe desolata
Casa, alberi e lago.”

Pubblichiamo un brano dell’ultima opera ritrovata di Bertolt Brecht: Die Judith von Shimoda ispirato a “L’histoire de la putain des étrangers Okichi” di Yuzo Yamamoto. Il testo è stato scoperto due anni fa tra gli archivi di Brecht che lo aveva scritto nel 1949, in esilio in Finlandia, utilizzando un testo dell’autore giapponese Yamamoto. La prima mondiale ha avuto luogo a Berliner Ensemble e al Teatro Vascello proprio a febbraio. La messa in scena e la coreografia sono di Jorg Aufenanger e Judith Kuckart, le musiche di Hans Wemer Henze.

 

Con che cosa Okichi ha vinto

le sette navi da battaglia.

Solo con il piccolo samisen1

Solo con i canti sereni…

Solo con la bellezza Okichi

ha vinto le navi da battaglia.

 

Finché un pesce nuoterà nella baia di Shimoda

Finché un ciliegio fiorirà nei giardini di Shimoda

Finché una conchiglia sarà nel mare di Shimoda

(…)

Canterà il popolo a Shimoda

dell’impresa di Okichi

hm, hm, hm, (…)

trad. Giovanna Venditti

 

1 Strumento musicale a corde pizzicate, assai popolare in Giappone a partire dal XVI secolo. È lo strumento delle geishe e dei cantanti girovaghi.

 

Womit hat Okichi die steben

Schlachtschiffe besiegt.

Nur mit dem kleinen Samisen…

Nur mit den heiteren Liedern…

Nur mit ihrer Schönheit hat

Okichi die Schlachtschiffe

besiegt.

 

Solang da Fisch schwimmt in Shimodas Bucht

Solang da ein Kirchbaum bliiht in Shimoda Gärten

Solang da eine Muschel liegt in Shimodas See

(…)

Wird das Volk Shimodas

singen von Okischis tat

hm, hm; hm, (…).