È questo uno studio analitico sulla condizione della donna nei Paesi Arabi all’alba del 2000 e sul suo ruolo nella società visto attraverso gli occhi di una diretta interessata, Fatima Mernissi, sociologa marocchina, che sorprendentemente in questa realtà è riuscita ad emergere e ad affermarsi ricoprendo cariche di primo piano a livello internazionale.

Il grande merito del libro Donne del profeta, a mio parere, consiste principalmente in questo, nel fatto, cioè, che l’autrice, essendo araba e completamente calata nella realtà di cui parla, non si pone di fronte al problema con i pregiudizi che potrebbero essere propri di un occidentale, facilmente portato a criticare una cultura diversa dalla propria secondo i suoi parametri di giudizio, ma indaga su questa situazione scavando alle radici stesse del problema e le radici, appunto sono nella società islamica.

Non è in base ad astratti (o, almeno, tali potrebbero essere per il mondo musulmano) principi di uguaglianza fra i due sessi che ella tenta di smontare le convinzioni dei suoi connazionali, ma indagando sui testi sacri stessi, sugli Hadith e sul messaggio vero di Maometto per poter scoprire quanto autentico fondamento potesse trovare in essi la concezione misogina tipica del suo mondo. E così che si scopre che, in realtà, Maometto aveva lanciato un messaggio di assoluta uguaglianza: «Gli uomini credenti e le donne credenti (…) ecco coloro per i quali Allah ha preparato un perdono ed una ricompensa senza limite». Questo stesso messaggio suonò come una bomba nella stessa società in cui fu presentato e fra quegli stessi uomini che fino ad allora lo avevano apprezzato, segno evidente che la misoginia araba ha ben più remote origini e che il Profeta, Maometto, non solo non assecondò tali atteggiamenti, ma, semmai, tentò anche di scoraggiarli, senza, però, ottenere evidentemente alcun successo in questo senso. Inoltre la consapevolezza di non essere affatto un essere inferiore rispetto agli uomini è evidente negli esempi di influenti figure femminili che hanno segnato la storia alle origini dell’Islam, come Aisha e Umm Salma; sono loro le donne del profeta che, al suo fianco o contro di lui, ebbero parte non meno degli uomini negli avvenimenti di quegli anni.

Un vero colpo, senz’altro, a quanti volevano farsi scudo dell’autorità del grande Maometto per giustificare le proprie comode convinzioni, ma soprattutto, a mio avviso, il metodo puntuale ed analitico di indagine nella storia islamica di una scrittrice donna, contrapponendosi alle opinioni comuni senza fondamento della maggioranza degli uomini, capovolge di fatto il comune giudizio che vuole esclusivamente l’uomo dotato di particolari abilità. È mostrato chiaramente, infatti, che una categoria della popolazione (in questo caso rappresentata dalla Mernissi) ritenuta non atta a ricoprire ruoli di rilievo, si dimostra certo non incapace autogiustificandosi anche attraverso le sue eroine. Ciò che, però, mi stupisce è la freddezza, il tono oggettivo e quasi distaccato con cui viene portata avanti l’indagine, a volte, peraltro, forse troppo analitica. Ci si aspetterebbe un maggiore coinvolgimento emotivo da parte di chi vive la realtà che narra e se questo, da un lato, può essere giustificato con l’atteggiamento disincantato e scientifico che la scrittrice assume nel portare avanti la sua ricerca raggiungendo risultati della massima precisione e credibilità, dall’altro lascia a desiderare chi si aspettava partecipazione umana al dramma delle proprie connazionali. Alla fine, se è vero che l’indagine è sul passato, al passato sembra restare ferma anche la Mernissi, appunto con
il distacco di chi il passato lo guarda dal presente.

In conclusione, dunque, la tematica della condizione della donna islamica in generale è di stringente attualità, anzi, è una grande piaga che porteremo avanti con noi nel 2000 (l’articolo è del 1999, ndr) e, speriamo, non oltre, che merita di essere imposta all’attenzione di tutti e che ci fa riconsiderare anche il ruolo della donna a livello mondiale. Non è protesa verso il futuro, invece, questa opera in particolare che spinge sempre più indietro nel tempo, ma poi resta lì, senza proiettarsi come messaggio di speranza o come segnale d’allarme verso il futuro.

Marta Petrillo

Il libro

Fatima Mernissi
Donne del profeta. La condizione femminile nell’Islam

ECIG, 1992
Collana: Nuova Atlantide
Traduzione di G.M. Del Re
256 p., brossura

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