Tra le commedie minori di Ionesco e tra le meno rappresentate, sicuramente Amedeo o come sbarazzarsene ha un posto d’onore.

La storia in fondo è semplice, scritta nel 1953 e portata in scena per la prima volta a Parigi al Théatre de Babylonie nell’aprile del 1954, racconta l’assurda (… e che altro) situazione per la quale la casa di Amedeo e di sua moglie è stata occupata da un morto progressivo che invade piano piano tutte le stanze, che pretende tutta l’attenzione dei suoi gentili ospiti, forse all’origine i suoi stessi carnefici, ma ora di sicuro le sue vittime preferite.

La trasposizione fatta da Giovanni de Nava al teatro Politecnico di Roma ha purtroppo fallito i suoi intenti meritevoli: una messa in scena piatta, miseramente ridicola che spinge alla risata più per disperazione che per un sano rapporto pubblico e attore (ovviamente il de Nava in questione interpreta anche il ruolo principale di Amedeo). Di certo ad una cosa lo spettacolo è servito: andarsi a leggere questa commedia minore per avere la, se pur minima presunzione di esporre un proprio giudizio critico negativo, e poi serenamente affrontare la delicata questione «dell’esamino di coscienza». Esamino che ognuno di noi dovrebbe fare, ma in particolare, dovrebbero sottoporsi all’esame, tutti coloro che dicono di fare cultura o di essere «trasmettitori» di cultura…

Andando a stringere non possiamo non pensare che oggi sul versante teatrale italiano, la situazione non rosea sta divenendo notevolmente grigiastra e che oltre ad alcuni spettacoli realizzati bene (grazie! Sono super alimentati a dosi elevate di vitamina, inseriti in cartelloni con previsto giro di alcune piazze importanti e soprattutto cullati dalla gentile mano di mamma ETI ) il resto, … perché c’è un resto… è destinato a sparire, deglutito lentamente da un enorme ruminante e tramutato in bolo; fatto questo, poi sarà la volta anche degli Stabili e delle loro impegnative produzioni, ma per il momento il ruminante si accontenta di fagocitare tutti i piccoli spazi possibili rimasti in piedi… a questo punto il Teatro dell’Assurdo di Ionesco ha trovato una risposta nella realtà che lo supera nelle sue previsioni più atrocemente assurde cui destinava l’amaro destino (tanto amaro da far ridere) dell’uomo moderno. Così Amedeo da anni tenta di scrivere una commedia che non riesce a portare avanti, ha scritto solo due battute: la domanda iniziale di una vecchia che dice «Credi che sia possibile?» e la risposta del vecchio, faticosamente elaborata anni dopo, che dice «Ci vorrà una spinta».

Certo il teatro di Ionesco, irresistibilmente comico, nasce proprio da un’intuizione, una spinta pessimistica dell’esistenza e non è certo un caso che i temi focali delle sue commedie siano la solitudine e l’isolamento dell’individuo, la paura della morte, la sete di assoluto e sovrastante su tutto, il potere di una società sempre più automatizzata, conformemente meccanizzata che altro non può fare che continuare a mietere vittime. Eppure questa condizione dell’uomo per Ionesco può essere espressa solo attraverso una derisione continua, l’anti-teatro, … o come diceva lui stesso «ciò che vedevo era il mondo stesso, insolito, inverosimile, ma più vero che il vero, riprodotto in una forma estremamente semplificata e caricaturale, quasi per sottolinearne la grottesca e brutale verità». A questo punto, se vi siete sufficientemente incuriositi, vorrei indicare qualche dato biografico, (quelli di cui non si parla quasi mai).

Innanzitutto Eugène Ionesco è nato in Romania, nel 1912, da padre romeno e madre francese. Con la madre si trasferisce a Parigi, dove cresce e frequenta le scuole comunali. Tornerà in seguito in Romania, dove, ci rivela lo stesso Ionesco, comincia a diventare brutto «sono riuscito a vivere senza essere bello». Entra all’Università di Bucarest, nel 1936 sposa Rodica Burileano studentessa in filosofia. Nel 1938 vince una borsa di studio e riparte per la Francia. Scoppia la guerra. Lavora in una casa editrice. Nel 1944 gli nasce la figlia Marie France. Nel 1949 scrive la Cantatrice calva e inizia la sua vita di commediografo strettamente collegata alle sue opere. I rapporti di Ionesco con il mondo circostante da questo momento in poi dipenderanno esclusivamente dal suo lavoro di scrittore. Muore nel 1994 a Parigi.

Maria Caterina Prezioso

Le opere complete e le singole commedie di Eugène Ionesco sono pubblicate prevalentemente dalla casa editrice Einaudi.